Breve guida per diventare dei genitori bio

La genitorialità sostenibile è una doppia vittoria: figli più sani, in un pianeta migliore

Se siete genitori, sicuramente vi siete chiesti almeno una volta: che mondo sto lasciando ai miei figli? In queste preoccupazioni è incluso di tutto: la società, gli equilibri globali, l’economia e i conti pubblici, ma sicuramente il timore più urgente è (o dovrebbe essere) quello per la salute del nostro pianeta. La buona notizia è che, se vi siete posti il problema, siete già sulla buona strada per diventare degli eco-genitori.

Cos’è il green parenting? Da quando esiste l’ambientalismo, esiste anche il «green parenting», che potremmo tradurre «genitorialità verde». Una ricerca dell’Università di Lund, in Svezia, ha calcolato che il solo atto di mettere al mondo un figlio significa immettere nell’atmosfera 58,6 tonnellate di CO2 all’anno. I figli di un paese industrializzato come gli Stati Uniti inquinano 160 volte di più di quelli di un paese in via di sviluppo come il Bangladesh. Insomma, tutti gli aspiranti genitori bio hanno una sfida complessa davanti. Essere eco-genitori è come giocare la stessa partita su due tavoli diversi: il primo è limitare l’impatto della crescita di vostro figlio sul mondo. Il secondo è l’attenzione all’impatto del mondo (e del suo inquinamento) su vostro figlio: cosa mangia, cosa respira, cosa tocca la sua pelle. Le due cose, come potete immaginare, vanno di pari passo.

Come diventare ecogenitori. Ci sono sempre più risorse a disposizione dei genitori con una sensibilità su questi temi. Ad esempio, potete iniziare seguendo uno dei tanti blog di mamme italiane: Una mamma green contiene tutti gli eco-suggerimenti di un’esperta come la giornalista ambientale Silvana Santo, mentre Green Womam, blog di Martina, una mamma italiana che racconta il suo percorso lungo gli esperimenti green, o ancora Le Due Cocche, sito del negozio specializzato (con e-commerce) di Rimini, pieno di spunti, novità e aggiornamenti sul tema.

Il dilemma del pannolino. Quando calcoliamo l’impatto di un bambino piccolo sull’ambiente, il primo tema sono inevitabilmente i pannolini usa e getta. Sono comodi, pratici, hanno cambiato in meglio la vita dei neo-genitori, ma purtroppo il loro impatto non è sostenibile per l’ambiente. Per fare un set di pannolini lavabili si usano 2,7 kg di materiali, per farne uno di pannolini usa e getta se ne usano 120 kg. Per assorbirli, la natura impiega tra 250 e 500 anni, tutto da moltiplicare per i 5000 circa usati da un bimbo nei primi due anni e mezzo di vita. La alternative ci sono: quella classica sono i pannolini lavabili, che permettono anche un sensibile risparmio economico, da 200 a 400 euro l’anno. Inoltre, sono in tessuto naturale, più rispettoso della pelle dei bimbi, con meno sostanze tossiche per lo sbiancamento. Ma ovviamente c’è il fattore tempo: se siete in cerca di una via di mezzo tra il monouso (comodo, ma inquinante) e il lavabile (economico ed ecologico, ma scomodo) ci sono i pannolini usa e getta biodegradabili e compostabili. Infine, in alcune regioni italiane (con progetti pilota in Lombardia e Veneto) è attivo un centro di riciclo per i pannolini usa e getta classici, che da una tonnellata di pannolini sporchi ricava 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero assorbente. Se portato su larga scala, potrebbe davvero fare la differenza.

Via agli swap party. Il problema del pannolino è il più vistoso ed evidente, ma di certo non è l’unico dilemma green che coinvolge i genitori. La crescita dei figli è velocissima e spesso quello che un mese è necessario, due mesi dopo è già diventato superfluo. Tutti da genitori diventano istintivamente cultori del riuso e dell’economia circolare, ma spesso non basta passare vestiti e giochi a fratellini, sorelline, cuginetti, figli di amici. Per questo motivo una soluzione sempre più in voga sono gli swap party tra genitori, vere e proprie feste in cui ci si scambia quello che non serve in più in cambio di qualcosa che invece può tornare utile: vestiti, passeggini, culle, giochi.  Organizzatene uno a casa vostra: ci sono pochi atti eco-sostenibili quanto il baratto.

