Come misurare la vostra impronta energetica e imparare a ridurla

Se tutto il mondo vivesse come gli italiani, servirebbero le risorse di due Terre e mezzo. Ecco come intervenire subito

Se tutto il mondo avesse uno stile di vita come quello di noi italiani, servirebbero 2,6 pianeti per avere tutte le risorse necessarie. È il frutto di una ricerca del Global Footprint Network, che ha valutato paese per paese la data in cui arriva il cosiddetto Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento della Terra, il momento dell’anno in cui le risorse finirebbero se tutti vivessero come noi. Per gli italiani è stato il 24 maggio 2018, chiaro segno che stiamo vivendo ben oltre i limiti che sarebbero consentiti dal pianeta.  Sono tante le impronte che si possono calcolare per valutare il nostro impatto collettivo e individuale e dare un dato sintetico dei nostri eccessi. Il Global Footprint Network misura per esempio in ettari globali (gha) lo sfruttamento della biocapacità del territorio da parte dei consumi nazionali. In media gli italiani hanno un’impronta pro capite di 4,3 ettari globali, che è più alta della media dei paesi mediterranei (3,2 ettari) e di paesi simili al nostro come la Spagna (3,8) ma più bassa, ad esempio, della Francia (4,7).

Primo passo: calcolare l’impronta. Un’altra misurazione molto interessante, che potete fare da soli senza leggere un rapporto di ricerca, è quella dell’impronta energetica, la cosiddetta «carbon footprint», che calcola quanti chilogrammi di anidride carbonica vengono immessi nell’atmosfera a causa di quanto riscaldate la casa, di come la illuminate, di cosa mangiare e comprate, dei mezzi di trasporto che usate. Ci sono diversi strumenti online per fare questo calcolo, uno è stato di recente sviluppato dal Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali (ESP) dell’Università degli Studi di Milano e messo a disposizione di tutti gratuitamente da Vailant. Si tratta di un agile questionario in forma anonima, si compila in pochi minuti rispondendo alle domande su quattro aree (riscaldamento, illuminazione ed elettrodomestici, trasporti, alimentazione e trattamento dei rifiuti). Al termine del percorso saprete quanta anidride carbonica producete ogni anno. Se vi servono dei parametri, la media mondiale, secondo la Banca Mondiale, è 4,7 tonnellate all’anno, quella italiana è 5,3.

Secondo passo: ridurre l’impronta. Diminuire il proprio consumo del pianeta è una questione di scelte e di abitudini. Uno stile di vita più eco-friendly passa innanzitutto da ciò che mettiamo a tavola, dalla nostra attenzione a evitare gli sprechi e dall’optare per una dieta più sostenibile: vi avevamo ad esempio parlato della cosiddetta «dieta per salvare il mondo». Ci sono anche le scelte energetiche, come quella di evitare lo stand-by degli elettrodomestici e di staccarli dalla corrente ogni volta che è possibile farlo. Ci sono poi i trasporti, con la scelta di rinunciare all’automobile e di usare i mezzi pubblici, la bici o i servizi di car sharing ogni volta che è possibile. Anche il non prendere l’aereo ogni volta che è possibile (preferendo magari il treno) è una scelta di grande responsabilità ambientale: un singolo volo transcontinentale produce già da solo un quarto delle emissioni medie annue di un cittadino europeo.

Attenzione ai vestiti. Infine, c’è un aspetto spesso sottovalutato quando si considerano gli impatti di abitudini e stili di vita sul pianeta: le conseguenze di quello che scegliamo di indossare. Secondo un rapporto di Carbon Trust, la produzione globale di tessuti è da sola il 3 per cento delle emissioni totali di Co2 e ci sono prospettive – come quella elaborata dalla Ellen MacArthur Foundation – che portano questo calcolo al 26% entro l’anno 2050. Ecco perché è importante valutare bene cosa comprare e avere un’impostazione etica anche su questi consumi. Le fibre si dividono in naturali e non naturali. Quelle sintetiche, frutto di produzioni chimiche, sono le più energivore in fase di produzione, con 109 Giga Joule per chilo per quanto riguarda il poliestere e 71 GJ per le viscose. Per fare un paragone, il cotone è 49 Mega Joule e la lana 8 Mega Joule per chilo. Sono molto interessanti ed ecofriendly tessuti che stanno di recente entrando nel consumo, come la fibra di bamboo, prodotta senza additivi chimici e 100% biodegradabile. E una scelta importante è sforzarsi di ridurre il fast fashion: quello che vi fa spendere poco all’acquisto spesso ha un costo enorme per l’ambiente.

E voi cercate di ridurre la vostra impronta sull’ambiente? Cosa avete fatto per adottare uno stile di vita più ecosostenibile?

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