I risultati dell’Indagine Internazionale sul rapporto tra risparmiatori e la casa svolta da ING in 14 paesi in Europa
Gli italiani fanno più fatica a sostenere le spese per la casa. L’indagine internazionale di ING su case e mutui, svolta lo scorso settembre su un campione di 14000 individui in 14 paesi in Europa, ci restituisce un quadro geograficamente molto differenziato in cui, a peggiori performance delle economie nei vari paesi, corrispondono maggiori difficoltà da parte delle famiglie a fare fronte ai costi mensili per affitto e mutuo.
L’economia in recessione non aiuta le famiglie italiane
Vediamo un po’ di numeri. Se mediamente in Europa (dove la crescita, seppur modesta, è comunque positiva) circa il 28% degli intervistati trova difficile o molto difficile fare fronte alle rate mensili del mutuo o alle spese per l’affitto, la percentuale sale al 40% nel caso dell’Italia, la cui economia è ancora in recessione. In base ai dati dell’indagine, il problema risulta più rilevante per gli affittuari che per i proprietari che pagano le rate del mutuo. Come si spiega questo dato?
La fase recessiva, tipicamente accompagnata da una compressione del reddito disponibile delle famiglie, in Italia si riflette nella percezione di disagio da parte di queste ultime nel far fronte agli obblighi economici legati alla casa, che sono difficilmente comprimibili. Ciò è vero a maggior ragione quando la crisi dell’economia risulti particolarmente prolungata, come quella che stiamo vivendo, e laddove i margini per politiche fiscali espansive siano più risicati, proprio come nel caso dell’Italia.
Eppure il dato è in leggero miglioramento rispetto allo scorso anno, quando era il 46% degli italiani ad essere preoccupato per le spese di casa. Il miglioramento, comunque modesto,potrebbe essere dovuto a un’attenuazione della contrazione, grazie a un lieve miglioramento dei consumi delle famiglie che è coinciso con una stabilizzazione del quadro occupazionale. Proprio a Settembre, mese nel quale è stata svolta l’indagine, si è registrato in Italia un aumento tendenziale dello 0.6% dell’occupazione; era dal maggio 2012 che non si osservava una variazione tendenziale positiva nei dai mensili del mercato del lavoro. E’ quindi possibile che la percezione di un minor rischio occupazionale abbia inciso positivamente sulla valutazione sulla sostenibilità della rata dei mutui.
Italiani meno ottimisti sulle prospettive dei prezzi delle case
L’impatto della crisi economica e, è opportuno sottolinearlo, della sua persistenza, si ritrova chiaramente anche in un altro aspetto toccato dall’indagine: le aspettative sui prezzi delle abitazioni. Dal confronto fra paesi emerge nuovamente una forte variabilità nelle risposte, legata sia alla diversa posizione relativa nel ciclo economico sia a fattori specifici al mercato locale delle abitazioni. Così, se il 53% degli europei interpellati ritengono che i prezzi delle case aumenteranno nei prossimi dodici mesi, è solo il 30% degli italiani (la percentuale più bassa fra i paesi monitorati) ad attendersi un loro aumento. Come confermato recentemente dall’ISTAT, il calo tendenziale dei prezzi delle case, ininterrotto da inizio 2012, è ancora in atto. Sembrerebbe quindi che gli italiani stiano metabolizzando i segnali che arrivano dal mercato, adattando le proprie previsioni al nuovo contesto. Secondo i dati dell’indagine, resta tuttavia curiosamente ancora ben radicato, con percentuali superiori al 40% in Italia e nella media europea, l’assunto che i prezzi delle case, bene rifugio per antonomasia, possano solo salire. Certe credenze sono dure a morire.
Germania paese ideale secondo gli Europei
Un altro aspetto affrontato dall’indagine, riguarda l’indicazione del paese ideale dove abitare nelle varie fasi della vita. I numeri parlano chiaro: a guidare la classifica per l’europeo medio è la Germania, vista come luogo ideale per crescere i bambini (per il 16,2% degli europei), per costruirsi una carriera (per il 25,7% degli europei) e, forse più sorprendentemente, anche per ritirarsi in pensione (per il 13.8% degli europei, a pari merito con la Spagna). Agli occhi degli europei, l’Italia non appare particolarmente attraente. Solo il 3.7% la ritiene infatti luogo ideale per crescere i bambini, l’1,7% il miglior posto dove costruirsi una carriera e un modesto 6,4% il paradiso per la pensione. Evidentemente il sole non è ritenuto sufficiente neppure per questo. E che dire delle preferenze degli italiani? I nostri connazionali intervistati non disprezzano il loro paese, visto come luogo ideale dove crescere i bambini dal 19,7% (segue la Germania con il 15,7%) e, con ampio margine, dove passare gli anni della pensione (per il 27.7% davanti alla Spagna con il 12,1%). L’eccezione, e questo non sorprende, riguarda la sfera lavorativa, dove a guidare le preferenze è la Germania con il 32,8%, seguita ad alcune lunghezze dalla Gran Bretagna con il 22.5% dei favori. Solo il 7,4% degli italiani ritiene l’Italia paese ideale dove fare carriera. Indicazioni comunque interessanti che, sia pur in modo indiretto, segnalano che la Germania non sia vista solo come un severo guardiano del rigore, ma anche come un modello da imitare, anche al di fuori della sfera puramente economica.
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