Spread: istruzioni per l’uso

Lo spread è tornato prepotentemente a essere protagonista di giornali e telegiornali soprattutto dopo la bocciatura dell’Italia da parte della Commissione Europea. Ma cos’è lo spread e quali sono i suoi effetti?

Era un po’ che non se ne sentiva parlare, ma negli ultimi mesi lo spread è tornato prepotentemente a essere protagonista dei titoli di giornali e telegiornali. In effetti il suo valore è tornato a salire, in risposta alla crescente incertezza sulla Legge di Bilancio per il 2019, fresca di bocciatura da parte della Commissione europea. Ma cosa si cela dietro a questa parola così ricorrente?

Spread: cosa significa e come si calcola? Ma che cos’è esattamente lo spread e perché di punto in bianco si mette a correre, seminando il panico tra gli investitori? Partiamo dalla spiegazione del termine. Quando si parla di spread si fa riferimento a una differenza tra due elementi in confronto tra loro. Lo spread, riferito ai mercati finanziari, indica la differenza tra il rendimento dei nostri Btp decennali e quello dei titoli di Stato tedeschi di pari scadenza (Bund), considerati un investimento sicuro e quindi tendenzialmente stabile. Se per esempio il rendimento del Btp è del 4% e quello del Bund dell’1%, lo spread sarà pari al 3%, ossia a 300 punti base. Significa quindi che lo Stato italiano dovrà pagare il 3% di interessi in più rispetto a quello tedesco su titoli di pari durata.

Perché sale lo spread? In linea di massima questo differenziale aumenta quando cresce il rendimento del Btp, sintomo che un investimento in titoli di Stato italiani viene percepito come più rischioso: gli investitori tendono a vendere i titoli di Stato che hanno in portafoglio per liberarsene, provocando un calo del prezzo e un aumento della remunerazione (ovvero del rendimento) richiesta per farsi carico dell’aumentato rischio. Ecco perché si dice che lo spread è una misura del “rischio Italia” percepito e, quando inizia a salire, tra gli investitori scatta una sorta di “campanello di allarme”.

A che punto è lo spread? Il termine “spread” è entrato nel linguaggio comune nel 2011, quando ha toccato il suo picco a 574 punti durante il governo Berlusconi. Ora non ci troviamo su livelli così elevati, ma il differenziale tra Btp e Bund ha comunque registrato un rapido aumento a seguito del braccio di ferro Italia-Ue sulla manovra. Nei giorni scorsi infatti, lo spread ha superato la soglia psicologica dei 300 punti, arrivando a toccare i 324 punti dopo le prime critiche di Bruxelles sul documento programmatico di Bilancio inviato dall’Italia lo scorso 15 ottobre.

Che effetti ha lo spread su famiglie e imprese? Il canale di trasmissione principale sono le banche, che hanno in pancia una quota elevata di Btp. Quando questi perdono valore, gli istituti di credito potrebbero decidere di “scaricare” le perdite subite sui tassi applicati ai prestiti erogati alle imprese e sui mutui concessi alle famiglie. Questo renderebbe l’accesso al canale del credito, vitale per le aziende e per le famiglie, molto più difficile. Inoltre c’è un tema di competitività: un aumento dello spread si traduce nella possibilità per le imprese tedesche di ottenere capitali a un prezzo inferiore rispetto a quello che devono pagare le imprese italiane.

 

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