Il Made in Italy spopola sul web

Secondo i dati diffusi da Google, le ricerche su internet che hanno come oggetto prodotti e servizi italiani sono in continuo aumento. Un'occasione da sfruttare per l'economia reale...

Sul filo della crescita. Il futuro dell’economia italiana? Passa anche attraverso internet. Un dato quantomai evidente in un periodo in cui l’e-commerce è uno dei pochi settori a far registrare un andamento positivo. E con cifre di un certo rilievo: dallo studio “E-commerce in Italia 2012”, condotto dalla società Casaleggio Associati, emerge che nel 2011 il fatturato del commercio elettronico è stato superiore ai 18 miliardi di euro (anche se quasi la metà sarebbe riconducibile al gioco d’azzardo). Una dato che non basta a metterci in buona posizione tra chi fa acquisti sul web – secondo Morgan Stanley l’Italia è fanalino di coda in Europa -, ma l’andamento è comunque incoraggiante: +32% rispetto all’anno precedente.

Shopping in rete. Il trend è confermato anche dall’Osservatorio eCommerce B2c – Netcomm del Politecnico di Milano, secondo cui gli italiani che comprano online sono cresciuti notevolmente, arrivando nel 2012 a toccare quota 12 milioni: tre milioni in più rispetto a un anno prima. Oggi, insomma, il 40% dei 28 milioni di italiani che accedono a internet almeno una volta al mese usano la rete anche per fare acquisti. Ma non basta: il commercio elettronico è il canale che riscuote il maggior indice di soddisfazione fra gli acquirenti e, oltre a essere un’alternativa vincente per chi compra, è una possibilità sempre più concreta per le aziende che voglio incrementare o far decollare il proprio business.

Il fattore internet. Eh già, perché senza internet oggi non si va proprio da nessuna parte. E non è il solito luogo comune: i dati pubblicati nella ricerca Fattore Internet, commissionata da Google alla multinazionale di consulenza strategica Boston Cosulting Group, dicono che negli ultimi tre anni gli affari delle piccole e medie aziende (Pmi) non presenti in internet sono calati complessivamente del 4,5%, mentre quelle che già bazzicano sul web hanno aumentato ricavi (+1,2%) ed esportazioni (+15%). Ed è proprio quest’ultima la parola chiave: l’export fa registrare la crescita maggiore e grazie alla rete il Made in Italy sembra guadagnare una marcia in più.

Italia a portata di click. Lo dice un’altra analisi, questa volta condotta da Google sulla base dei risultati del proprio motore di ricerca in dieci paesi del mondo (Usa, Francia, Inghilterra, Germania, Giappone, Emirati arabi, Brasile, Russia, India e Cina). Ne emerge che nei primi sei mesi del 2012 le interrogazioni del loro database su argomenti relativi al Made in Italy sono cresciute del 13%. Tra gli argomenti più cliccati: auto e moda (34%), seguiti da turismo, alimentare e arredamento.

Da un paese all’altro. Negli Stati Uniti e in Brasile vince l’auto, mentre la moda è l’argomento che riscuote maggior interesse in Europa e Giappone. Le ricerche relative al turismo, invece, hanno visto in prima fila Russia ed Emirati Arabi. Il settore alimentare, infine, pur non piazzandosi nelle prime posizioni è quello che globalmente fa registrare il maggior tasso di crescita, superiore al 20% in otto dei dieci paesi citati.

Una spinta dal web. Quindi internet può diventare il vero volano dell’economia italiana? Sì, perché la domanda di Made in Italy, pur se espressa in modo virtuale, è tre volte superiore alla crescita delle esportazioni, stimata dall’Istat a quota +4% per lo stesso periodo considerato dalla ricerca di Google. Se solo una parte di questa domanda fosse intercettata da un maggior numero di aziende, si aprirebbero scenari del tutto nuovi. E, fanno notare gli autori dell’indagine, gli oltre due miliardi di utenti internet a livello globale rappresentano un mondo dalle potenzialità ancora largamente inesplorate in termini di business.

Dal virtuale al reale. Del resto, che internet possa dare una grande mano alle imprese italiane ormai non lo nega più nessuno. Secondo i dati di Boston Consulting, nel 2015 il suo contributo oscillerà tra il 3,3% e il 4,3% del Pil (oggi si attesta intorno al 2%, mentre nei paesi del G-20 l’internet economy vale già il 4% del Pil), con una crescita annua da qui a quella data compresa fra il 13% e il 18%.

Profili digitali. Sarà per questo che anche nella ricerca di lavoro le posizioni legate al web continuano a essere richieste. Secondo Vml, la web agency del gruppo Young&Rubicam, lo scorso gennaio erano almeno 276 le società italiane alla ricerca di più profili nei settori della comunicazione digitale e delle vendite sul web: tra le figure richieste molti manager, ma non solo. Si tratta di ruoli con compiti non facili, perché chi decide di operare via internet si troverà di fronte un interlocutore molto più evoluto del cliente tipo che fa i suoi acquisti nei negozi.

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