Si tratta di un approccio che punta a combinare non soltanto prodotti e aree geografiche differenti, ma diverse asset class: l’obiettivo è diversificare le fonti di rendimento attenuando i rischi
“Multi-Asset is megl che uan”, potremmo dire concedendoci un nostalgico rimando a una fortunata campagna pubblicitaria della seconda metà degli anni Novanta. E vi spieghiamo perché. Innanzitutto, scomponiamo la parola. L’asset, in riferimento a un portafoglio d’investimento, è tutto ciò che è oggetto di scambio sui mercati finanziari: azioni, obbligazioni, valute o materie prime. Le varie categorie di asset si chiamato asset class: azionario, obbligazionario, valutario, eccetera. Quando si decide di investire parte dei propri risparmi, si può andare a comprare un titolo azionario o un obbligazionario, oppure qualcos’altro. Attenzione: abbiamo scritto “o”. In realtà, sarebbe meglio un bell’“e”: una sommatoria ragionata di asset, appunto, che ci consenta di diversificare le fonti di rendimento attenuando i potenziali rischi associati. Ed è qui che scatta il Multi-Asset.
Cos’è l’approccio Multi-Asset? Qualora vi interessaste ai fondi comuni d’investimento, notereste che molti riportano nel nome l’etichetta “Multi-Asset”. Come tale etichetta suggerisce, la caratteristica dei fondi Multi-Asset è quella di investire in più di una asset class: non solo azioni o bond, ma azioni e obbligazioni insieme, mixate a valute e, a volte, anche a investimenti alternativi, come quelli in materie prime. Il Multi-Asset è in pratica una formula che le case di gestione hanno messo a punto per quegli investitori che ambiscono ad avere rendimenti interessanti ma non amano moltissimo l’idea di assumersi troppo rischio. L’accattivante caratteristica “multi” ha fatto sì che le soluzioni ispirate a questo approccio divenissero particolarmente popolari, specialmente in tempi carichi di incognite e di incertezza come quelli che stiamo vivendo da una decina d’anni circa a questa parte.
L’ingrediente di base del Multi-Asset. Come forse si può intuire, è la diversificazione. Ovvero, il pilastro alla base di ogni fondo comune degno di questo nome. Solo che, a differenza dei fondi azionari e obbligazionari, qui non si tratta di selezionare aree geografiche e titoli diversi nell’ambito di una sola asset class o al massimo due (azionario, obbligazionario, e via dicendo), ma di andare a scegliere titoli, aree geografiche e anche asset class differenti. Tutto qui? Niente affatto: passare dalla teoria alla pratica, come pure si può immaginare, non è tanto agevole. Quando si parla di diversificazione, infatti, bisogna tenere a mente il suo “biscugino laterale”, per dirla alla ragionier Fantozzi: la correlazione. Essa, lo ricordiamo, misura l’intensità della relazione fra due variabili statistiche, esprimendola attraverso un valore compreso tra -1 e +1: un valore negativo indica che le due variabili si muovono in direzioni opposte; uno attorno allo zero segnala una possibile indipendenza fra le due variabili; infine, uno positivo ci dice che le variabili in esame si muovono insieme.
Gestire la diversificazione e la correlazione. Facile, no? No, per l’appunto: la questione si complica se si considera che tale valore non è scritto sulla polvere lunare, destinato a rimanervi, immutato e immutabile per sempre per via dell’assenza di atmosfera sul nostro bel satellite. Il fondamentale limite della correlazione (e quindi della diversificazione) è che tutti i mercati e tutti gli strumenti finanziari, in momenti di rischio elevato, si comportano all’incirca allo stesso modo: cioè, vanno male. L’antidoto a ciò esiste: è un attento monitoraggio da parte del gestore del fondo, chiamato a far fronte agli eventuali rischi di correlazioni positive crescenti. Quello che invece può fare l’investitore che fosse interessato ai fondi Multi-Asset è scegliere un prodotto adatto al suo profilo di rischio, e da lì in poi lasciar fare al gestore, posto che non abbia motivo di dubitare della sua professionalità. Sempre con un occhio attento, ovviamente, ai costi. In generale, è utile ribadire che diversificare conviene sempre e comunque. E la ragione si può facilmente indovinare: meglio investire in prodotti, aree geografiche e asset class differenti piuttosto che focalizzarsi su un unico strumento, per essere più attrezzati a parare i colpi nelle fasi di maggiore instabilità sui mercati.
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