Dopo la riunione della Banca Centrale Europea a Tallin, prosegue il programma di Quantitative Easing, almeno fino a quando l’inflazione non sarà stabile e robusta
L’agenda di un banchiere centrale è fitta di impegni: periodicamente i membri si ritrovano per fare il punto della situazione utilizzando i più importanti dati macroeconomici del Paese di riferimento (per esempio il PIL, il tasso di disoccupazione e l’inflazione) e stabiliscono le indicazioni di politica monetaria per il periodo immediatamente successivo. Lo scorso giovedì 8 giugno si è tenuta l’ultima riunione della Banca Centrale Europea presieduta da Mario Draghi. Ecco cosa è successo.
Cambia la location, ma non la politica monetaria. Qualche giorno prima di una riunione sui mercati iniziano a circolare le prime attese su quello che sarà annunciato durante la conferenza e se ci saranno modifiche alla politica monetaria oppure no. Nessuno si aspettava grandi cambiamenti. E così è stato; l’unico cambiamento è stato la location della conferenza che si è spostata dalla solita sede di Francoforte a quella di Tallin, in Estonia. Il Quantitative Easing resta invariato e proseguirà fino alla fine dell’anno; nessuna modifica nemmeno sulla quantità di titoli acquistati che ammontano a 60 miliardi di euro al mese. I tassi di interesse continuano a rimanere al minimo storico e il loro valore non aumenterà almeno fino alla conclusione del QE.
Le modifiche tra le righe. Nei discorsi pronunciati dai banchieri nessuna parola è mai pronunciata ‘a caso’, per questo durante le conferenze l’attenzione degli investitori è sempre ben alta. Durante l’ultima riunione è sparito ogni riferimento alla possibilità di portare i tassi a un livello ancora più basso in caso di necessità per la situazione economica e finanziaria. Segno che i tassi potranno solo risalire, ma la strada per una politica monetaria restrittiva è ancora molto lunga. Mario Draghi, infatti, ha voluto specificare che non si è ancora discusso di Tapering, ovvero dell’uscita graduale dal Quantitative Easing almeno fino a quando un dato macroeconomico non riuscirà a salire in modo stabile e costante: l’inflazione
Le previsioni della BCE. Le stime sulla crescita della zona euro presentate durante la conferenza sono confortanti. Ogni anno oggetto delle previsioni da parte dell’organismo centrale ha ricevuto una revisione al rialzo di un punto percentuale. Nel 2017 la crescita economica dovrebbe attestarsi intorno all’1,9%, nel 2018 all’1,8% mentre nel 2019 all’1,7%. La nota dolente arriva sempre dall’inflazione. Viene rivisto il dato sulla crescita dei prezzi, purtroppo in negativo. L’inflazione dovrebbe girare intorno all’1,5% per il 2017 ma scendere all’1,3% nel 2018: si tratta di una revisione al ribasso di tre decimi di punto percentuale. Mario Draghi ha fatto capire che l’inflazione non è ancora riuscita ancora a instradarsi verso una crescita stabile e fino ad allora ci sarà spazio per le politiche accomodanti della BCE.
Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.