Zero stanby per gli elettrodomestici. Con un figlio il consumo di energia elettrica, inesorabilmente, aumenta. Se da un lato è difficile mettere un freno, dall’altro si può almeno applicare il principio base di zero stand-by. L’1% delle emissioni di Co2 al mondo (e l’11% dei consumi elettrici in Europa) è dato da apparecchi non utilizzati ma non spenti. Insegnare questo semplice principio ai vostri figli renderà già il vostro essere genitori molto più ecosostenibile.

Anche la vacanza si fa eco. Infine, le vacanze: il mondo degli eco-viaggi (o delle eco-gite) per famiglie con bambini è ricchissimo: dagli itinerari in treno a quelli in bicicletta, tutti da fare con lentezza e scegliendo strutture eco-sostenibili immerse nella natura (qui una lista stilata da Legambiente) e magari scoprendo uno dei tanti parchi naturali italiani. Il portale a loro dedicato vi farà venire voglia di partire subito.

Pappe fatte in casa: facili e sane. Come anticipato, il secondo fronte del genitore ecosostenibile è garantire ai propri figli un’infanzia il più possibile sana, lontana da abitudini sbagliate e prodotti tossici. Il primo passo, per i bambini come per gli adulti, è l’alimentazione. Preparare le pappe e gli omogeneizzati in casa è meno gravoso di quanto sembri (ci sono tante raccolte di ricette online) e vi regala il privilegio di sapere davvero cosa fate mangiare ai vostri figli. Inoltre, secondo i calcoli dall’Unione Nazionale Consumatori, la pappa fai-da-te permette di risparmiare  circa 700 euro durante tutto lo svezzamento. Se le pappe sono importanti, altrettanto centrali sono i contenitori in cui gli facciamo mangiare quelle pappe. Spesso i piatti di plastica contengono ftalati e BPA, composti chimici che è meglio tenere lontani dall’alimentazione dei vostri figli: una ricerca della Commissione europea ne ha trovato tracce nell’apparato digerente dell’86% degli adolescenti. Ecco quindi una guida per scegliere al meglio le stoviglie non tossiche per i vostri figli.

Giocattoli bio e vestiti in bambù. Il discorso sulle sostanze potenzialmente tossiche vale anche per i giocattoli e i vestiti dei vostri figli. Per quanto riguarda i giochi, quelli in tessuto o in legno sono da preferire a quelli di plastica, sempre per l’assenza di composti chimici. L’Istituto Italiano per la Sicurezza dei Giocattoli permette di scaricare delle utili guide gratuite per tenervi informati sui parametri di sicurezza e leggere le certificazioni. Cercate sempre l’indicazioni di materiali eco-compatibili (come il legno certificato PEFC, i tessuti bio, la plastica, se proprio dovete, riciclata), vernici e coloranti non tossici. Per quanto riguarda gli abiti eco-sostenibili, c’è una startup italiana che può aiutarvi nella scelta. Si tratta della piattaforma di e-commerce Cora Happy Wear, creata da un’imprenditrice trentina. I prodotti in vendita sono tutti a base di cotone organico, bambù ed eucalipto, senza uso di sbiancanti e cloro, ma solo di colori a base di acqua. Insomma, tutine che i bimbi possono mettere in bocca e masticare senza timori. Il modello prevede prezzi sostenibili perché basato sul social selling: i vestiti si vendono a casa delle clienti invece che nei negozi. Un bel modo per fare rete tra genitori con visioni del mondo simili.

E voi? Quanto è importante la sostenibilità nelle vostre scelte genitoriali? E che strategie avete adottato per ridurre l’impatto ecologico della vostra famiglia?

 

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