L’economia della condivisione consente di fare esperienze riducendo i costi: da Wimdu a Blablacar passando per Cucinaecondividi, le startup per mangiare, spostarsi e dormire fuori senza spendere una fortuna.
Il 2015, scriveva pochi mesi fa il Time, sarà l’anno della definitiva consacrazione della sharing economy, modello economico basato sullo scambio e la condivisione inserito dal settimanale statunitense tra le dieci idee che cambieranno il mondo.
Un modello economico che sposa la tecnologia. Alla base della sharing economy c’è l’offerta alla comunità – dietro un corrispettivo molto spesso simbolico – di ciò che si ha o che si sa fare. Internet, gli smartphone e la velocità di connessione hanno reso questa relazione più immediata e facile. Secondo il politologo americano Jeremy Rifkin, i collaborative commons (gli esempi di sharing economy, ndr) sono in aumento ed entro il 2050 diventeranno il primo arbitro della scena economica in molti paesi del mondo. L’economia collaborativa può tornare molto utile a chi sta organizzando una vacanza: per dormire, per spostarsi e per mangiare ci sono moltissime soluzioni che, grazie appunto alla condivisione, permettono di ridurre i costi.
Le soluzioni della sharing economy per dormire a costo zero. Per chi è alla ricerca di una sistemazione per dormire la sharing economy offre molte opportunità. Couchsurfing è un social network che permette di condividere il proprio divano – letteralmente- e di ospitare gente da tutto il mondo. La rete dei couchsurfer conta già 7 milioni di iscritti: tutto si basa sulla fiducia, sui commenti e sulle recensioni. Per soggiorni brevi c’è anche Nightswapping, app che consente agli iscritti al nework di accumulare punti ospitando gratuitamente i viaggiatori del network e utilizzarli poi per altre notti gratuite a casa di altri. Molto simile è Camp in my garden, sito che mette in contatto chi ha un giardino o una proprietà privata e lo mette a disposizione di chi cerca un posto gratis o economico per fare campeggio.
Viaggiare a costo zero scambiando la casa. Sul web ci sono numerosi portali che permettono di scambiare casa: Mindmyhouse, per esempio, mette in contatto proprietari che hanno bisogno di qualcuno cui lasciare la propria casa e persone che si candidano come house sitter. Scambiocasa, Homelink e Knok., invece, previa registrazione mettono in contatto swappers che offrono la propria abitazione e che sono alla ricerca di una sistemazione domestica nello stesso periodo.
Wimdu, per soggiornare risparmiando. Tra i siti che mettono in contatto chi offre il proprio appartamento e chi è alla ricerca di una sistemazione per le vacanze c’è Wimdu, piattaforma online nata nel 2011 che conta 300 mila offerte in 100 paesi. In media, un pernottamento con Wimdu costa il 50% in meno rispetto a una stanza d’albergo. “Puntiamo a garantire ai nostri utenti la massima qualità e sicurezza, mantenendo i prezzi accessibili – spiega Valeria Calderoni, Marketing Manager per l’Italia di Wimdu – e controllando scrupolosamente gli alloggi sulla piattaforma. . Nell’ultimo anno abbiamo implementato un controllo telefonico sui proprietari per verificare l’attendibilità di chi pubblica un annuncio, poi, ove possibile, inviamo i nostri fotografi che realizzano gli scatti pubblicati sul sito e che constatano di persona lo stato dell’immobile”. A disposizione dei proprietari c’è anche un servizio di traduzione degli annunci. Fino a oggi un milione di viaggiatori ha trascorso oltre cinque milioni di notti in alloggi Wimdu.
Stesso funzionamento per Airbnb, sito nato nel 2008 che previa iscrizione permette di trovare una sistemazione in 34 mila città di 190 paesi del mondo, per un totale di un milione di alloggi. Completata la prenotazione, ospite e host possono scriversi una recensione a vicenda, costruendo così la reciproca reputazione all’interno della community.
Spostarsi in auto tagliando le spese con la sharing economy. Tra i portali più famosi per chi deve spostarsi in auto da una città all’altra e risparmiare, sfruttando la sharing economy, c’è Blablacar, sito che mette in rete autisti e potenziali passeggeri con notevoli risparmi di costo per entrambi (fino al 75%) e minore impatto ambientale. La piattaforma, in pratica, permette di condividere il viaggio in auto pagando il prezzo fissato dal conducente. Sul motore di ricerca interno si può selezionare il tragitto che interessa e scegliere il passaggio in base al prezzo, al profilo e alle opinioni sul guidatore. Il servizio è valido per viaggiare in Italia e in Europa. Molto utili, poi, sono i servizi di car sharing locali: Car2Go di Daimler e Enjoy di Eni, presenti a Roma, Milano e Firenze, sono i più noti ma ce ne sono anche altri che funzionano a livello locale, come Twist, per ora in funzione solo a Milano.
Condividere una cena in sharing economy. Gnammo è un social eating network nato poco più di due anni fa dall’unione di due startup. Si tratta di una community che permette di organizzare pranzi e cene a casa propria invitando i membri e ricevendo un rimborso spese. Obiettivo principale, conoscere gente nuova, stare insieme e ottimizzare le spese sostenute per organizzare l’evento. Altra community dedicata al cibo è Eatwith. Il funzionamento è semplice: si scelgono città, cucina desiderata, data, soglia di prezzo e si prenota a casa di persone che saranno liete di cucinare. Altro portale di social eating è Vizeat, piattaforma già presente in 18 paesi e appena sbarcata anche in Italia. L’idea alla base del sito è semplice: aprire le porte della propria cucina per far scoprire i sapori tipici del luogo e fare amicizia. Ospitare – ma anche essere ospitati – per cena è facile: gli host (padroni di casa) si iscrivono al sito e propongono la data, un menù e un prezzo. Gli ospiti (guest) attratti dalla proposta inviano una richiesta di partecipazione alla serata e pagano la cifra stabilita dal proprietario di casa direttamente sul sito di VizEat, che applica al prezzo una commissione del 15% a carico degli ospiti e che invia l’incasso all’host via PayPal il giorno successivo all’evento. Molto utile è anche Cucinaecondividi, sito che permette di dividere ciò che si sta cucinando con i propri vicini nel raggio di un chilometro. Trovato il piatto da gustare, si scrive al vicino che lo sta preparando e ci si accorda con lui.
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