Gestire i risparmi secondo la piramide di Maslow

La piramide proposta dallo psicologo americano Abraham Maslow ci aiuta a mettere a fuoco i nostri bisogni. Vediamo come applicarla agli investimenti

Se un consulente finanziario vi chiedesse “perché vuoi investire?” e la vostra risposta fosse “per accumulare un bel gruzzolo possibilmente rischiando poco”, sappiate che il vostro interlocutore non ne sarebbe contento. Perché la vostra risposta non dice niente su chi siete, sulla situazione familiare e/o lavorativa che avete, sulle vostre prospettive di crescita professionale e di guadagno e men che mai sulla vostra reale propensione al rischio. In altre parole, sui vostri bisogni riferiti al patrimonio.
Per rispondere bene, dovete ovviamente mettere a fuoco questi bisogni. Solo così il consulente potrà aiutarvi a definire i vostri obiettivi finanziari, condizione sine qua non per una corretta costruzione del portafoglio d’investimento. Ma qui sta l’inghippo: come si mettono a fuoco i bisogni?

Quali sono i nostri bisogni? Ce lo dice la piramide. Nel 1954, lo psicologo americano Abraham Maslow pubblicò il volume “Motivation and Personality”, che riporta una teoria già illustrata nel 1943 sulle motivazioni dell’agire umano. Tutto ruota intorno a una piramide: quella divenuta nota come “piramide di Maslow” e che descrive la gerarchia dei bisogni umani. Il primo gradino appartiene ai bisogni primari, ovvero quelli che riguardano la nostra stessa sopravvivenza: fame, sete e via dicendo. Essendo funzionali all’autoconservazione, sono i primi bisogni a dover essere soddisfatti. Nel nostro mondo, l’appagamento si ottiene attraverso il denaro. E, più precisamente, con il reddito, quindi stipendio, pensione e altri flussi in entrata. Al secondo gradino si posizionano i bisogni di sicurezza: riguardano la salute, l’integrità e il futuro. Qui si colloca il nostro bisogno di assicurarci che sapremo mantenere il tenore di vita dopo il pensionamento. Non più solo il reddito per l’oggi, quindi, ma spazio anche al risparmio per il domani. Tuttavia, stiamo ancora gravitando intorno ai bisogni di livello “inferiore”, soddisfatti i quali si può passare al gradino successivo.

I bisogni nei rapporti con gli altri. Man mano che si sale lungo la piramide, il risparmio aumenta di importanza, non essendo più solo quel che resta del reddito destinato a soddisfare i bisogni primari o il mezzo per costruirsi una base d’appoggio possibilmente solida per il domani, ma diventando parte del sistema di valori di ognuno. Al terzo gradino, l’individuo si apre agli altri manifestando bisogni di appartenenza, che sono essenzialmente di tipo affettivo e relazionale. Amicizie, contatti e scambi significativi sul lavoro e l’attività professionale in genere, ma soprattutto famiglia e figli. In questo perimetro possiamo agevolmente far rientrare, fra le altre cose, tutto quanto attiene alla successione e al passaggio generazionale. Come posso garantire ai miei figli opportune occasioni di studio, di lavoro, d’impresa in futuro? Come posso sincerarmi che il passaggio di testimone alla guida dell’azienda familiare (piccola, media o grande che sia) avvenga correttamente e nei tempi giusti? E che le pratiche successorie si svolgano senza intoppi e con un esborso fiscale non esagerato? Non solo guardare avanti, ma guardare avanti per gli altri.

I bisogni più “nobili” in cima alla piramide. E passiamo al quarto gradino: i bisogni di stima, ovvero il prestigio, il successo, il rispetto e la considerazione altrui. È il tipo di bisogni che, per esempio, spingono chi ha grandi patrimoni a costituire fondazioni per il sociale, o chi possiede patrimoni più modesti a dedicarsi a iniziative qualificanti come la beneficienza e il volontariato. Bisogni “elevati”, importanti, e che però non sono ancora in cima alla gerarchia: qui troviamo i bisogni di autogratificazione, laddove l’essere umano tenta di dare un senso alle cose e alla sua stessa vita, gettando le basi per nuovi progetti, anche imprenditoriali. Come abbiamo accennato, lungo questa ascesa il risparmio modifica la sua funzione e, giocoforza, le sue caratteristiche: incidenza sul reddito, orizzonte temporale, livello di diversificazione ed esposizione al rischio. Se è vero che il passaggio da un gradino a quello successivo cambia il senso del risparmio, è anche vero che gestirlo adeguatamente può agevolare il passaggio al livello superiore: chi inizia ad accumulare per il proprio domani ha più chance di apprendere altre modalità per coltivare i risparmi anche per le generazioni successive. Insomma: il risparmio come fattore di elevazione sulla scala dei bisogni.

Morale: a cosa serve la piramide di Maslow? Può senz’altro aiutarci ad andare oltre la visione secondo cui quel che risparmiamo è semplicemente un serbatoio cui attingere in caso di necessità. Averne un po’ da parte ci fa certamente stare più tranquilli, soddisfacendo i nostri bisogni di sicurezza. Ma quello, come abbiamo visto, è solo il secondo livello del “videogioco”. Poi ci sono anche gli altri, che guardano al futuro non solo nostro: la piramide ce ne fa prendere visione, offrendoci un’utile occasione per mettere a fuoco le esigenze nostre e dei nostri cari e capire come concretamente possiamo soddisfarle.

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