Azionario da record, in attesa dell’accordo USA-Cina

L’attesa di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina ha favorito il mercato azionario, con i listini USA che hanno tagliato nuovi traguardi e il Dax in Europa che ha superato i 13.000 punti. Hong Kong protagonista, tra debutti eccellenti e voto

 

Rialzi sulle piazze azionarie. Nuovi massimi per gli indici USA, ma l’Europa non è rimasta a guardare: il DAX tedesco ha sorpassato i 13 mila punti. Nikkei vicino al top dell’anno. A Milano il Ftse MIB si è portato intorno ai massimi dal maggio del 2018. A tutto ciò ha contribuito l’attesa della firma dell’accordo di “fase 1” tra Stati Uniti e Cina.

USA vs. Cina, a che punto siamo? Sembravano vicini alla sigla della cosiddetta “fase 1” dell’accordo commerciale. C’era anche un “dove” e un “quando”: al vertice APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) di Santiago del Cile, a metà novembre. Poi, per via dei disordini interni al Paese, il vertice è stato annullato. Niente incontro, niente firma. Fino a fine mese si è quindi andati avanti a dichiarazioni. L’attesa continua.

Debutto col botto per Alibaba alla Borsa di Hong Kong: i titoli del colosso dell’e-commerce hanno registrato un balzo del 6,25%, a 187 dollari di Hong Kong, rispetto ai 176 dollari del collocamento. Si tratta della quotazione più grande di quest’anno, in attesa che si sblocchi il dossier Saudi Aramco. Nel 2019 Hong Kong ha totalizzato IPO per 34 miliardi di dollari, meglio del Nasdaq (24,7 miliardi) e del NYSE (22,5 miliardi).

Hong Kong ha brindato anche al voto. Hong Kong ha avuto almeno un altro motivo per festeggiare: il risultato delle elezioni, che hanno visto imporsi i candidati pro-democrazia, aggiudicatisi quasi il 90% dei seggi (396 su 452). “Hong Kong è parte integrante della Cina, a prescindere dal risultato elettorale”, ha tenuto a precisare il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. “Qualsiasi tentativo di danneggiare il livello di prosperità e stabilità della città non avrà successo”.

A proposito di voto. Il 10 novembre la Spagna è tornata alle urne, nel tentativo di gettare le basi per la formazione di una maggioranza di governo. I socialisti hanno ottenuto il numero maggiore di seggi, comunque non sufficiente a reggere un governo monocolore. Balzo per la destra nazionalista di Vox, che ha più che raddoppiato la sua rappresentanza. Alla fine, è scoppiata l’alleanza tra Partito Socialista e Podemos, che hanno trovato un accordo per dare vita a una coalizione.

Brexit, la bacchettata UE. La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro il Regno Unito perché Londra non ha nominato un suo candidato alla carica di commissario nel nuovo esecutivo Von der Leyen. Può suonare paradossale, con la Brexit e tutto il resto, ma così è. Nel Regno Unito si voterà il 12 dicembre e il primo ministro uscente Boris Johnson ha promesso l’uscita tassativamente entro il 31 gennaio (termine attualmente previsto) se vincerà.

Si è riaccesa la spia dello spread. Lo spread BTP-Bund a 10 anni è arrivato a toccare i 168 punti base, ai massimi dalla fine di agosto, anche sulla scia della vicenda ex Ilva, che ha gettato ombre sulla tenuta dell’esecutivo M5S-centrosinistra.

Il sorpasso della Grecia. A novembre, peraltro, si è consumato un sorpasso della Grecia sull’Italia: è accaduto il 7 del mese, quando sul mercato secondario i tassi dei titoli di Stato greci a 10 anni sono calati sotto il livello di quelli dei BTP italiani di pari durata. Sorpasso anche su altre scadenze. Perché? Come ha spiegato Il Sole 24 Ore, ciò si deve al fatto che i nostri tassi d’interesse sono scesi di molto, ma ancor di più sono calati quelli della Grecia, specialmente dopo le elezioni del 7 luglio che hanno portato alla vittoria il partito di centrodestra Nuova Democrazia.

SullItalia lUE non è tenera. Secondo le stime della Commissione UE, il PIL italiano crescerà dello 0,1% nel 2019, dello 0,4% nel 2020 e dello 0,7% nel 2021. Quest’anno il rapporto deficit/PIL sarà del 2,2%, per poi salire al 2,3% nel 2020. Il debito pubblico in rapporto al PIL salirà al 136,2% nel 2019 e al 136,8% nel 2020. Nel 2020 e nel 2021 la crescita del Paese stimata dalla Commissione rimarrà la più bassa dell’Unione: l’Italia è nel ristagno economico, senza alcun “segno di ripresa significativa”.

Crescita debole in tutta larea euro. Ma cosa ci dicono i dati? Che la crescita nell’area euro resta debole: +0,2% nel terzo trimestre dell’anno, stessa variazione del trimestre precedente. Italia e Germania ultime, con un +0,1% (ma la Germania ha tirato un sospiro di sollievo, avendo scongiurato la recessione), in corsa Polonia e Ungheria.

BCE, parla Lagarde. Secondo discorso ufficiale di Christine Lagarde da quando è in carica come presidente BCE. L’ex direttrice generale del Fondo Monetario tiene la linea del suo predecessore Mario Draghi: la politica monetaria non basta, occorre anche il contributo degli Stati, che devono fare di più a livello di fisco e investimenti di più. In ogni caso, ha garantito Lagarde, “la politica monetaria continuerà a sostenere l’economia e a rispondere ai rischi futuri in linea con il nostro mandato di stabilità dei prezzi”.

Il Fondo Monetario e il debito globale. L’indebitamento globale ha raggiunto i 188 mila miliardi di dollari e questo è fonte di rischio per l’economia e la stabilità finanziaria: così il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva durante una conferenza a Washington. In totale, il debito supera il 230% del PIL mondiale. E fino a due terzi è riconducibile al settore privato.

Quali news dalle materie prime? L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha pubblicato il suo World Energy Outlook a lungo termine, nel quale stima che la domanda mondiale di petrolio manterrà l’attuale tasso di crescita – un milione di barili al giorno – nei prossimi cinque anni, calando poi a soli 100 mila barili al giorno intorno al 2030. Oro sui 1.400 dollari l’oncia.

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