Cosa sono i futures?

I futures sono uno degli strumenti più scambiati sui mercati regolamentati e permettono di replicare le attività più variegate, non solo quelle finanziarie. Cosa sono? E soprattutto: come maneggiare l'effetto leva?

Avete presente il film “Una poltrona per due”, il grande classico rigorosamente trasmesso ogni anno la sera della Vigilia di Natale? Sì, è vero, siamo in piena estate e non è tempo di pensare al Natale, ma in questo film cult degli anni Ottanta il protagonista del climax finale è uno degli strumenti finanziari più scambiati dai grandi investitori: il contratto future. Infatti, nelle scene finali del film – una rivisitazione de Il Principe e il Povero di Mark Twain – Dan Aykroyd ed Eddie Murphy riescono a farsi beffa dei fratelli Duke attraverso la compravendita dei futures sul succo d’arancia. La domanda è: cosa sono i futures?

Gli strumenti derivati. Quando si parla di strumenti derivati, si fa riferimento a quella particolare categoria di strumenti finanziari il cui prezzo “deriva” – da qui il nome – dal valore di mercato di un’altra attività di riferimento, anche chiamata “attività sottostante”. In base all’attività sottostante, è possibile tracciare due macrocategorie di strumenti derivati:

  • i derivati finanziari, la cui attività sottostante è rappresentata principalmente da tassi di interesse, valute, titoli di Stato, azioni e indici azionari;
  • i derivati sulle merci (commodity derivatives), la cui attività sottostante è invece identificata da attività reali come petrolio, oro, bestiame, grano, caffe o, come nel caso del film, il “famoso” succo d’arancia.

In base alla struttura contrattuale, possiamo distinguere due tipologie di strumenti derivati:

  • i futures, contratti a termine negoziati su mercati organizzati;
  • le opzioni, contratti che garantiscono al compratore la possibilità di comprare (o vendere) a scadenza una certa quantità dell’attività sottostante a un prezzo già stabilito contrattualmente.

L’abc del contratto future. I futures sono contratti a termine, quindi con una specifica scadenza, che consentono all’acquirente di comprare – e al venditore di vendere – un dato quantitativo dell’attività sottostante in una precisa data futura e a un prezzo che è già fissato all’atto di stipula del contratto indipendentemente dall’andamento dell’attività sottostante nel tempo.In un contratto future sono sempre specificati:

  • le caratteristiche dell’attività sottostante;
  • l’ammontare che il venditore dovrà corrispondere per ogni contratto;
  • il luogo di consegna;
  • la data di consegna;
  • il metodo di quotazione dei prezzi;
  • i limiti imposti alle oscillazioni quotidiane dei prezzi.

Lunga o corta? Districarsi nel gergo tecnico. E ora, un po’ di sano gergo tecnico. Quando un investitore compra un future, si dice che sta aprendo una “posizione lunga”, mentre coloro che scelgono di vendere un future si trovano in una “posizione corta”. I future sono contratti standardizzati e negoziati in specifici mercati regolamentati, quindi, se da un lato è impossibile una forma di “personalizzazione” del contratto da parte dell’investitore, è anche vero che questi contratti sono interscambiabili tra di loro, pertanto è possibile chiudere la propria posizione stipulando un contratto di segno opposto a quello esistente. Questo ha il primario obiettivo di evitare la consegna “fisica” della merce alla data di scadenza.

Maneggiare la leva con cura. Quando si entra in un contratto future, si deve versare un margine iniziale alla Cassa di Compensazione e Garanzia (CC&G), che agisce da controparte in tutte le operazioni su futures e garantisce così la solvibilità degli operatori coinvolti in ogni transazione. Questo margine è solo una percentuale sul contratto. Ciò significa che, quando l’investitore decide di aprire una posizione, non deve pagare l’intero ammontare del controvalore del contratto ma solo una parte, mentre gli utili (o le perdite) vengono calcolati sul controvalore complessivo della posizione. Ed è proprio in questo che consiste il famoso “effetto leva”. In altre parole, l’esposizione che si ha sul mercato è decisamente superiore rispetto a quella ogni singolo individuo si assume effettivamente. Per questo motivo gli strumenti a leva vanno maneggiati con molta cura. Non bisogna farsi tentare dai facili guadagni: se è vero che con gli strumenti a leva si possono ottenere risultati a doppia cifra nel giro di poco tempo, è anche vero che si possono polverizzare i risparmi nel caso in cui si imbocca la strada sbagliata. Il principio della leva non è infatti a senso unico, ma vale sia in caso di guadagno che di perdita. Meglio scegliere un portafoglio diversificato, in linea con il vostro obiettivo e il vostro profilo di rischio, in grado di resistere anche agli scossoni di mercato.

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