Mindfulness, lavora meglio con le tecniche orientali

Trova serenità e concentrazione nella tua giornata lavorativa grazie alle filosofie orientali del Wu wei daoista e l'Ikigai giapponese

Negli ultimi due anni, a causa della pandemia, le nostre abitudini lavorative sono cambiate radicalmente. E quando qualcosa impatta sulla quotidianità, anche il benessere psico-fisico viene messo in discussione. Lo dimostrano alcuni dati dello studio The Next Great Disruption is Hybrid Work – Are We Ready realizzato da Microsoft, dove emerge che il 65% degli italiani apprezza lo smart working ma, al contempo, una percentuale leggermente maggiore – il 68% – si sente sovraccaricato dalle nuove modalità di lavoro. Il paradosso è solo apparente e rende evidente come – oggi più che mai – sia necessario trovare un nuovo equilibrio.

Molte aziende, infatti, si stanno muovendo per cambiare le proprie politiche culturali e per dare maggiore attenzione alle persone. Ma forse non basta.

Per raggiungere il vero benessere è importante partire dalla tua interiorità.

Non solo attraverso pratiche come lo yoga e le tecniche di mindfulness (che ti abbiamo raccontato qui), ma cambiando il tuo approccio al lavoro, agli obiettivi, alla carriera e alla relazione con i colleghi.

Ecco perché, oggi, anche le più famose riviste di business – come Forbes – invitano a riscoprire le filosofie orientali, applicandole a ciò che facciamo tutti i giorni. Diventano utili perché mettono al centro concetti come l’armonia e la sostenibilità, anziché il perseguimento di desideri che – a volte – sono un frutto di condizionamenti e non coincidono con le tue ragioni di vita. In particolare, in questo articolo vorremmo raccontarti due concetti che puntano al raggiungimento del benessere a partire da “qui e ora”: l’Ikigai giapponese e il Wu wei daoista.

Trovare la propria ragione di vita con l’Ikigai

Riflettere sul senso della vita prima di accendere il computer e dedicarsi ai task può sembrare spropositato. Ma è proprio questo il punto. Secondo questa filosofia giapponese, tutti possediamo un nostro Ikigai (iki-vivere, gai-ragione) ma spesso non ne siamo coscienti. La consapevolezza nasce quando siamo “centrati” sulle attività che facciamo, e ciò ci permette di trovare l’entusiasmo mentale e la forza fisica per affrontare le nostre sfide. Nello specifico, l’Ikigai aiuta a riflettere su quattro elementi, che devono convivere in equilibrio:

  • Fare ciò che ami. È la fonte del piacere e dell’appagamento personale. Include ciò che faresti fino a notte fonda, anche senza esser pagato. Proprio per questo devi fare attenzione, perché può trasformarsi in frustrazione se non ti garantisce anche benessere economico.
  • Fare ciò che sai far bene. A questo punto serve un esercizio di sincerità: non esiste il talento innato. Per diventare bravo nel fare ciò che ami c’è bisogno di esercizio e pratica quotidiana. Altrimenti si tratta di un hobby e non di una passione. Per esempio: puoi amare suonare la chitarra senza voler diventare Jimi Hendrix. Ed è qui che si crea la prima tensione: l’Ikigai non suggerisce di dedicarti solo alle passioni o solo al profitto, ma invita a trovare occasioni per fare – sul lavoro – ciò che ti piace e farlo sempre meglio.
  • Fare ciò per cui vieni pagato. Questo elemento dà la stabilità. Percepire un reddito ti permette di vivere una vita dignitosa, ma senza passione e senza che il tuo talento venga valorizzato, percepirai un senso di vuoto. E quindi è un invito a non adagiarsi.
  • Fare ciò di cui il mondo ha bisogno. Secondo l’Ikigai i punti precedenti, da soli, non bastano. Per ottenere la gratificazione devi anche incontrare la tua vocazione. Cioè far sì che il tuo contributo faccia del bene anche agli altri.

Dopo una prima lettura di questi quattro punti, forse sarai tentato di liquidarli, perché troppo complessi. Ma l’Ikigai non insegna a portare a termine imprese epiche, piuttosto a trovare la gioia nelle piccole cose, come racconta il neuroscienziato giapponese Ken Mogi nel suo libro “Il piccolo libro dell’Ikigai – La via giapponese alla felicità. Per praticare l’Ikigai quindi domandati ogni giorno se, tra le tante azioni che fai, c’è qualcosa che ami, c’è qualcuno disposto a pagarti per rifarla e se fa del bene agli altri. E dagli sempre più spazio. Non è solo un esercizio individuale, vale anche per i manager che, interrogandosi su questa armonia, possono aiutare i collaboratori e raggiungere un livello superiore di benessere.

Lavorare senza lavorare: l’arte del wu wei

Il secondo concetto che vorremmo raccontarti proviene dalle filosofie daoiste e si può tradurre con “non agire”. Non significa affatto abbandonarsi alla pigrizia, punta invece al raggiungimento dell’“l’azione senza sforzo”, cioè senza secondi fini, senza ambizioni di controllo o di potere. Troppo confuso? Pensa ai racconti degli atleti che, per infrangere un record, sono talmente concentrati da non percepire neppure lo scorrere dei propri pensieri. Nel Dao (che in cinese significa “la via”), infatti, tutto ciò che ci circonda è in armonia e ogni nostro sforzo di dominarlo non fa che turbarla. Quindi è importante adattarsi ed “essere come l’acqua”, che continua a scorrere nonostante tutto. Il Wu wei ci suggerisce che le azioni sono più importanti delle ambizioni dell’io. Declinando quest’idea nel mondo del lavoro, è un invito a cercare quello stato di flusso mentale in cui sei talmente focalizzato da non percepire fatica, perché ciò che fai è talmente piacevole da farti dimenticare perfino i tuoi desideri. Perché, per chiudere il cerchio, essi coincidono con ciò che stai facendo.

E tu? Cosa pensi delle filosofie orientali applicate al mondo del lavoro? Potranno aiutarti a raggiungere il benessere?

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