Firmato il RCEP, il patto commerciale del secolo

Stretto ad Hanoi l’accordo commerciale più ampio del mondo, per semplificare gli scambi di beni e servizi tra Cina, Giappone, Corea e Australia e altri 11 paesi asiatici. USA ed Europa sono già in allerta

La sigla è di quelle non facili da pronunciare, ma vale la pena di ricordarla: l’accordo RCEP, che sta per Regional Comprehensive Economic Partnership, è in procinto di cambiare per sempre gli equilibri mondiali. Parliamo di un’intesa commerciale che unirà 15 Paesi asiatici, dalla Cina al Giappone, per passare da Corea del Sud, Indonesia, Cambogia, Vietnam, fino all’Australia e alla Nuova Zelanda. L’impegno è quello di abbattere i dazi in un’area che comprende 2,2 miliardi di persone e rappresenta il 30%del PIL globale. Ci sono ancora molti punti interrogativi e discussioni aperte, ma quello firmato ad Hanoi sarà sicuramente ricordato come l’accordo verso il libero scambio più importante di questo secolo.

Quasi dieci anni di lavoro. É questo il tempo che ci è voluto per raggiungere un’intesa fra le parti. Proposto per la prima volta nel 2012 in Cambogia, è stato siglato domenica 15 novembre 2020 a margine dell’ultimo summit ASEAN – online –  mentre i leader asiatici discutevano le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e i piani per la ripresa economica. I Paesi firmatari sono Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, più i dieci Paesi ASEAN: Thailandia, Singapore, Filippine, Indonesia, Brunei, Laos, Myanmar, Malesia, Vietnam, Cambogia. Grande assente – oltre agli Stati Uniti – l’India, che ha sì partecipato alle trattative nel corso degli anni, ma si è ritirata nel 2019 per il timore che l’introduzione di tariffe più basse potesse danneggiare i suoi produttori locali.

Di cosa si tratta nel concreto? Ben 20 capitoli di regole, sì hai capito bene: 20 nuove normative che coprono buona parte degli scambi commerciali tra i Paesi firmatari, dal commercio di beni, investimenti e commercio elettronico alla proprietà intellettuale e agli appalti pubblici. L’obiettivo è quello di aumentare la regolamentazione sugli scambi tra i membri, con la prospettiva di entrare in vigore quando tutti i firmatari avranno ratificato l’intesa. È il secondo grande accordo commerciale multilaterale per l’Asia, dopo quello per la partnership transpacifica (Cptpp), la versione a 11 del Tpp senza gli Stati Uniti.

Nuove regole per il commercio. Lo avrai già capito: parliamo soprattutto di imposte sul commercio; Il RCEP, infatti, come prima cosa si propone di ridurre progressivamente i dazi per il 65% delle merci importate ed esportate all’interno della regione. Una riduzione che si appresta ad arrivare fino al 90% entro il 2040. Ma la novità più significativa è forse rappresentata dalle “rules of origin“, ossia le regole che definiscono ufficialmente la provenienza di un prodotto e delle sue componenti. Oggi un prodotto realizzato in Indonesia che contiene componenti australiane, ad esempio, potrebbe essere soggetto a dazi in alcuni paesi dell’Asean. Sotto il Rcep invece, le componenti di qualsiasi Paese membro verrebbero trattate allo stesso modo, dando alle aziende dell’area un incentivo a cercare fornitori all’interno della regione commerciale. Il che potrebbe significare più lavoro per quegli Stati a basso reddito e un nuovo potenziale sviluppo economico.

Svolta storica per e-commerce e professionisti. Nelle nuove regole sono comprese anche le disposizioni sulla proprietà intellettuale, le telecomunicazioni, i servizi finanziari, il commercio elettronico e i servizi professionali. Un passo in avanti storico si è avuto anche nel riuscire a concordare alcune norme sul commercio elettronico. Mancano ancora regole sui flussi di dati transfrontalieri o una moratoria doganale sulla loro trasmissione, ma il settore sarà sicuramente trattato in modo più approfondito nelle discussioni future.
Novità anche per i professionisti qualificati: le nazioni RCEP hanno infatti concordato di riconoscere reciprocamente le qualifiche professionali dei cittadini, aprendo potenzialmente le porte a nuove opportunità di lavoro per avvocati, dentisti, medici e altri professionisti.

Preoccupazioni per diritti umani e ambiente. Non mancano sicuramente perplessità su alcune parti dell’accordo; gli analisti giudicano molte regole come abbastanza superficiali, con pochi elementi distintivi e importanti. Soprattutto, mancano all’appello apposite normative sulla protezione dei lavoratori e dell’ambiente. Inoltre, molti temono che riducendo i dazi dei singoli Paesi in via di sviluppo i piccoli agricoltori soffriranno ancora di più. Ma una certezza c’è: la Cina si mette a capo di un’inedita alleanza con Giappone e Corea del Sud, economie leader del continente asiatico che mai avevano collaborato in questi termini.

C’è ancora molto da lavorare, Usa e Ue in allerta. Sebbene rappresenti un passo storico nella regione asiatica, l’accordo è sicuramente meno ambizioso di altre aree di libero scambio come quella dell’Unione Europea o del NAFTA, di cui non offre lo stesso livello di integrazione normativa. Il segnale che arriva da est è però chiaro: il RCEP, grazie al raggiungimento di una coesione sulle regole che in precedenza ponevano serie difficoltà alla circolazione di prodotti, ha il potenziale di portare più sviluppo a una regione immensa. D’altro canto, secondo molti esperti, l’assenza di norme a protezione dei lavoratori e dell’ambiente danneggeranno Europa e Stati Uniti. Con salari e diritti contenuti, e minori vincoli ambientali, Cina e Stati Asean potrebbero aumentare il dumping sociale e ambientale, continuando a esportare a prezzi inferiori dei concorrenti occidentali. Insomma, non è detto che la guerra dei dazi di Washington contro Pechino finirà con l’elezione di Biden.

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