Finanziamenti 2.0 per le nuove idee

Avete un'idea originale da realizzare ma non chi la finanzia? Nessun problema: i fondi si trovano in rete...

Compagni di strada. Metti insieme un sito internet specializzato nella raccolta di finanziamenti come Kickstarter, una tecnologia non proprio nuova ma sufficientemente inedita per il grande pubblico come la stampa 3D ed ecco gli ingredienti per una storia di successo. Un’avventura recitata da molti attori e pochi protagonisti, avviati sulla strada dell’inevitabile lieto fine. Detto così, può sembrare la trama di un qualunque film hollywoodiano, neppure troppo originale. Invece, è la semplice realtà.

Il debutto. Iniziamo la storia facendo entrare in scena il primo protagonista. Si chiama Formlabs ed è una giovane società formata da tre ragazzi appena usciti dal Mit di Boston (Massachussets Institute of Technology), il “tempio” dell’innovazione tecnologica in America. Nel 2011 Maxim Lobovsky, David Cranor e Nate Linder – questi i loro nomi – decidono di unire le forze per proporre sul mercato un prodotto inedito: una stampante 3D “personale”.

Nuovo ma non troppo. In realtà, quando Formlabs si costituisce, la stampa a tre dimensioni non è più una novità. Esistono tecnologie differenti (e concorrenti) che funzionano sovrapponendo uno strato di materiale dopo l’altro, fino a ottenere la forma desiderata. Il procedimento è controllato dal computer esattamente come succederebbe per un’immagine su un foglio: da questo punto di vista i due sistemi di stampa non sono troppo dissimili, almeno concettualmente. Solo che invece di alloggiare cartucce d’inchiostro, le stampanti 3D sono caricate con i materiali che serviranno per fabbricare l’oggetto: polveri, resine, polimeri liquidi che si solidificano sotto l’effetto dei raggi Uv o altri fasci luminosi.

Idea vincente. Le stampanti 3D sono già utilizzate per realizzare prototipi e modelli dimostrativi, ma anche automobili, biciclette e perfino armi di plastica, incubo di tutti i  responsabili della sicurezza perché invisibili ai metal detector. Però sono complicate e ingombranti. In più sono molto costose, decine di migliaia di dollari: impensabile portarne una in ufficio o addirittura a casa. I ragazzi di Formabs, però, hanno l’idea giusta: si chiama Form1 ed è una stampante 3D di piccole dimensioni, adatta a stare sopra una scrivania. Usa un sistema un po’ diverso dagli altri (la stereolitografia, in cui gli strati di materiale ancora liquido sono sagomati da un raggio laser) e sforna oggetti di alta qualità (massima precisione nei dettagli). Soprattutto, ha un prezzo abbordabile: 3.299 dollari.

Con l’aiuto della gente. Come in tante altre storie di questo tipo, c’è l’idea ma mancano i soldi per realizzarla: per muovere i primi passi servirebbe un capitale di almeno 100 mila dollari. È a questo punto che entra in scena il secondo protagonista, Kickstarter, il più gettonato sito di crowdfunding per “menti creative”. Di che si tratta? Niente di più che di un sito di raccolta fondi: chi pensa di avere un’idea vincente – che sia un nuovo prodotto, come in questo caso, o un film da realizzare – può creare una pagina su Kickstarter, indicare quale cifra vuole raccogliere (stabilendo anche l’ammontare del singolo contributo) e quindi sottoporsi al giudizio degli utenti. I quali possono decidere di partecipare al progetto finanziandolo oppure no. Cosa ci guadagnano? Niente, al massimo una lettera di ringraziamento, un invito a cena o la possibilità di “collaudare” in anteprima il nuovo prodotto. Insomma, è possibile donare ma non investire.

Tutto o niente. Una delle regole di Kickstarter è quella del “tutto o niente”: se si riesce a raggiungere (o superare) la somma richiesta nel tempo prefissato (un mese) bene, altrimenti non si versa e non si incassa nulla. Ma per i ragazzi di Formlabs non è stato un problema, visto che hanno sfondato il tetto dei 100 mila dollari dopo un solo giorno di permanenza sul sito e al termine del fatidico mese avevano totalizzato 2.945.885 dollari, quasi 30 volte la somma indicata. Una buona notizia anche per Kickstarter, che guadagna il 5% dei fondi raccolti. E, fanno notare gli ideatori del sito, anche se non c’è nessuna sicurezza che un progetto riuscirà a totalizzare la somma prevista, il 94% di quelli che hanno avuto successo hanno raccolto più del denaro preventivato.

Sulla fiducia. Nulla assicura neppure che il progetto finanziato verrà poi realizzato, né ci sono garanzie su come verranno spesi i soldi raccolti: a questo proposito Kickstarter raccomanda ai donatori di usare il buon senso. Forse è una pecca, forse no: fatto sta che nell’agosto 2012, dopo tre anni di attività la società di crowdfunding aveva lanciato 68.224 progetti, con una percentuale di successo del 44%, per un totale di 275 milioni di dollari raccolti.

Gli esempi italiani. Cifre importanti: sarà anche per questo che l’esempio di Kickstarter, dopo un iniziale scetticismo è stato subito raccolto e nel giro dell’ultimo anno sono nate molte altre piattaforme del genere, alcune delle quali “made in Italy”. Come Kapipal, fondato dal toscano Alberto Falossi. È un sito per raccogliere soldi su internet per qualunque motivo, dalla beneficenza alla lista nozze: l’unico vincolo è che il progetto sia legale. Altrettanto tricolore è YouCapital, che però si rivolge espressamente al mondo del giornalismo. Chi ha un progetto d’inchiesta o comunicazione da realizzare lo può pubblicare sul sito per raccogliere adesioni, sostegno e soprattutto i fondi necessari per portarlo a termine. Un’idea simile a quella dello statunitense Spot.Us, che nei primi mesi di vita ha raccolto donazioni per 45.000 dollari portando a termine 40 progetti. A oggi vanta più di 18.950 contributor e oltre 110 siti partner.

Chi si accontenta gode. Restando ancora negli States, Indiegogo offre un servizio piuttosto simile a quello di Kickstarter. La differenza principale è che non vige l’obbligo di raggiungere la somma fissata: quello che si prende si porta a casa. E non è un dettaglio di poco conto. Ospita progetti di vario genere, dalla moda al design, dal cibo alle campagne sociali. Un po’ come Ulule, che ha il suo punto di forza nella possibilità di sponsorizzare progetti di tutti i tipi e nell’interfaccia molto chiara. Anche qui, però, vale la regola del tutto o niente.

La vita è un film. Tra i siti specializzati, infine, resta da citare Pledgemusic, dedicato ai musicisti di tutto il mondo. Si può caricare il proprio brano, pubblicizzarlo e cercare i finanziamenti necessari per produrlo. Una strada che ha tentato con successo anche il musicista italiano Joe Barbieri: con una donazione minima di 10 euro si poteva contribuire alla nascita del suo ultimo album, “Respiro”, uscito nel marzo 2012. Infine, c’è My show must go on, francese, dedicato a produttori, cineasti, autori, attori, artisti e tutti quelli che cercano di lanciarsi nel mondo dello spettacolo.

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