L’economia dell’Eurozona sta attraversando un bel periodo: fiducia ai massimi, disoccupazione in calo e Pil in crescita. Ecco un quadro
Da quando la Catalogna è andata al voto, l’attenzione dei media e degli investitori è tutta rivolta verso la crisi politica che si sta consumando in Spagna. Come spesso succede in questi casi la politica prende tempo e studia la situazione. Alla notizia che il Presidente catalano Carles Puigdemont ha deciso di congelare il processo d’Indipendenza per cercare di riportare il confronto sul piano costituzionale, la reazione dei mercati è stata di sollievo, ed i titoli obbligazionari e la Borsa spagnola hanno recuperato un po’ del terreno perduto delle ultime due settimane. La situazione rimane caotica e complessa, perciò è ancora presto per tirare il fiato. Tuttavia, se tralasciamo per un attimo la politica e ci concentriamo sui fatti, la zona euro non è poi così vecchia e depressa come si potrebbe pensare. Al contrario, sta tornando più forte di prima. Per il Fondo Monetario Internazionale l’economia mondiale dovrebbe crescere del +3,6% nel 2017 e del +3,7% l’anno prossimo. Il FMI ha dovuto ritoccare le stime al rialzo (dello +0,2% per il biennio) per via prolungamento della fase espansiva dei paesi Sviluppati, ed in particolare grazie al buon momentum di Giappone, Canada e soprattutto della zona euro.
Cosa sta spingendo la zona euro? Il Fondo Monetario ha posto l’accento su due variabili determinanti: il recupero del commercio mondiale che ha favorito l’export e la diminuzione dell’incertezza politica che ha invece invigorito la domanda interna. E adesso? Gli ultimi dati disponibili sulla disoccupazione e sui principali indicatori di fiducia regalano un’immagine della situazione della zona euro piuttosto confortante. Il tasso di disoccupazione non ha ancora raggiunto i livelli presenti prima del fallimento di Lehman Brother e di conseguenza della grande crisi, ma il miglioramento è costante e attualmente si trova ai minimi dal 2009. Il numero degli occupati invece ha già superato la cifra di 154 milioni di occupati del 2007. A settembre il PMI Composito è salito a 56,7 (sopra il 50 l’attività economica dovrebbe accelerare), questo vuol dire che i direttori delle imprese manifatturiere e servizi si aspettano un’ulteriore aumento dell’attività industriale, tradotto vuol dire più commesse, più produzione e più lavoro in generale. Lo stesso “entusiasmo” lo vivono anche i consumatori, le vendite al dettaglio sono robuste e la fiducia è ai massimi dal 2007.
Il Fondo Monetario Internazionale ha rimesso mano alle previsioni di aprile dopo che ha constatato che il ciclo economico europeo è più vigoroso del previsto, così ha deciso di portare le stime al +2,1% per il 2017 e al +1,9% per il 2018. La crisi spagnola ha sicuramente il potenziale ridimensionare la crescita della zona euro, al momento non ci resta che aspettare gli sviluppi e vedere il bicchiere mezzo pieno.
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