Intelligenza artificiale, aiuto o minaccia?

“L’uomo dovrà fondersi con le machine per superare la minaccia esistenziale posta dall’intelligenza artificiale”, ha detto Elon Musk. Sarà davvero così? Cosa significa? E come influirà questo sulle nostre finanze?

Al netto delle dichiarazioni tipicamente tranchant del fondatore di Tesla Elon Musk, convinto che l’intelligenza artificiale sia destinata a superare quella biologica, è indubbio che l’evoluzione tecnologica sta aprendo nuove sfide e questioni di stampo etico-esistenziale. D’altra parte, ai non addetti ai lavori il tutto risulta ancora piuttosto fumoso e poco chiaro. Anche se si sente parlare spesso di intelligenza artificiale, infatti, i confini di questo fenomeno non sono ancora definiti – anche perché la sua evoluzione è continua e velocissima. Intorno ad essa ruotano poi falsi miti, elevatissime aspettative e qualche lecita preoccupazione (una su tutti: l’AI ci ruberà il lavoro?). Proviamo allora a circoscrivere l’analisi di questo vero e proprio megatrend al settore del risparmio e a rispondere a una semplice domanda: l’intelligenza artificiale farà bene o male alle nostre finanze? La risposta, naturalmente, non è univoca. In altre parole: dipende.

Che cos’è l’intelligenza artificiale? Facciamo un passo indietro e cerchiamo di dare una definizione chiara all’espressione intelligenza artificiale, spesso usata a sproposito. In estrema sintesi, il termine si riferisce alla teoria e alle tecnologie che permettono a sistemi di computer di eseguire azioni che normalmente richiederebbero l’intervento dell’intelligenza umana. Un esempio tipico di intelligenza artificiale è il machine learning, ovvero la capacità di una “macchina” di imparare dall’esperienza. Non finisce qui: l’AI, infatti, grazie all’enorme mole di dati che è in grado di processare, riesce a eseguire queste azioni in modo più rapido e accurato rispetto a quanto farebbe un essere umano. Questo significa che – a tendere – le macchine lavoreranno più velocemente e commettendo meno errori, con un significativo aumento dell’efficienza. Di qui, le grandi preoccupazioni dei lavoratori.

Come trasformerà il mercato del lavoro? Affrontiamo subito la questione più spinosa: l’intelligenza artificiale ruberà posti di lavoro agli esseri umani? Probabilmente sì, anzi, lo sta già facendo, ma le cose si aggiusteranno da sole, con il tempo. Secondo le stime di diversi esperti, il 30% dei lavori manuali sarà svolto dalle macchine entro il 2030, e nemmeno i lavori d’ufficio rimarranno indenni – pensiamo per esempio alle attività amministrative e di data entry. Addirittura le relazioni con i clienti saranno travolte dalla rivoluzione in atto, basti pensare alle chatbot che già si stanno diffondendo a macchia d’olio e che spesso sono gestite proprio da una macchina. Per fortuna, almeno stando alle stime di McKinsey, se è vero che il 45% dei lavori può essere automatizzato, è altrettanto vero che solo il 5% può essere automatizzato completamente. Significa che potremmo trovarci a dover convivere con l’intelligenza artificiale, ma non necessariamente a rinunciare al nostro lavoro. Certo, una riduzione della domanda di forza lavoro umana è da mettere in conto, almeno nel breve periodo. Ma a tendere, il mercato del lavoro troverà un nuovo equilibrio, proprio come è successo con l’industrializzazione prima e l’avvento di internet poi. Il lavoro umano cambierà sicuramente, ma non scomparirà. Sarà però una trasformazione graduale, quindi paradossalmente le prossime generazioni potrebbero essere quelle più “penalizzate”.

La nota positiva? Potrebbe aiutarci a risparmiare. Passiamo alle belle notizie. L’intelligenza artificiale potrebbe essere una valida alleata nella pianificazione e nella gestione dei nostri investimenti. Come detto, infatti, l’intelligenza artificiale è decisamente più forte della mente umana nel processare i dati e le decisioni di investimento si basano (o almeno, dovrebbero basarsi) essenzialmente sui dati. I cosiddetti roboadvisor possono analizzare una quantità enorme di dati e ribilanciare automaticamente i portafogli, oppure fornire una consulenza su quali investimenti effettuare. Inoltre, i roboadvisor hanno il merito di democratizzare il mondo degli investimenti, rendendolo accessibile anche a chi non dispone di somme enormi. Infine – per chi preferisse comunque essere seguito da un consulente in carne e ossa – l’intelligenza artificiale permette ai professionisti di avere più tempo da dedicare ai clienti, non dovendo più analizzare personalmente tutti i dati.

Ci permetterà di gestire meglio i nostri soldi. Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia. I dati regnano sovrani in molti ambiti e il marketing è senza dubbio uno di questi. Più cose una società sa di noi, più potrà profilarci, offrendoci i prodotti e i servizi con maggiori probabilità di fare breccia nel nostro cuore (e nel nostro portafoglio). Negli ultimi anni c’è stato un proliferare di app pensate per aiutare le persone a tenere sotto controllo le proprie entrate e le proprie uscite e permettere loro di crearsi un budget. Il problema è che il tutto può risultare ancora piuttosto complicato per chi non ha mai utilizzato strumenti simili: ecco perché molte di queste applicazioni stanno incorporando delle chatbot per assistere gli utenti e stanno puntando su una migliore attività di educazione finanziaria. Lo spazio di crescita per l’intelligenza artificiale in questo ambito è ancora molto ampio.

Renderà le nostre case più smart. Per ora la domotica è percepita ancora come qualcosa di piuttosto futuristico, ma il settore sta facendo passi da gigante e l’accoglienza sembra decisamente positiva. Ci sono tantissime opzioni per rendere la propria casa “intelligente”: per il momento quelle che vanno per la maggiore sono legate a controllo, sicurezza e connettività – come accendere il riscaldamento o le luci da remoto, o impostare automaticamente vari parametri che oggi vanno regolati manualmente. Anche qui il prossimo futuro ci porterà grandi cambiamenti.

 

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