Vuoi un aumento di stipendio? Prenditelo

Chiedere, e ottenere, un incremento della propria retribuzione: difficile, ma non impossibile. Passo dopo passo, come farsi dire di sì...

Il coraggio a due mani. «Supponiamo che tu voglia chiedere un aumento al tuo capo. Prima fermati e rifletti. Poi, prendi il coraggio a due mani e vai nel suo ufficio. Potresti trovarlo alla sua scrivania oppure trovare una sedia vuota. Delle due, l’una: non c’è. Del resto neanche tu sei nel tuo ufficio. Cosa fare? Non scoraggiarti e aspetta il suo ritorno. Ma il tuo capo potrebbe non tornare. Potrebbe essersi intossicato a mensa mangiando uova marce, o aver ingoiato una lisca di pesce, o aver preso il morbillo da una delle figlie. E se anche rientrasse, chi ti dice che sia di buon umore? Che ti sorrida e ti faccia accomodare quando bussi alla sua porta? Che sia questo il momento giusto? Se è venerdì potrebbe esser meglio aspettare il lunedì. Se è mattina tornare il pomeriggio. E se fosse in piena digestione… Rilassati. Aspetta il giorno dopo e se sarà presente, se sarà disponibile, sforzati di nuovo di convincerlo» (da L’arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento di Georges Perec).

25.980 l’anno, la paga di un dipendente. Retribuzione media di un lavoratore dipendente italiano: 25.980 euro l’anno (Fonte: Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane, Rapporto 2010 di Unioncamere).

Il 95% non chiede mai. Secondo una statistica americana, il 95% dei lavoratori dipendenti, durante la propria carriera professionale, non chiede mai all’azienda un aumento di stipendio. Prima di procedere con la richiesta è necessario valutare se si è nella posizione giusta per farlo. Chi è nuovo, dovrebbe aspettare almeno sei mesi; chi svolge già da tempo e in maniera efficiente i compiti assegnati o si assume nuove responsabilità, può valutare la richiesta.

Con criterio e senza insistere. Il 45% degli imprenditori inglesi, interrogati sulla questione, dicono di stimare i lavoratori che chiedono un aumento, purché lo facciano con criterio e senza insistere.

Il momento giusto. La prima regola per farsi dire di sì a un ritocco dello stipendio è chiederlo quando ci si rende conto che il momento è opportuno: un cambio di qualifica o di sede, per esempio, o l’assegnazione di un lavoro supplementare o, ancora, di un incarico importante. Non bisogna avere fretta. Se il capo è nervoso, meglio evitare. Presentare le richieste il venerdì pomeriggio, in modo che durante il fine settimana il responsabile abbia tempo per pensarci.

Quanto chiedere. In media, un aumento di stipendio nella propria azienda si aggira intorno al 5%-15%. Richieste di aumento troppo alte (30-40%) potrebbero non essere nemmeno prese in considerazione.

Fissate un appuntamento. Meglio discutere, con calma, in ufficio, che di sfuggita nei corridoi o al parcheggio. Fissate un appuntamento con il responsabile per discutere del vostro lavoro, senza specificare il motivo.

Prepararsi è tutto. Chiedere rende nervosi. È importante non improvvisare e presentarsi all’incontro preparati, rilassati e sicuri di sé. Raccogliete dati concreti sui vostri risultati, stendete una sintesi dei punti più importanti e argomentate in modo obiettivo la vostra richiesta. Una buona idea può essere leggere gli annunci di lavoro per posizioni simili alla propria: in questo modo ci si fa un’idea dello stipendio proposto nel settore.

Quanto valgo sul mercato? Quantomipagano.com valuta il proprio stipendio in base al mercato, all’area geografica, al settore di riferimento, alle dimensioni dell’azienda, all’anzianità, all’età anagrafica e al sesso. Il metodo è semplice: s’inseriscono i propri dati, si seguono le istruzioni richieste e, alla fine, il proprio stipendio viene confrontato con quello minimo, medio e massimo, rilevato nel settore di appartenenza. Il servizio è anonimo e gratuito. Con un report di 13 pagine (15 pagine per le professioni dei dirigenti), mypay.it analizza invece il nostro profilo professionale e retributivo e fornisce le informazioni utili per negoziare un aumento di stipendio. Una sezione di counseling suggerisce poi le competenze su cui puntare e quelle da migliorare. Il servizio è a pagamento: 19 euro per impiegati e operai; 29 euro per quadri; 44 euro per i dirigenti.

Gli errori da non fare. Quando ci si presenta davanti al capo per chiedergli l’aumento dello stipendio ci sono delle cose da non fare. Evitate di partire dalla vostra insoddisfazione o da un reclamo. Non minacciate di andarvene: se poi non lo fate, risulterete poco credibili e, se non avete alternative concrete, potreste rischiare grosso. Non fate mai confronti con i colleghi: le possibilità di successo della vostra richiesta non aumenteranno e risulterete un collega sgradito.

Contrattempi. Se il capo divaga e parla dei suoi appuntamenti, fategli notare in maniera gentile che siete lì per parlare della vostra retribuzione. Se la proposta che vi fa non vi convince ditegli che avete bisogno di pensarci e fissate un appuntamento dopo un paio di giorni.

Essere concreti. Presentatevi sempre nella maniera più razionale possibile. Se il vostro capo dovrà riportare la questione al responsabile del personale, sarà più facile per lui ricordare dati concreti a sostegno della richiesta.

Chiari e diretti. Alla fine del proprio discorso, procedere con la richiesta: precisa, chiara ed espressa in percentuale. «Credo sarebbe appropriato rivedere il mio stipendio incrementandolo del 10%….»: poi rimanete in silenzio e aspettate.

La reazione del capo. Se la risposta è positiva, definite le modalità e la tempistica dell’aumento. Se negativa, non mostratevi indispettiti e chiedete i motivi del rifiuto. Se è un problema di budget o di tempi sbagliati, in futuro potrebbe andare meglio. Se le ragioni sono altre, chiedere sempre con discrezione: «Cosa dovrebbe succedere perché mi sia concesso un aumento del 10%?». A questo punto il capo dovrà definire una condizione oggettiva, al raggiungimento della quale, molto probabilmente si otterrà l’aumento.

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