Una donna al comando: come sarà la BCE di Lagarde?

Il mandato di Draghi è ormai agli sgoccioli e come suo successore la BCE ha scelto Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale. Chi è e come cambierà la politica monetaria?

È tempo di cambiamenti ai vertici delle istituzioni europee. Compresa quella chiave: la Banca Centrale. Il mandato dell’attuale presidente Mario Draghi scade il 31 ottobre. E per la successione è stata scelta Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale e una delle 100 donne più potenti al mondo secondo Forbes. Una scelta del tutto inaspettata e che suscita inevitabilmente un grande interrogativo: come cambierà la politica monetaria della Banca Centrale Europea sotto la sua guida? I mercati stanno scommettendo su una Lagarde “colomba” e quindi in linea con le politiche finora attuate da Draghi, ma sarà veramente così?

Chi è Christine Lagarde. Parigina, vegetariana ed esperta nuotatrice, dopo una lunga carriera da avvocato Christine Madeleine Odette Lallouette (Lagarde è il cognome dell’ex marito) ha iniziato la sua carriera politica nel centrodestra francese nel 2005. È la donna dei primati: è stata la prima alla guida del ministero delle Finanze di uno dei Paesi del G8, la prima nominata direttrice del Fondo Monetario nel 2011 e ora la prima a diventare presidente della BCE. Perché i capi di Stato e di governo europei hanno scelto proprio lei? Non è un’economista e non è mai stata presidente di una banca centrale nazionale, ma durante gli anni ai vertici dell’FMI ha dimostrato la spiccata capacità di riuscire a portare dalla sua parte anche chi partiva dalle posizioni più lontane. Non è un “falco”, ovvero una sostenitrice inflessibile della disciplina fiscale e monetaria a tutti i costi. Molti la ricordano per la sua rigidità sui conti pubblici greci, ma nella realtà l’FMI è spesso stato considerato tra i meno severi e più comprensivi, almeno se paragonato alla BCE e agli altri Paesi europei. Tant’è che perfino l’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis – estremamente critico con l’establishment europeo – descrisse Lagarde come una figura positiva, dal grande talento politico e capace di raggiungere compromessi e farsi ben volere anche dai suoi avversari.

Come cambierà la politica monetaria? Come ha sottolineato Mario Draghi a Vilnius, le decisioni della BCE sono collegiali, è il consiglio direttivo che decide. Tuttavia, il presidente, in quanto tale, tende a indicare la rotta. E al momento la rotta sembra destinata a restare quella del “whatever it takes” del 2012. Fra Draghi e Lagarde c’è infatti una forte comunione di vedute e una grande stima reciproca, tant’è che negli ultimi otto anni Lagarde ha sempre appoggiato le politiche accomodanti dell’Eurotower. Ed è per questo che dalla presidente entrante gli osservatori non si aspettano inversioni di rotta rispetto alle politiche monetarie del predecessore: quindi tassi ancora bassi e avvio di un nuovo Quantitative Easing. Non è un caso se Draghi si appresta a imbracciare di nuovo il suo “bazooka” poco prima della fine del suo mandato. Con tutta probabilità, queste misure accomodanti resteranno in vigore almeno fino al 2022 e oltre.

La reazione dei mercati e le conseguenze su mutui e prestiti. Anche se inaspettata, la scelta di Christine Lagarde alla presidenza della BCE ha mosso positivamente i mercati: subito dopo la nomina, i rendimenti dei titoli di Stato nella maggior parte della zona euro hanno raggiunto nuovi minimi record. I titoli bancari, che tendono a soffrire in un contesto di tassi bassi, hanno tutti registrato un rialzo e anche lo spread italiano – monitoratissimo indicatore di rischio – è sceso sotto i 200 punti base (per poi risalire, ma di poco).

E per quanto riguarda i tassi di mutui e prestiti? Anche qui, reazioni positive: si prevede un tasso Euribor – a cui sono indicizzati i mutui a tasso variabile – negativo per i prossimi quattro anni e mezzo e il raggiungimento tra cinque anni di un esiguo +0,05%. Una tendenza confermata anche per l’indice IRS (cui vengono indicizzati i mutui a tasso fisso), che nei giorni scorsi ha registrato minimi storici: IRS a 20 anni allo 0,6% e IRS a 30 anni allo 0,67%. Insomma, la transizione tra il vecchio e il nuovo presidente si preannuncia morbida, e sembra proprio che anche Christine Lagarde sia “pronta a tutto” per rilanciare l’economia europea. Staremo a vedere.

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