Vita da single, istruzioni per l’uso

Secondo Coldiretti chi vive da solo spende più del doppio degli altri: colpa di cibi pronti e di tariffe non sempre a misura. Risparmiare, comunque si può: ecco le indicazioni per una vita al singolare

Com’è caro essere single. In Italia, dice l’Istat, i single sono 7,7 milioni. Per effetto dei mutamenti demografici e sociali che si sono verificati negli ultimi dieci anni nel nostro Paese, gli italiani che vivono da soli sono aumentati del 41%. Per loro, spiega un recente studio di Coldiretti (Confederazione nazionale coltivatori diretti), il costo della vita è più alto, circa il 66% in più rispetto alle spese sostenute da chi vive in coppia. I rincari sono soprattutto sul fronte alimentare: la spesa media per cibo e bevande di un single è di 332 euro al mese, il 62% superiore a quella media di ogni componente di una famiglia tipo di 2,3 persone (204 euro). Per i single – prosegue Coldiretti – l’aumento è più del doppio (101%) per l’abitazione, del 76% per i combustibili e per l’energia e del 29% per i trasporti rispetto alla media per persona di una famiglia tipo.

Che cosa costa di più. Tra i motivi della maggiore incidenza della spesa a tavola c’è la necessità per i single di acquistare quantità di cibo maggiori del necessario per la mancanza di formati adeguati che, comunque, quando disponibili sono molto più cari di quelli tradizionali. Ma non è tutto. Gli appartamenti e le case più piccole hanno prezzi più elevati al metro quadro sia in caso di acquisto, sia in caso di affitto e usare l’automobile da soli costa di più, come pure riscaldare un appartamento.

Il boom (poco economico) di piatti pronti e monoporzioni. Da un’analisi Coldiretti sul calo dei consumi alimentari nel 2012 (elaborazione su dati Ismea/Gfk-Eurisko), due anni fa le vendite dei piatti pronti sono aumentate del 5% per quanto riguarda i primi a base di cereali e del 15% per le verdure già lavate e tagliate. Grande balzo in avanti anche per le monoporzioni che, tuttavia, sono ben più costose delle confezioni formato famiglia. I motivi del rincaro, spiega Sandro Castaldo, docente all’università Bocconi di Milano, sono molteplici: “Nel costo finale del prodotto non incide soltanto la confezione, ma anche la lavorazione in monoporzioni. Un esempio? Per ottenere cinque vaschette di pasta fresca da 100 grammi l’una occorre moltiplicare il processo di riempimento e impacchettamento cinque volte, per una confezione famiglia da mezzo chilo queste operazioni si effettuano una sola volta. Altro elemento da considerare sono i costi di stoccaggio: confezioni più piccole richiedono più tempo per essere inserite negli scaffali”.

Cibi a lunga scadenza e spesa al mercato. Una porzione d’insalata già lavata da 200 grammi costa mediamente 13 euro al chilo, quelle da meno di 100 grammi, 16 euro. Al mercato si potrebbe comprare tutto nella quantità desiderata spendendo al massimo due euro al chilo. Altro consiglio, comprando soltanto – durante le offerte – cibi a lunga conservazione (che scadono cioè dopo parecchio tempo dal confezionamento: il latte a lunga conservazione, per esempio, in genere va a male tre mesi dopo il suo confezionamento) si possono risparmiare almeno 114 euro al mese, 1.368 l’anno. Una mano, poi, arriva dalle app, con cui gestire più facilmente il proprio budget (delle più utili vi abbiamo parlato qui).

Bollette a misura di single. Per quanto riguarda le bollette di luce e gas, il sito Sostariffe.it spiega che passando al mercato libero si può tagliare circa il 10% della spesa. Approfittando di offerte mirate in base alle proprie esigenze, una persona che vive da sola può risparmiare almeno 28 euro l’anno sulla bolletta elettrica e più di 40 su quella del gas. Facendo due conti si possono tagliare le spese di circa 80 euro l’anno. Altro accorgimento è nell’uso degli elettrodomestici: lavatrice e lavastoviglie, per esempio, devono essere usate prevalentemente a pieno carico (come risparmiare sulla bolletta del gas l’abbiamo spiegato anche qui).

Risparmiare sulla mobilità. In materia di mobilità, poi, i sistemi di car-sharing (qualche informazione in più in questo articolo) offrono un’alternativa valida a chi si sposta in macchina ogni giorno per lavoro, grazie alla condivisione dei costi del carburante. E se si vive e lavora in città, i mezzi pubblici sono sicuramente più convenienti della macchina, le cui spese di gestione non possono essere divise, come avviene in famiglia. Secondo uno studio della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Istat, chi per spostarsi usa bus, metro e tram risparmia in media 80 euro al mese (come risparmiare usando i mezzi pubblici l’avevamo spiegato qui).  Una somma importante, considerando che in media mantenere un’automobile costa circa 7000 euro l’anno (consigli su come ridurre le spese legate all’automobile li trovate in questo video).

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