Recovery Fund: scopri cosa si è deciso al vertice del Consiglio Europeo

Approvato all’unanimità il Recovery Fund da 750 miliardi di euro. I Paesi “frugali” accettano la mutualizzazione del debito, ma in cambio ottengono sconti sul bilancio e controlli stringenti

L’accordo tanto atteso è finalmente arrivato. Dopo aver partecipato al Consiglio europeo più lungo della storia, i Capi di Stato dell’Unione hanno finalmente raggiunto un compromesso dopo i loro estenuanti negoziati. I leader hanno infatti concordato nella mattinata di martedì 21 luglio un piano di aiuti di ben 750 miliardi di euro per rispondere alla pandemia da coronavirus. Sì quindi alla proposta presentata dalla Commissione e alle richieste dei Paesi più colpiti come Italia, Spagna e Francia guidati dalla Germania. I “frugal four”, come sono stati chiamati in questa delicata fase, capitanati dall’Olanda, hanno accettato il programma, ottenendo comunque grandi concessioni.
Ma la vittoria non è solo a livello economico: l’approvazione del piano rappresenta per molti la voglia dei Paesi dell’eurozona di andare avanti uniti, superando le divergenze per aiutarsi a vicenda.

Contributi a fondo perduto e pacchetto da 1.82 mila miliardi di euro. In gioco sostanzialmente c’era la mutualizzazione del debito tra i Paesi. In parole semplici, la possibilità di emettere “obbligazioni comunitarie” garantite da tutti i membri dell’Unione. Fino a poche ore fa quest’idea era ferocemente osteggiata da Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, che inoltre chiedevano più controlli e meno soldi soprattutto verso i Paesi più indebitati. Ma alle 5.30 di martedì è arrivata la svolta: l’accordo raggiunto lascia infatti la possibilità di raccogliere liquidità attraverso l’emissione di “titoli comuni europei” come li ha definiti lo stesso Presidente Conte, gli ormai famosi Recovery Bond, garantiti appunto dall’Ue nel suo complesso.
Ma non solo, il Consiglio europeo ha anche lasciato invariato l’ammontare complessivo delle risorse del piano Next generation Eu presentato dalla Commissione a maggio, pari a 750 miliardi, pur ridefinendo la composizione tra contributi a fondo perduto (390 miliardi) e prestiti (360 miliardi). Purtroppo, sono stati ridotti i fondi destinati ai progetti green e di ricerca inizialmente messi sul piatto.
Il piano di ripresa sarà collegato a un nuovo bilancio europeo settennale di 1.074 mila miliardi di euro, portando il pacchetto finanziario totale a 1.82 mila miliardi di euro.

La battaglia dei Frugal four: alcune concessioni sono arrivate. Tutto bene quel che finisce bene, ma la strada per raggiungere questo accordo è stata a dir poco scoscesa. Chi vince? Chi perde? Beh, come ogni buon accordo, il piano si basa su molti compromessi: i frugali hanno sì accettato di fare da garanti su 750 miliardi di prestiti, ma hanno comunque chiesto qualcosa in cambio, tra cui un aumento significativo degli sconti – i cosiddetti rebates – che vengono utilizzati per limitare i contributi complessivi al bilancio dell’UE (per l’Olanda si parla di 1,92 mld di euro l’anno in meno da versare al bilancio Ue). Una concessione sembra anche la quota che i membri possono trattenere come costo per i dazi doganali che ricevono dall’Ue, che sale dal 20 al 25 per cento, che grazie al porto più trafficato d’Europa, Rotterdam, fa aumentare e non di poco i ricavi per il Paese dei tulipani. Inoltre, è stata anche introdotta la possibilità, in caso di “deviazioni significative” rispetto agli impegni assunti, di attivare un iter di blocco delle erogazioni che coinvolgerebbe il Consiglio europeo. Chi riceverà aiuti e prestiti sarà quindi sottoposto a controlli stringenti sul loro impiego.

Va bene l’accordo, ma quando arriveranno i soldi? Raggiunto l’accordo mancano ora i fatti: quando potremmo utilizzare i prestiti? Nel testo della Commissione si legge che il Fondo distribuirà le risorse tra il 2021 e il 2023 fino al 2026. Per la ripartizione varranno due criteri: nel primo periodo il livello di disoccupazione nel 2015-2019, per il 2023 invece la perdita di Pil reale nel 2020-2021. Gli aiuti verranno erogati a rate, in base all’effettiva realizzazione di riforme messe nero su bianco dagli Stati.  Quanti soldi andranno all’Italia? Secondo i calcoli di Palazzo Chigi, dovremmo ricevere complessivamente 208,8 miliardi dal Recovery Fund, molti più dei 172,8 proposti dalla Commissione. Sui sussidi c’è un leggero calo (da 81,8 a 81,4 miliardi), ma la quota di prestiti ottenibile è molto più alta (da 90,9 a 127,4 miliardi). Inoltre, Conte ha ottenuto anche la possibilità di accedere ad una “soluzione-ponte” per avere i soldi già quest’anno, in attesa che il Recovery Fund entri in funzione nel 2021.

I prossimi passi. Superare lo scoglio dell’unanimità posta dal Consiglio europeo è un grande passo, ma manca ancora il benestare dei parlamenti per rendere il Recovery fund immediatamente disponibile. L’accordo dovrà infatti essere ratificato dai Parlamenti di tutti i Paesi membri e dall’Europarlamento. Un percorso che dovrebbe concludersi entro la fine di quest’anno.

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