In Asia esistono già le cosiddette SuperApp: piattaforme unificate con cui fare (quasi) tutto. Arriveranno anche in Europa? Scopriamolo insieme
Hai il telefono pieno di app che non usi? Sogni di prenotare un taxi e fare la spesa accedendo a un unico luogo? Quello che stai aspettando è una SuperApp.
Eh già, perchè anche se i nostri telefoni hanno mediamente oltre quaranta app installate (anche se poi ne usiamo mediamente nove) e l’offerta di applicazioni si moltiplica all’infinito, gli utenti vogliono solo semplificare. E una SuperApp può essere la soluzione.
Cos’è una SuperApp
Una SuperApp è un software che aggrega più servizi in un unico luogo: dalla messaggistica, alla mobilità, all’e-commerce, fino ai pagamenti.
L’interesse del pubblico c’è, come dimostra anche il nostro sondaggio sul canale LinkedIn di ING Italia: il 66% dei rispondenti si è detto curioso di provare le SuperApp.
Realizzarne una è il sogno dei grandi colossi del mondo digitale: Google, Apple e Meta e – da ultimo – di Elon Musk che, dopo il controverso acquisto di Twitter, punta a trasformare il social network in un’“app per tutto”. Questo progetto ha già un nome, che gli ha già portato fortuna con i razzi di SpaceX. L’imprenditore seriale vorrebbe infatti chiamare questo nuovo progetto semplicemente X e c’è già un dominio pronto per il (prossimo?) lancio.
WeChat, la capostipite delle SuperApp
Quella di Musk, tuttavia, non è un’idea così originale. A ispirarlo ci sono già piattaforme che – soprattutto in Asia – esistono da ormai da dieci anni. Tra queste, la più famosa è senza dubbio la cinese WeChat.
Questa SuperApp è un punto d’accesso per servizi che, da noi, sono frastagliati in una miriade di software. WeChat ha una bacheca (come Facebook), un’area video (come YouTube), la ricerca di lavoro (come LinkedIn), un sistema di pagamenti (come PayPal), la messaggistica (come WhatsApp), lo shopping online (come Amazon) e infinite altre integrazioni, come i chatbot (un tema molto caldo, che abbiamo approfondito in questo articolo). Inoltre, WeChat è sempre più saldata con la vita analogica.
Oggi permette perfino di chiedere un divorzio e, se scuoti il telefono camminando in una qualunque città cinese, ti mostrerà tutti i servizi prenotabili. Per esempio una lavanderia o un ristorante o di entrare in contatto con le persone nei dintorni (con cui iniziare a chattare).
Perché in Europa non c’è (ancora) nulla del genere?
I motivi per cui in Europa non esistee un corrispettivo di WeChat sono tanti e l’Economist ha provato a riassumerli.
Prima di tutto, app così integrate sono nate in mercati con caratteristiche precise. Inoltre, hanno bisogno di una massa critica di utenti: in Cina WeChat viene utilizzata da circa un miliardo di persone. Di conseguenza, significherebbe avere un unico sistema di pagamenti per i 500 milioni di abitanti dell’intera Europa, cosa che violerebbe le regole comunitarie che tutelano la concorrenza. Si creerebbe di fatto un super-monopolio molto più pervasivo di quello dei colossi tecnologici occidentali. Ed è un dato da non sottovalutare, perché respinge gli utenti.
Sempre per citare il nostro sondaggio LinkedIn, infatti, il 19% delle persone ha risposto che non si fiderebbe di una tale tecnologia.
Inoltre, la nostra “app economy” si è sviluppata intorno agli store di Apple e Google, la vetrina che usiamo quando scarichiamo un servizio: store che, invece, in Cina sono bloccati.
Infine il successo di queste soluzioni dipende anche dal livello di digitalizzazione dei negozi fisici e delle pubbliche amministrazioni, e ci sono molti passi avanti da fare in Europa in questo senso.
Questo non significa che l’Europa non avrà mai delle SuperApp, ma che saranno diverse da quelle asiatiche, e costruite a partire dai nostri bisogni specifici. Alcune, in realtà, sono già tra noi.
Fintech, fucina di SuperApp europee
Uno degli ambiti più potenziali per lo sviluppo delle future SuperApp è quello del fintech, come suggerisce il sito Sifted. Alcune realtà del mondo finanziario promettono infatti di offrire servizi in modo più veloce, economico e integrato rispetto al passato e in questo senso la direttiva europea PSD2 ha aperto le porte alla cosiddetta “embedded finance”, creando nuove opportunità di l’integrazione tra servizi bancari tradizionali ed ecosistemi digitali. Questa, quindi, potrebbe essere la ricetta europea per le SuperApp: non fagocitare i concorrenti come succede in Asia, ma federare più servizi in un’unica interfaccia, semplice da usare.
Un settore promettente: la mobilità
Per trarre le somme: le SuperApp in Europa possono svilupparsi quando c’è l’opportunità di semplificare l’accesso a servizi digitali frastagliati.
Uno dei settori ad alto potenziale per le SuperApp è quello della mobilità che – oggi – non riguarda più solo l’auto di proprietà, ma moltissimi altri mezzi di trasporto da collegare: micro-mobilità, car sharing, fino ai servizi di noleggio con conducente.
In questo settore si sono già affermate due realtà del sud-est asiatico come Grab e Gojek. Ma c’è una realtà promettente più vicino a noi e cioè Bolt. È una startup estone di cui ti sarai accorto, perché è arrivata da poco in Italia con i suoi monopattini. Ma Bolt permette di fare molto altro: prenotare una corsa (come Uber), noleggiare un monopattino, noleggiare un auto in car sharing, ricevere cibo a domicilio, ricevere la spesa in 15 minuti, e anche organizzare un viaggio d’affari.
Per cosa pensi che sarebbe utile una SuperApp?
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