Pro-euro o no-euro? Un viaggio guidato tra i dati dell’Eurobarometro uscito a giugno

Moneta unica europea oppure no? Le elezioni europee degli ultimi mesi sono state ampiamente caratterizzate da questa domanda. Una fotografia arriva dall'ultimo Eurobarometro pubblicato dal Parlamento Europeo

Gli italiani non si sentono ascoltati da Bruxelles e meno della metà di loro vede di buon occhio l’Unione Europea. Non solo: data la necessità di un cambiamento forte, i cittadini del Belpaese sono convinti che i partiti anti establishment siano i soli in grado di dare una reale svolta alla situazione. È quanto emerso dall’ultimo Eurobarometro pubblicato dal Parlamento UE a un anno dalle elezioni europee in agenda nel maggio 2019: il sondaggio, a cui hanno preso parte 27.600 cittadini dell’UE a 27, di cui 1.030 italiani, ha evidenziato che questi ultimi sono molto più scettici e disillusi rispetto alla media circa le potenzialità dell’Unione.

Gli italiani non si sentono ascoltati dall’UE. Veniamo ai numeri. In Italia, il 49% degli intervistati sostiene che le cose in Europa stiano andando nella direzione sbagliata e il 61% è convinto che la propria voce non abbia alcun peso all’interno dell’Unione (contro il 46% della media dell’UE a 27). Inoltre, solo il 39% ritiene che l’appartenenza dell’Italia all’UE sia una cosa positiva. Per quanto riguarda l’ascesa di partiti populisti e anti europeisti in diversi Paesi del Vecchio Continente, oltre la metà degli italiani (55%) non vi legge alcuna minaccia alla democrazia (la percentuale scende al 50% a livello UE).

La speranza nei partiti “del cambiamento” Di più: ben il 71% dei cittadini del Belpaese (contro il 56% a livello di UE a 27) è convinto che ci sia bisogno di un vero cambiamento e che proprio questi partiti “di rottura” siano i soggetti più adatti a tradurre una simile esigenza in realtà. Venendo ai temi ritenuti più importanti nell’ambito del dibattito europeo, gli italiani hanno messo al primo posto immigrazione (66% contro il 45% della media UE), lotta alla disoccupazione (60% contro 48%), economia e crescita (57% contro il 42%). Il Belpaese è invece risultato meno attento rispetto al resto d’Europa ad aspetti tra cui il cambiamento climatico – visto come una priorità dal 35% degli europei e dal 26% degli italiani – e la promozione dei diritti umani e della democrazia (32% contro 23%).

Elezioni europee? Guardando infine al tema specifico delle elezioni europee, per il 53% degli italiani la scelta del presidente della Commissione UE da parte dell’Europarlamento li motiverebbe ad andare a votare, mentre per il 68% ci dovrebbe essere un dibattito sulle questioni europee e sul futuro dell’UE. Meno della metà degli italiani, però (circa quattro su dieci) è al corrente della data delle prossime consultazioni europee. In definitiva, gli italiani non sono soddisfatti dell’establishment politico in generale e l’Unione Europea non fa eccezione. Del resto, questo atteggiamento non fa che confermare quanto già emerso dalle elezioni politiche di marzo, che dopo varie vicissitudini hanno portato alla nascita in Italia di un governo di coalizione tra Movimento 5 Stelle e Lega Nord, ovvero i partiti più populisti del panorama politico nazionale.

Gli europei credono ancora nell’Unione. Italia a parte però, va detto che le rilevazioni dell’Eurobarometro restituiscono un quadro tutto sommato confortante. Complessivamente infatti, si riscontra ancora un certo ottimismo, con il 67% degli intervistati che ritiene di trarre beneficio dall’appartenenza all’Ue: è la percentuale più alta dal 1983. Inoltre, la maggioranza degli intervistati continua a dirsi soddisfatta del modo in cui la democrazia sta funzionando nel proprio Paese (55%) e a livello di UE (46%). Al di là delle rilevazioni comunque, il vero banco di prova si terrà il prossimo maggio, quando i cittadini dell’Unione saranno chiamati a eleggere il nuovo Parlamento, un momento importante per il futuro del progetto europeo.

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