Fin dalle prime ore della sua legislatura il nuovo presidente degli Stati Uniti ha lanciato iniziative volte a lasciare il segno. I mercati sono cauti e cercano di intuire cosa succederà
La Presidenza Trump ha tutta l’aria di voler lasciare il segno. A pochi giorni dall’ufficiale investitura il neo Presidente ha subito messo in atto una serie di atti in netto contrasto con la Presidenza Obama e perfettamente in linea al Trump della campagna elettorale.
A poche ore dall’Inauguration Day il neo Presidente ha firmato un decreto per ridimensionare la riforma sanitaria Obamacare. Il lunedì successivo, ha ratificato la fine del Trans-Pacific Partership (TTP), ovvero il trattato di libero scambio con i paesi asiatici, e rimesso in discussione il NAFTA, avvertendo i diretti interessati (Canada e Messico) delle sue intenzioni di rinegoziare gli accordi commerciali. Il martedì ha dato il via libera agli oleodotti Keystone XL e quello del Dakota, per finire con l’annuncio dell’avvio del progetto più controverso, quello del Muro al confine con il Messico. Una settimana bella piena. E la successiva non è iniziata in maniera più tranquilla, con la firma di due decreti esecutivi “antiterrorismo” che rispettivamente bloccano il programma di accoglienza per i profughi e bloccano l’ingresso agli USA a chi proviene da 7 paesi a maggioranza islamica (Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen).
Cosa ha promesso Trump in campagna elettorale? I pilastri della politica economica di Trump ruotano intorno a due cavalli di battaglia: da un lato manovre a sostegno della domanda (investimenti in infrastrutture, spese militari o detassazione sulle famiglie); dall’altro politiche a sostegno dell’offerta (il rimpatrio dei profitti aziendali che attualmente sono all’estero, la detassazione sulle imprese, la deregolamentazione). In estrema sintesi, ecco i punti chiave della politica economica di Trump annunciate in campagna elettorale:
- 1. cancellazione totale o parziale della riforma sanitaria Obamacare;
- 2. deregolamentazione del settore energetico per incoraggiare la produzione e l’export di petrolio;
- 3. revisione dei principali contratti commerciali;
- 4. introduzione di dazi doganali;
- 5. investimenti in grandi infrastrutture e opere pubbliche;
- 6. inasprimenti dei controlli sull’immigrazione con la costruzione del muro con il Messico;
- 7. aumento del budget per la Difesa e Pentagono;
- 8. riallaccio dei rapporti con la Russia e battaglia “totale” con il terrorismo in Medio Oriente;
- 9. riforma del fisco, riducendo le aliquote familiari e aziendali, portando le prime al 12%, 25% e 33% (da quella attuale massima del 39,6%) e le seconde, quelle per le aziende, al 15%, dal 35%.
Cosa potrebbe succedere sui mercati. A pochi giorni dall’Inaugurazione Day, il Dow Jones, l’indice storico dell’industria americana, ha toccato quota 20mila punti, il massimo storico di sempre. L’elezione di Trump è stata accolta dal mercato con moderato ottimismo, per quanto riguarda le aspettative su inflazione, che si avvicina sempre di più all’obiettivo della Fed, e la crescita dell’economia. Ad esempio, in questa prima fase le azioni americane sono probabilmente cresciute grazie alla prospettiva che gli utili possano aumentare dopo la detassazione programmata da Trump. L’apprezzamento del dollaro è legato al recente aumento dei tassi da parte della Fed. Perché questo? Perché con l’aumento dei tassi il dollaro diventa più remunerativo, e quindi più interessante per gli investitori, che così fanno aumentare il valore della moneta americana. Le materie prime sono salite, sulla scia dell’aumento della domanda globale, mentre le obbligazioni hanno perso terreno, coerentemente con lo scenario di un graduale rialzo dei tassi delle banche centrali, per il rapporto inverso che lega prezzi e rendimenti delle obbligazioni: all’aumentare dei tassi scendono i prezzi.
Cosa aspettarsi ora. Fino ad ora, i mercati si mossi in linea con le aspettative di crescita e inflazione, ma ora che il Governo è operativo non è detto che il trend della prima fase si confermi. La nuova amministrazione ha tutta l’aria di voler rivedere una buona parte del sistema fiscale americano e dei rapporti di forza (commerciali e geopolitici) degli ultimi 50 anni. Perciò nel corso dell’anno le aspettative dei mercati dovranno confrontarsi con la realtà dei fatti e, dal momento che molte riforme dovranno essere concordate con il Congresso, sarà un processo lungo e complesso. Gli Stati Uniti sono il Paese economicamente e finanziariamente più rilevante al mondo, in grado di influenzare da solo tutti gli altri mercati ed è proprio per questo che è importante per un investitore essere ben consapevole di quello che accade lì. In questo momento, siamo agli inizi di un nuovo mondo, che richiederà tempo e pazienza per essere compreso e analizzato.
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