L’ultima riunione della BCE prima della pausa estiva è stata caratterizzata dalle parole attendiste di Draghi. Se l’economia dell’Eurozona è oramai in una fase di “ripresa robusta”, l’inflazione è ancora il suo punto debole. Tassi invariati e QE confermato
L’ultima riunione del board della Bce, prima della pausa estiva, non ha deluso le attese. Se da un lato non era prevista nessuna mossa “operativa” da parte dell’istituto, dall’altro lato il mercato ha “pesato” le parole del Presidente Mario Draghi, cercando di fare il più possibile luce intorno alle future mosse della BCE. Affrontiamo per punti i temi toccati nell’ultima riunione.
Tassi d’interesse e Quantitative Easing. Come ampiamente atteso, i tassi d’interesse non sono stati toccati. Il tasso di rifinanziamento principale è rimasto allo 0% e il tasso sui depositi è ancora in territorio negativo, al -0,4%. Per quanto riguarda il programma d’acquisto mensile di titoli obbligazionari (sia governativi che corporate), la “potenza” del Quantitative Easing rimane invariata: 60 miliardi di euro al mese, con la promessa di un possibile futuro ampliamento “sia in termini di durata che di entità” qualora le condizioni economiche dovessero peggiorare. Dal momento che l’economia sembra in ripresa le probabilità di prolungamento del QE sono basse. I tassi d’interesse invece, saranno mantenuti all’attuale livello “per un periodo prolungato, ben oltre l’orizzonte del piano del Quantitative Easing”, in base a quanto dichiarato da Draghi. Al momento la “exit strategy” della Bce è simile a quella della Fed, prima termina il QE poi si aumentano i tassi d’interesse.
Come sta l’Eurozona? Il quadro macroeconomico descritto dal Presidente continua a essere positivo e la ripresa prosegue in modo “robusto”, come anche ben descritto dagli ultimi valori degli indici PMI, saldamente positivi per tutti i paesi dell’Eurozona da oramai più di un anno. Tuttavia, il trend dell’inflazione tiene in apprensione l’intero Board. Infatti Draghi, ricordando che l’obiettivo della Banca Centrale è proprio il perseguimento della stabilità dei prezzi, ha sottolineato che sull’inflazione “non ci siamo”. Sul tavolo degli osservati speciali, oltre all’andamento dell’inflazione, troviamo anche l’andamento dei salari dell’Eurozona, considerati un “termometro” del potere d’acquisto delle famiglie europee e ancora lontani dai ritmi di crescita desiderati. Per questo motivo l’azione della BCE è considerata “ancora necessaria”, in modo “tenace, paziente e prudente” ha precisato Draghi, col fine ultimo proprio di riaccompagnare l’inflazione verso il target prossimo al 2% ricercato, dato che l’ultimo valore segnalava un ancora anemico 1,3% (annuo).
Un rimprovero ai diversi Paesi. Inoltre Draghi ha (nuovamente) ammonito i governi dei paesi dell’Eurozona sulla necessità di intraprendere in modo più deciso la strada delle riforme; infatti, se complessivamente i rischi sulla zona Euro sono diminuiti, la ripresa (seppur strutturalmente presente) è ancora considerata “frenata” dal lento tasso di approvazione delle riforme. Il prossimo appuntamento con la BCE sarà per il 7 settembre, riunione da cui il mercato si aspetta qualche indicazione in più a riguardo del processo di uscita dal Quantitative Easing in corso. Un’attesa giustificata anche dalle parole dello stesso Draghi, che ha dichiarato che “le nostre discussioni (ndr. sul cambio di politica monetaria della BCE) dovrebbero avvenire in autunno”. L’unico movimento degno di nota dei mercati, dopo (e durante) le parole del Presidente della BCE, è stato il continuo rafforzamento dell’euro sul dollaro Usa, ai massimi dal lontano 2015.
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