Tares, la tassa che vale oro

La Tares (tariffa rifiuti e servizi) è un nuovo tributo, introdotto dallo scorso governo con il decreto legge n. 201 del 2011, quello che Mario Monti definì “salva Italia”....

La Tares, una definizione. La Tares (tariffa rifiuti e servizi) è un nuovo tributo, introdotto dallo scorso governo con il decreto legge n. 201 del 2011, quello che Mario Monti definì “salva Italia”. Entrata in vigore lo scorso primo gennaio, questa tassa sostituisce le vecchie Tarsu (tassa sui rifiuti solidi urbani) e Tia (tariffa igiene ambientale).

A che cosa serve. Grazie alla riscossione della Tares i comuni copriranno per intero i costi del servizio della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Ma c’è di più. La Tares finanzierà anche i costi di altri servizi, cioè le spese per l’illuminazione pubblica, per la polizia municipale, per il personale degli uffici amministrativi, che prima pesavano sulle casse dello Stato.

Chi deve pagare. La Tares riguarda coloro che possiedono immobili che producono rifiuti: dovranno pagarla tutti, imprese e cittadini. Come già accadeva per la Tarsu, questa tassa non ricadrà sulle tasche del proprietario dell’immobile ma su quelle dell’inquilino. In sostanza, in caso di appartamento o negozio in affitto, dovrà pagare chi vive o lavora in quei locali. 

Come si calcola. Il meccanismo di calcolo ricorda molto quello utilizzato per il pagamento dell’Imu. L’ammontare della Tares sarà stabilito in base alla superficie catastale dell’immobile (per capire quant’è, leggi qui). Per calcolare la tassa si parte dal valore medio di produzione rifiuti (dato statistico) – che varia per famiglie e imprese, poi si applica un coefficiente sull’80% della superficie dell’immobile.

Quanto si paga. A causa della copertura di una gamma di servizi molto più ampia rispetto al passato, la Tares costerà più di Tarsu e Tia: l’aumento è di trenta centesimi al metro quadrato, somma che i comuni, nell’ultima rata (quella in cui si calcola il conguaglio) potranno portare a quaranta.

Quando si paga. Quando la tassa andrà a regime, sarà possibile pagare la Tarsu in quattro rate: a gennaio, aprile, luglio e dicembre. Per il 2013, invece, scadenza e quantità delle rate di versamento sono stabilite dai comuni: questo vuol dire che l’amministrazione comunale ha la facoltà di intervenire sul numero e sul termine ultimo per pagare. In mancanza della delibera del comune il versamento delle rate di gennaio, aprile e luglio dovrà essere fatto entro luglio, mentre l’ultima rata avrà come scadenza ottobre 2013.

Come si paga. La Tares si paga con il Mav, negli sportelli bancari o alla posta. Discorso diverso per il conguaglio finale, cioè per l’ultima rata, che dovrà essere pagata o con un bollettino postale apposito o con il modello F24.

Quanto costerà. L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre calcola che la Tares costerà agli italiani quasi due miliardi di euro in più rispetto a quanto sborsato per Tia e Tarsu. Secondo le prime stime, la nuova tassa peserà in media per circa 350 euro a famiglia, con un aggravio di almeno ottanta euro rispetto all’anno scorso. Si prevedono aumenti medi del 15%, con punte del 30% a Bari e del 40% a Matera.

Perché si paga di più. D’ora in avanti i comuni dovranno coprire in maniera integrale le spese sostenute per la gestione dei rifiuti e di altri servizi. Sembrerebbe un’ovvietà, ma in realtà nell’80% dei comuni ciò finora non avveniva e gli sforamenti di gestione ricadevano sulle spalle del bilancio statale. Ora questo non sarà più possibile, e tutti i sindaci dovranno ricavare dalla Tares le risorse per la gestione di parecchi servizi.

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