MyFoody, l’app antispreco per risparmiare sulla spesa

Risparmiare il 50% su prodotti di qualità, anche bio, combattendo gli sprechi alimentari: Francesco Giberti, fondatore dell’app, ci spiega come funziona

Tra le novità più importanti degli ultimi mesi nel campo della grande distribuzione alimentare ci sono l’arrivo di Amazon Prime Now a Milano (abbiamo parlato qui del servizio di spesa online real time) e la nascita di iniziative contro lo spreco alimentare, che vanno dalla spesa social – con app che consentono di trovare cibi in offerta nella propria città o di regalare gli avanzi – alla spesa alla spina. Motore dell’innovazione è stato anche Expo Milano, che con la sua food policy ha sensibilizzato milioni di visitatori sul tema della lotta allo spreco alimentare, recuperando in 6 mesi 60 tonnellate di avanzi. Expo ha stimolato anche la nascita di MyFoody, una piattaforma che permette di trovare prodotti alimentari di qualità a prezzo scontato – vicini alla scadenza o con difetti estetici –, acquistabili nei negozi e supermercati vicini alla propria posizione. Abbiamo intervistato il fondatore Francesco Giberti. Fine modulo

Cos’è MyFoody? È un servizio di distribuzione alimentare che ha come obiettivo quello di mettere in contatto i punti vendita con i cittadini, aiutando botteghe e supermercati a diminuire gli sprechi e i clienti a trovare offerte vantaggiose su prodotti di alta qualità – tra cui anche cibi bio, mediamente più costosi – che rischiano di essere sprecati. Solitamente i prodotti vengono buttati quando sono in over stock, se il packaging ha dei difetti o se sono vicini alla scadenza. MyFoody è pensata per risolvere questo problema, creando al contempo un nuovo strumento di comunicazione tra punti vendita e consumatori, in linea con gli attuali modelli di consumo, sempre più spostati sull’online.

Cosa si può fare sul sito e sull’app? Al momento è possibile utilizzare MyFoody sul sito myfoody.it e a giugno verranno rilasciate anche le app, scaricabili sia su IOS che su Android. Sul sito si può già inserire il proprio indirizzo – di casa, dell’ufficio, dell’hotel – e visualizzare i supermercati nelle vicinanze e i prodotti in offerta grazie alla geolocalizzazione. L’app sarà ancora più ricca: segnalerà le offerte e invierà delle notifiche ogni volta che si entra in un punto vendita con cibi in sconto. Si potranno filtrare i prodotti in base alle proprie preferenze: abitudini di acquisto, dieta, intolleranze, ecc.

Quando avete cominciato e chi ha aderito? Abbiamo iniziato a lavorarci un anno e mezzo fa, abbiamo ricevuto parecchi riconoscimenti (tra cui il bando di Unicoop e quello del programma CHEST della Commissione Europea), e lo scorso marzo abbiamo avviato l’attività a Milano con 12 punti vendita, che ora sono già 16, tra botteghe e supermercati. Per giugno, settembre al massimo, vogliamo cominciare con le grandi insegne della grande distribuzione. I punti vendita che aderiscono possono caricare i prodotti in offerta sull’app in 4 secondi, basta scannerizzare il codice a barre. Al punto vendita offriamo un corner MyFoody con contenuti extra per sensibilizzare sul tema degli sprechi alimentari, tutti scaricabili gratuitamente tramite QR Code. Per noi infatti è importante cambiare l’atteggiamento dei consumatori perché, a differenza di quanto si pensa, il 50% degli sprechi alimentari avviene tra le mura domestiche, mentre solo il 10% all’interno della distribuzione alimentare.

Ci guadagna sia chi acquista i prodotti che chi li mette sulla app? Certo. Il consumatore risparmia perché può acquistare prodotti scontati del 50%, mentre il punto vendita da una parte risparmia sullo smaltimento dei prodotti, che ha un costo, dall’altro attrae più clienti. Un consumatore che entra in negozio per approfittare dell’offerta poi è molto probabile che completi la spesa lì.

Com’è nata l’idea? L’idea iniziale è nata mentre stavo scrivendo la tesi di laurea in Belgio. Avevo acquistato un pacchetto di biscotti bio, l’avevo pagato un bel po’, come quasi tutti i prodotti biologici, ma il giorno dopo li avevo aperti e avevo scoperto che stavano scadendo! Mi sono chiesto come mai il prezzo non seguisse la vita utile del prodotto. Ho cominciato a fare un po’ di ricerche ma poi ho lasciato stare perché mi sono laureato e ho cominciato a lavorare in azienda. Un giorno ho visto un bando di Unicoop Firenze che cercava idee antispreco e ho deciso di coinvolgere alcuni amici per mettere in pratica quell’intuizione acerba che avevo avuto un po’ di tempo prima. Quando abbiamo vinto il bando, abbiamo deciso di dimetterci dai rispettivi lavori per fare sul serio.

Com’è composto il vostro team? A lavorare a tempo pieno siamo in cinque, con profili molto diversi: ci sono due ragazzi laureati in economia – uno dei quali aveva già fatto esperienza in una startup in Germania – , ci sono io che mi sono laureato in giurisprudenza e ho lavorato nel ramo della responsabilità sociale d’impresa, c’è un ingegnere che si occupa dello sviluppo del prodotto e prima lavorava per una multinazionale del settore spaziale, e poi c’è la nostra new entry, una ragazza molto giovane che si occupa dei social. Poi abbiamo un legale, un CTO, un architetto… In totale una decina di persone più due advisor finanziari. La media dell’età è 28/29 anni.

Cosa significa fondare una startup? Devi essere ottimista! È una bella palestra di vita. Ti aiuta a crescere come persona, a prenderti le responsabilità verso i tuoi collaboratori e verso chi ha creduto in te. Noi siamo stati fortunati perché abbiamo vinto diversi bandi importanti e abbiamo trovato un finanziatore, quindi la parte difficile per noi non è stata la raccolta fondi, ma viene adesso. Dobbiamo convincere la grande distribuzione alimentare, un settore tradizionalmente poco tecnologico, a innovare. Dalla nostra abbiamo il fatto che questo è un momento storico in cui anche la Gdo sta capendo che bisogna fare qualcosa, sente la competizione di Amazon e delle altre insegne che vendono online.

Qual è la qualità principale che dovrebbe avere uno startupper? Sono tre gli ingredienti che non possono mancare: ottimismo, pazienza, curiosità.

Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono fondare una startup? Fare esperienze diverse, possibilmente all’estero, per scoprire nuovi modi di vivere e nuovi scenari. E aver già lavorato, possibilmente in un’altra startup, prima di fondare la propria. È difficile creare un’impresa senza aver avuto un’esperienza prima.

 

 

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