Action bias, che cos’è e quanto ci riguarda?

In qualsiasi situazione critica il nostro primo impulso ci spingere a intervenire. Eppure, spesso la cosa migliore da fare è non fare niente in assoluto. Ecco come capire quando è il caso di prenderci una pausa

A volte, quando le situazioni si complicano, la cosa migliore da fare è… non fare niente. Può sembrare assurdo, visto che è insito nella natura umana cercare di intervenire per cambiare il corso degli eventi. Eppure certe volte un eccesso di azione è controproducente. Facciamo un esempio concreto: vi è mai capitato di trovarvi imbottigliati nel traffico e decidere, esasperati, di prendere una strada alternativa, per poi rendervi conto di averci messo più tempo (sprecando più benzina, per giunta) di quello che avreste impiegato aspettando che l’ingorgo si risolvesse? Eppure la sensazione di muoversi, di “fare qualcosa” vi ha fatto sentire meglio.

Il bias che non ci fa stare fermi. La “tendenza all’azione” – tecnicamente definita “action bias” – è difficile da contrastare e ci sono for di ricerche a dimostrarlo: per esempio, uno studio pubblicato sul Journal of Economic Psychology evidenzia come, nel gioco del calcio, i portieri tendano a saltellare da una parte all’altra della rete pur non potendo prevedere da che parte arriverà il tiro, mentre è dimostrato che la tattica più efficace sarebbe quella di rimanere fermi al centro della porta.

Cosa c’entra con la finanza? La stessa dinamica disfunzionale si ripete negli investimenti: entrare in azione non appena le cose cambiano – tipicamente vendere ai primi segnali di calo o, al contrario, acquistare sull’onda di un rally – può essere molto rischioso per il risparmiatore. Uno studio della Wharton School presso l’Università della Pennsylvania dimostra che l’approccio “attivo” alla gestione degli investimenti – il cosiddetto stock picking – è caratterizzato da una probabilità di errore molto elevata, tanto che anche per i grandi investitori è più conveniente affidarsi prevalentemente a un approccio di tipo passivo. Del resto l’imprevedibilità è una caratteristica distintiva dei mercati azionari, che salgono e scendono in modo repentino. Azzeccare il market timing perfetto e trarre beneficio da queste oscillazioni è molto difficile, per non dire quasi impossibile.

Come capire quando agire (e quando no). Spesso è sufficiente porsi una semplice domanda: “sto riuscendo a comprendere tutti gli aspetti fondamentali di questa situazione?” Se la risposta è “no”, forse vale la pena di attendere. Il momento dell’inattività non andrebbe però sprecato, ma utilizzato per pensare a quel che sta realmente succedendo, per poter arrivare a una decisione migliore e più funzionale. In queste occasioni, insomma, l’approccio migliore potrebbe consistere nel lasciare che le cose evolvano e aspettare che la situazione diventi chiara. Il tutto riflettendo attentamente sugli elementi a nostra disposizione prima di prendere una decisione. Spesso, soprattutto nel mondo del lavoro, si è convinti che agire e dimostrare di avere iniziativa sia comunque meglio che non fare niente. Ma talvolta, come abbiamo visto, può essere vero il contrario.

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