Il Brasile al centro della tempesta

Il mercato azionario in Brasile in un giorno scende del 10%. Un nuovo scandalo coinvolge il presidente Michel Temer. Cosa sta succedendo e quali conseguenze sull’economia del Brasile?

Prima le elezioni in Francia, poi le accuse al presidente USA Donald Trump in relazione al cosiddetto Russiagate e ora, di nuovo, uno scandalo corruzione in Brasile: sembra proprio che in questo 2017 i mercati finanziari globali siano destinati a farsi portare sulle montagne russe dalle vicende politiche.

Il Brasile colpito da un nuovo scandalo. L’ultimo caso, lo abbiamo detto, ha interessato il Brasile, colpito da un nuovo scandalo proprio quando stava iniziando a riprendersi da anni di profonda recessione. Tutto è iniziato nella notte tra il 17 e il 18 maggio, quando il quotidiano Oglobo ha svelato di essere in possesso di una registrazione da cui emergerebbe la corruzione del presidente Michel Temer, che ora rischia una procedura di impeachment nell’ambito dell’inchiesta “Lava Jato” (le Mani Pulite brasiliane), in cui è coinvolto anche l’ex presidente Lula. Nello specifico, due imprenditori della JBS – la maggior azienda produttrice di carne del mondo – hanno consegnato alla giustizia alcune registrazioni secondo cui lo scorso marzo Temer autorizzò il pagamento di mazzette all’ex presidente dei deputati, Eduardo Cunha, attualmente in carcere, per comprare il suo silenzio. Il Tribunale Supremo Federale autorizzato la magistratura ad avviare delle indagini sul presidente e molti brasiliani sono scesi in piazza per chiedere la rimozione del capo dello Stato il quale però, da parte sua, ha respinto tutte le accuse e ha ribadito con forza che non si dimetterà.

Come hanno reagito i mercati. Ma ai mercati finanziari – come succede spesso – è bastata la notizia per reagire in modo violento. Il 18 maggio il principale indice azionario brasiliano, Bovespa, è crollato di circa il 10% (salvo poi recuperare leggermente nelle sedute successive), e la valuta locale, il real, si è svalutata di oltre il 5% rispetto al dollaro USA. Un altro segnale di panico è arrivato dai credit-default-swap a cinque anni, che misurano il costo per assicurarsi contro il rischio di mancato rimborso delle obbligazioni: sulla scia dello scandalo, sono saliti di oltre 60 punti base, ai massimi da gennaio.

Cosa significa tutto questo? Siamo di fronte a una nuova crisi? E la reazione dei mercati sarà duratura o solo momentanea? Naturalmente è ancora presto per dirlo, bisognerà aspettare di vedere come evolverà l’intera vicenda.

Cosa aspettarsi in futuro? Quel che è certo è che lo scenario politico del Brasile, già fortemente compromesso dopo l’impeachment dell’ex presidente Dilma Roussef, predecessore di Temer, nel 2016, è più che mai incerto. Se verrà effettivamente aperto il procedimento di destituzione sarà il secondo in un anno, e le prospettive riguardo alle elezioni generali, in agenda nel 2018, sono imprevedibili perché lo scandalo di corruzione coinvolge tutti i partiti e i politici più noti. Non solo: le turbolenze politiche potrebbero ritardare o addirittura bloccare le riforme programmate dal governo, come quella delle pensioni, necessarie per tirar fuori una volta per tutte il Paese dalla recessione in cui è scivolato nell’ultimo biennio complici la crisi delle materie prime (di cui il Brasile è esportatore) e il fallimento nella gestione della disuguaglianza sociale. Nel primo trimestre del 2017 è arrivato il primo segnale confortante, con una crescita del Pil dell’1,1% rispetto al trimestre precedente dopo il -3,8% del 2015 e il -3,5% del 2016. Le stime indicano un ritorno alla crescita nel 2017 (+0,43%). Ma il nuovo scandalo potrebbe rimescolare le carte. Per usare le parole dell’agenzia di rating Fitch, che ha confermato il rating “BB” sul Brasile con outlook negativo, “la governabilità e il processo di riforma restano vulnerabili a un peggioramento della portata dell’inchiesta Lava Jato”, che rende ancora più evidenti le “incertezze sulle prospettive di ripresa dell’economia, sulla stabilizzazione del debito pubblico nel medio termine e sul progresso dell’agenda legislativa”.

 

 

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