Italia sulla via della ripresa

I dati economici italiani sono incoraggianti, ma la crescita economica va consolidata. Il monito del Fondo Monetario Internazionale a investitori e il Governo

Dopo anni di crescita a singhiozzo, l’Italia sembra aver finalmente imboccato la via della ripresa. Il tasso di crescita del primo trimestre – migliore delle attese – è stato letto come la prova che il nostro paese ha superato definitivamente la crisi.

Stime di crescita riviste al rialzo. A giugno il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi dall’ottobre 2012, toccando quota 11,1%. I dati sulle aspettative di crescita sono positivi e i dati reali come la produzione industriale e gli ordinativi all’industria lasciano ben sperare, perciò ci sono buone probabilità che il ritmo di crescita si confermi anche nel secondo trimestre (il 16 agosto l’Istat pubblicherà la prima stima). Sulla scia di questi dati positivi, gli economisti delle principali banche d’affari hanno rivisto al rialzo le stime di crescita per l’anno in corso (+1,2%) in netta controtendenza rispetto al passato. Infatti, dal 2014 in poi, le previsioni sono state costantemente riviste al ribasso.

L’Italia però deve consolidare la crescita. Sui mercati la pressione sull’Italia si è ridotta e gli investitori sono tornati a puntare sul nostro mercato facendo del FTSEMIB, l’indice azionario di riferimento, uno dei migliori mercati europei da inizio anno (+12,4% al primo agosto 2017). Eppure non tutti gli osservatori sono della stessa opinione: in primis il Fondo Monetario Internazionale, che nel suo ultimo rapporto esorta il Governo a portare avanti il programma di riforme strutturali. Il messaggio del Fondo Monetario è piuttosto chiaro: l’Italia ha bisogno di consolidare la crescita che, per quanto stia migliorando, rimane inferiore all’insieme della zona Euro.

Per il FMI l’Italia deve fare di più. Secondo il Fondo Monetario l’Italia è uno dei Paesi che ha beneficiato maggiormente della politica monetaria della BCE. Grazie ai bassi tassi d’interesse, infatti, l’Italia è riuscita a “risparmiare” circa due punti di PIL dal 2013 in termini di bilancia primaria. La debolezza del cambio e il calo delle materie prime hanno inoltre contribuito alla crescita del PIL per circa 1,5 punti percentuali dal 2013. Ora che il QE sembra destinato a terminare e l’Euro ha ricominciato a rinforzarsi, l’Italia deve dimostrare di poter camminare con le proprie gambe. In particolare, l’istituto esorta il Governo a portare avanti il piano di riforme strutturali fondamentali per aumentare la crescita potenziale, ossia il tasso di crescita raggiungibile se venissero impiegati al meglio tutti i fattori produttivi e tutta la competitività del Paese. Nonostante la calma dei mercati, il processo di aggiustamento dell’economia italiana si deve ancora compiere. I dati economici di questa prima parte dell’anno sono incoraggianti, ma il tallone d’Achille dell’elevato indebitamento pubblico mantiene il Paese in ostaggio dell’umore dei mercati, almeno fino a quando l’Italia non riuscirà a dimostrare di poter crescere anche senza l’aiuto della BCE e altri fattori esterni.

 

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