Taglio del rating in Cina. Ecco cosa sapere

Per la prima volta dal 1989 l’agenzia Moody's taglia il rating della Cina. Quali sono le conseguenze e che cosa significa per l'economia del gigante asiatico?

Per la prima volta, dal lontano 1989, la società di rating americana Moody’s ha deciso di tagliare il rating della Cina. In particolare, l’agenzia ha ridotto il punteggio del debito pubblico a lungo termine da Aa3 ad A1, con una prospettiva stabile. Oltre al debito pubblico, Moody’s ha deciso di declassare di uno scalino (detto in inglese “notch”) anche alcune delle società possedute dallo Stato, tra le più importanti citiamo: Dongfeng Motor Corporation, China Three Gorges Corporation, Guangzhou Metro Group e China National Petroleum Corporation. Quando avviene un taglio del rating del debito pubblico è normale aspettarsi anche effetti sul settore corporate, questo perché, nella gran parte dei casi, una società tende ad essere più rischiosa rispetto allo Stato in cui risiede. Quale potrebbe essere l’impatto di questa notizia sugli investitori? Prima di spiegarlo è importante chiarire, in breve, il funzionamento del rating.

Che cos’è il rating? Il rating è un giudizio utilizzato per valutare un’obbligazione (che può essere sia statale sia privata) in base al rischio finanziario che incorpora; il giudizio è espresso normalmente da più società specializzate (le agenzie di rating più importanti al mondo, chiamate anche “the big three”, sono Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch Group). Il rating, viene normalmente trascritto sotto forma di un voto alfanumerico e comprende circa una ventina di classi che vanno da “A” a “C”. Chiaramente ogni società ha il suo modo per esprimere tale giudizio, per questo abbiamo sfumature del tipo Aa2 o AA, oppure BBB- piuttosto che Baa3: due coppie di valori uguali, con una semplice dicitura di sottocategorie diverse, in quanto espressi da due società differenti. A prescindere dalle singole sotto-classi, che possono trovarsi in apposite tabelle, è importante ricordare che vi sono due “macro-aree” con cui si identifica il giudizio complessivo di un Paese: la lettera A con tutte le sue sotto-categorie e parte della lettera B (le sottocategorie più alte) vengono normalmente chiamate “investment-grade”, ossia strumenti ritenuti degni della fiducia degli investitori; la parte bassa della lettera B e tutte le categorie della lettera C (o altre categorie dopo la C, in alcuni casi esiste la D) vengono chiamati “High Yield”, ovvero titoli ad alto rendimento, proprio perché incorporato un rischio di credito più alto.

Oltre al livello di rating (AAA, A1, Baa3, ecc…) ogni agenzia fornisce anche una piccola descrizione, normalmente definita con “prospettiva stabile” o “prospettiva negativa”. Questo semplicemente sta a identificare la probabilità futura di ulteriori cambi del rating. È normale aspettarsi (almeno in teoria) un declassamento in minor tempo qualora l’outlook (prospettiva) sia stato definito come negativo rispetto a quando la prospettiva è stabile.

 Come mai si è arrivati a un taglio del rating in Cina? Negli ultimi dieci anni, le straordinarie performance economiche della Cina sono diventate difficili da sostenere, in quanto il Paese ha usato molto debito per alimentare la propria crescita. Secondo Moody’s, al momento la Cina ha necessità di prendere in prestito più denaro rispetto al passato per mantenere i livelli di crescita economica che il Governo ha stabilito come obiettivo. È importante ricordare che la Cina ha immesso nel sistema economico una grande quantità di liquidità, così tanta da far apparire conservative banche come la FED o la BCE, due istituti ben noti dagli investitori per le loro attuali politiche accomodanti. Tanto per avere un’idea basta immaginare che la massa monetaria immessa nel sistema cinese dopo la crisi finanziaria è maggiore di tutta di quella immessa, in modo cumulato, nel resto del mondo. Le argomentazioni presentate da Moody’s per spiegare il taglio di rating, chiamato in gergo tecnico “downgrade”, sono in sintesi le seguenti.

Calo della forza finanziaria. Il debito del Paese continua a crescere in modo esponenziale. Il debito totale (inteso come somma del debito pubblico e privato) ha raggiunto circa il 260% del PIL, crescendo a dismisura dal 2012. Di questo 260%, circa il 170% è formato da debito corporate, mentre circa il 40% è debito pubblico (la restante parte è debito dei singoli individui). Per quanto riguarda il debito pubblico, l’agenzia Moody’s si attende un aumento al 45% entro il 2020; per il debito corporate, sebbene sia detenuto in gran parte dalle banche cinesi, ha raggiunto comunque un livello che per gli investitori internazionali è considerato eccessivo. Un declassamento del rating corporate implica maggiori tassi di interesse per le aziende, con un effetto negativo sui conti economici, che potrebbe sfociare nella chiusura di aziende, in una crescita della disoccupazione e nel default su alcuni prestiti.

Rallentamento della crescita economica. Moody’s si attende che la crescita economica del paese arriverà intorno al 5% nei prossimi 5 anni. Guardando i dati di Bloomberg nel grafico sottostante, si nota come l’economia cinese sia cresciuta “solo” del 6,7% 2016, un trend decrescente dai livelli del 2012 (7,9%), e valore più basso dal 1990.

Cosa significa per gli investitori un downgrade del rating? Il taglio del rating potrebbe avere degli effetti sulle aziende statali sopra menzionate, che saranno tenute d’occhio con maggiore scetticismo dagli investitori internazionali. Bisogna considerare che la maggior parte di queste società ottiene un giudizio molto positivo grazie al fatto che il credito sovrano cinese è stabile. Un declassamento del settore pubblico potrebbe portare gli investitori ad analizzare più nel dettaglio i fondamentali delle società private, questo perché, come detto, tali società sono fortemente indebitate (debito corporate) e i loro profili di rischio (valutati singolarmente senza il settore pubblico) sono piuttosto deboli e lontani dalle valutazioni complessive. Di conseguenza, il rischio maggiore, potrebbe essere un ribasso del mercato bond corporate cinese.

 

 

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