L’ultima indagine Consob sulle scelte d’investimento delle famiglie italiane ci dice che il 60% degli intervistati non ha mai sentito parlare di investimenti sostenibili e socialmente responsabili
Gli italiani sono sempre più sensibili a tematiche ambientali e sociali – almeno a parole. Stando a una recente indagine firmata Ipsos, il 72% degli abitanti della Penisola si dichiara attento alla sostenibilità, una quota in netta crescita rispetto al passato. Come recita un noto detto però, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”: solo il 20% si definisce infatti vero e proprio “sostenitore”, che crede cioè fermamente nei valori della sostenibilità e agisce di conseguenza. Il 50% si definisce invece “aperto”, mediamente informato e predisposto ad adottare comportamenti sostenibili. C’è poi un 13% di scettici, persone informate ma con scarsa attitudine a comportamenti sostenibili, e un 17% di indifferenti, poco interessati all’argomento e alle sue implicazioni.
Investimenti ESG? Ancora poco diffusi. I dati sembrano comunque incoraggianti, ma stentano ancora a trovare un riscontro nell’ambito degli investimenti. L’ultima indagine Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane rileva infatti che il 60% degli intervistati non ha nemmeno mai sentito parlare di investimenti sostenibili e socialmente responsabili (SRI). E se il 40% dichiara di averli almeno sentiti nominare, solo il 5% si ritiene bene informato in merito.
Il punto cruciale resta la comunicazione – da parte delle imprese, ma anche dei media e del web (principali fonti informative consultate dagli investitori): stando ai dati Ipsos infatti, il 76% della popolazione ritiene difficile capire quali imprese siano veramente sostenibili.
Il portafoglio poco sostenibile degli italiani. Andando a indagare la composizione degli investimenti, nel complesso solo il 5% degli investitori dice di detenere almeno un prodotto SRI nel proprio portafoglio – la percentuale sale al 18% tra chi si dichiara informato. Ben il 40% degli intervistati però non è in grado di esprimere un’opinione sulla rilevanza dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). Buono invece l’interesse potenziale negli SRI che, stando al report Consob, sfiora il 40% del campione. Un quarto degli intervistati dice invece di non essere interessato in alcun caso, mentre più di un terzo non è in grado di esprimere un’opinione.
Cosa frena gli investimenti SRI? Va detto che, quando si parla di investimenti, spesso a frenare l’entusiasmo per gli SRI è anche la diffusa (quanto errata) convinzione che investire sostenibile significhi rinunciare a una parte di performance. Una convinzione del tutto arbitraria visto che, come segnala Consob, il 66% degli intervistati non conosce effettivamente le performance passate di questa categoria di investimenti.
Diverse ricerche tra l’altro hanno dimostrato che l’investimento sostenibile non implica alcuna rinuncia in termini di rendimento, anzi. Una di queste – condotta da due ricercatori dell’Università di Losanna, Fabio Alessandrini ed Eric Jondeau – evidenzia che, prendendo un paniere di azioni europee (rappresentato dall’indice MSCI Europe), l’esclusione del 50% dei titoli meno attenti alle performance ESG ha portato a un miglioramento della performance media dello 0,8% annuo nel corso dei dieci anni tra il 2008 e il 2018.
Altri impedimenti? Eccoli. La mancanza di interesse nei prodotti SRI ha anche altre motivazioni: il campione indagato da Consob cita l’assenza di risparmi da investire nel 47% dei casi, seguita dal fatto di non aver mai ricevuto proposte di investimenti in tal senso e dalla mancanza di fiducia. La domanda potenziale ed effettiva di SRI sembra essere più accentuata tra i soggetti più abbienti e con un livello più elevato di istruzione e di conoscenze finanziarie, mentre tra i tratti individuali rilevano la sensibilità verso le tematiche sociali e un maggior orientamento alle performance di lungo periodo.
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