Trasformare fondi di caffè e scarti di frutta e verdura in concime riduce la raccolta dell’umido e permette anche di risparmiare sulla Tari: in alcuni comuni lo sconto arriva al 30%
Col compostaggio il concime è fai da te. In questa infografica abbiamo parlato di come fare correttamente la raccolta differenziata. Per i più volenterosi, però, esiste una pratica ulteriore che consente di dimezzare la raccolta dell’umido, spendere meno per la tassa sui rifiuti e nutrire orto e giardino a costo zero, tutto in una mossa. Si tratta del compostaggio domestico, consente di salvare dalla pattumiera fondi di caffè e scarti di frutta e verdura trasformandoli in concime. Fare compostaggio in casa, in pratica, significa occuparsi di una piccola fabbrica biologica dove operano insetti, batteri e funghi che – attraverso un processo laborioso – trasformano le sostanze organiche in sali minerali, acqua e anidride carbonica, elementi necessari per fertilizzare il terreno in modo naturale.
Sconti fiscali per chi fa il compostaggio. In tanti comuni chi pratica il compostaggio domestico paga meno la Tari, la tassa sui rifiuti: in media, la riduzione è del 10%, con punte del 30. In più, alcune amministrazioni forniscono anche il composter o ne rimborsano l’acquisto. A Bologna, per esempio, lo sconto è del 10%: per ottenerlo bisogna presentare una richiesta a Hera, società che si occupa dei servizi ambientali, per attestare che si vuole praticare in modo continuativo il compostaggio. Il diritto allo sconto si applica dal trimestre successivo alla data di presentazione della domanda. A Roma, invece, il bonus è del 30% spetta a tutti coloro che scelgono il compostaggio come forma di smaltimento del rifiuto organico. Anche a Napoli la riduzione è del 30%: informazioni possono essere chieste all’Asìa, la società che si occupa dei servizi di igiene urbana. In generale il referente giusto è l’Ufficio ecologia del proprio Comune o, in alternativa, il consorzio che in zona gestisce la raccolta e il riciclo dei rifiuti. Per il riconoscimento dell’agevolazione è necessario essere in regola con i pagamenti degli anni precedenti.
Una compostiera per partire. Per fare compostaggio serve un po’ di spazio. A chi vive in appartamento basta un terrazzo o un balcone, chi invece abita in una casa più spaziosa può utilizzare un angolo del giardino. La selezione dei materiali compostabili inizia in cucina: resti di frutta, verdura, cibi non cotti, fiori secchi, filtri di tè e caffè, foglie secche sono tutti materiali preziosi da riutilizzare. Servirà anche una compostiera, contenitore di plastica con fori sui lati che, sul fondo, ha una griglia a maglie fitte. La compostiera si compra nei negozi per il fai da te o nei vivai (prezzi compresi tra i 50 e i 200 euro a seconda di modelli e dimensioni) o si costruisce da sé (in rete si trovano diversi tutorial come questo). Indipendentemente dal modello, è indispensabile che la compostiera permetta il passaggio di aria e luce, il mantenimento di calore ed umidità e un buon drenaggio dell’acqua. Meglio preferire i modelli quadrati o rettangolari, che permettono di mescolare il contenuto più facilmente. Altro consiglio, controllare che non manchino le prese d’aria alle pareti o la porticina sul lato: in alternativa si rischiano i cattivi odori. In giardino, la compostiera va tenuta in uno spazio libero su tutti i lati, cioè non a contatto con cespugli o arbusti. Il punto migliore è all’ombra di un albero, che ripari dal sole d’estate e dagli acquazzoni d’inverno. Chi ha un terrazzo o un piccolo cortile può sistemare la compostiera, ovviamente più piccola di quella che si userebbe in giardino, in un angolo.
Che cosa mettere nella compostiera. Nella compostiera non va tutto l’umido: sì a scarti di frutta e verdura, bucce di agrumi non trattati, fiori recisi, filtri del tè, fondi di caffè, gusci d’uovo, fazzoletti, tovaglioli e quotidiani. Niente avanzi di carne, pesce, salumi e formaggi. Evitare anche plastica, pannolini, lattine, oggetti non biodegradabili o sintetici e la carta colorata dei settimanali. Nella compostiera si possono mettere anche foglie secche e ramoscelli: prima, però, è opportuno farli a pezzetti per velocizzare la decomposizione.
Il primo compost dopo due mesi. Per fare il compost non serve adoperarsi granché, basta controllare periodicamente l’umidità del bidone che, se eccessiva, fa marcire i rifiuti (se succede lo si capisce dal cattivo odore). Per evitare il problema basta alternare uno strato di umido a tre di rifiuti secchi, aggiungere carta, coprire il terriccio e, due volte a settimana, mescolare tutto per far circolare l’aria. Dopo due o tre mesi si ottiene il primo compost. Per averne uno più maturo, che si riconosce da un colore scuro e da un intenso profumo di bosco, ne occorrono almeno otto. Il terriccio pronto si preleva attraverso lo sportellino alla base del bidone. Quello fresco va aggiunto alle aiuole dell’orto e, nei cambi di stagione, alla base degli alberi, mescolandolo al terreno. Quello più maturo si sparge sul terreno subito dopo la semina oppure, mescolato con torba o terra, si usa per i vasi dei fiori da interno e da esterno.
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