A 365 giorni dopo l’elezione del presidente Donald Trump, ecco una fotografia dell’economia e dei mercati a stelle e strisce
Poco più di un anno fa, il mondo era in trepidazione per l’esito delle elezioni alla Presidenza degli Stati Uniti. Tra un pronostico e l’altro, sino all’ultimo la favorita è stata la candidata democratica Hillary Clinton, ma alla fine ad avere la meglio è stato il tanto discusso tycoon repubblicano, mister Donald Trump. Le reazioni all’elezione di Trump alla Casa Bianca furono le più disparate: ci fu subito chi pensò che il suo avvento alla presidenza avrebbe portato a una nuova crisi finanziaria. Effettivamente i giorni immediatamente successivi all’elezione di Trump, i mercati finanziari si indebolirono: in particolare il segmento obbligazionario globale accusò maggiormente il colpo della novità elettorale, bruciando circa mille miliardi di dollari in una sola settimana. Da quei giorni è ormai trascorso un anno: come sta andando il mandato di Trump? Come sta reagendo l’economia?
Il mercato azionario USA sembra credere in Trump. L’indice S&P500, il principale indice azionario americano, continua a crescere e dallo scorso novembre ha guadagnato il 21% in dollari, valore in linea con la crescita registrata sui principali mercati azionari mondiali. Un andamento che riflette un positivo momento per l’industria del Paese; circa il 70% delle società dello S&P 500 nelle recenti trimestrali ha battuto le stime degli analisti sia in termini di ricavi sia di utili per azione.
Per quanto riguarda il mercato obbligazionario invece, i Titoli di Stato americani mostrano un andamento quasi invariato rispetto a un anno fa, avendo recuperato il terreno perso dopo il crollo attraversato verso la fine dello scorso anno. Per il momento rimane indietro il biglietto verde. Nel corso dell’anno è arrivato a perdere sino all’8,3% contro l’euro, gravato anche dai dubbi sulla linea politica ed economica di Trump. Negli ultimi giorni però il divario si è ridotto sino al 4,6%, complice la ritrovata fiducia sulla riforma fiscale che si preannuncia sempre più vicina.
Uno sguardo ai dati macroeconomici. L’economia statunitense non ha fermato la sua crescita dal giugno del 2014, tanto che gli ultimi dati aggiornati al terzo trimestre indicano un incremento del 3% su base annua. Anche la fiducia dei consumatori è risalita, viaggiando sui valori massimi dall’anno 2000. Per quanto concerne il mercato del lavoro, invece, il tasso di disoccupazione è migliorato, scendendo al 4,1%, sempre ai minimi dal 2000. Il quadro macroeconomico del Paese è complessivamente positivo. Ora che la Banca Centrale ha da poco iniziato la riduzione del bilancio e ci si avvicina al terzo rialzo dei tassi dell’anno, l’economia statunitense dovrà dare prova della reale forza e capacità di proseguire a questi ritmi.
Come se la cava Trump in politica? Volgiamo ora lo sguardo alla politica in senso stretto. Un anno dopo la sua elezione, Trump deve fare i conti con un importante calo di consensi, riscontrabile anche tra gli stessi membri del Partito Repubblicano. A pesare sulla reputazione del Presidente è stato soprattutto il tentativo (fallimentare) di abrogare l’Obamacare, la riforma sanitaria voluta dall’ex Presidente Obama. Solo la riforma fiscale sembra ottenere consensi, tanto che la Camera dei Rappresentanti ha approvato un testo di legge che vede la riduzione delle tasse per un valore di circa 1500 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Tuttavia i tempi di attivazione della stessa non sono ancora ben definiti: il Senato, infatti, ha recentemente proposto uno slittamento di un anno rispetto alla proposta del Camera, dal prossimo gennaio a quello del 2019.
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