Porsi alcune semplici domande ci può aiutare a capire meglio le implicazioni future delle nostre scelte, come l’impatto sui nostri obiettivi finanziari di lungo termine di decisioni di spesa prese oggi.
Le decisioni d’acquisto sono spesso rese più complicate dall’emotività, da fenomeni distorsivi o dall’esperienza di errori commessi in passato. Farsi alcune semplici domande può guidarci nelle scelte più importanti.
1. Quali sono i miei obiettivi e le mie aspirazioni?. Prima di una decisione finanziaria importante, domandiamoci innanzitutto quali siano i nostri obiettivi di breve e di lungo termine, cercando di stabilire una scala di priorità. Proviamo ad immaginare una versione più vecchia di noi stessi e a proiettarla nel futuro. Come cambieranno le nostre preferenze col passare del tempo? Le nostre necessità potrebbero essere molto diverse da quelle di adesso. Questo esercizio ci può aiutare a vincere la cosiddetta “distorsione verso il presente” (definite present bias nella letteratura anglosassone dell’economia comportamentale), vale a dire la tendenza a dare più valore alle soddisfazioni immediate a scapito dei proponimenti di lungo termine. Prendiamo, ad esempio, il caso dell’investimento in un fondo pensione integrativo. La riforma del sistema pensionistico in senso contributivo comporterà per i futuri pensionati assegni molto meno generosi di quelli attuali. Sottovalutare le maggiori esigenze finanziarie future che ciò comporterà a favore di più consumi oggi è un rischio che va valutato con grande attenzione. Meglio non procrastinare.
2. Quali strade ho a disposizione per raggiungere questi obiettivi?. Potrebbero esserci più opzioni di quante pensiamo. Consideriamo quindi tutte le possibilità, una ad una, cercando di tener presente che anche il modo in cui le alternative sono presentate può influenzare come queste vengono percepite, indirizzandoci verso una scelta piuttosto che un’altra. L’essere vulnerabili a fenomeni di framing (processo inevitabile di influenza selettiva sulla percezione dei significati che un individuo attribuisce a parole o frasi) rende più complicato prendere le decisioni (obiettive e non distorte) che meglio si adattino alle situazioni individuali.
3. Quali sono i benefici di ogni possibile scelta?. Occorre poi riflettere su come ciascuna scelta ci possa aiutare ad avvicinarci agli obbiettivi che ci siamo posti. Se alcuni benefici potenziali potrebbero essere ovvii, altri potrebbero invece essere molto meno evidenti. In questo esercizio occorre cercare con forza un atteggiamento il più possibile obbiettivo, stando attenti a valutare l’effettiva realizzabilità dei benefici attesi. Inoltre, interroghiamoci su come le scelte alternative potrebbero impattare su situazioni e persone eventualmente coinvolte. Infine, cerchiamo di mantenere un atteggiamento di apertura, stando pronti, se il quadro di riferimento dovesse cambiare, a valutare opzioni alternative. Facciamo un esempio. L’esigenza di una posto dove vivere si può soddisfare sia con l’impegnativo acquisto di una casa sia con il ricorso all’affitto. Se l’idea di possedere la casa dei sogni è certamente molto gratificante ed affascinante, la soluzione alternativa dell’affitto potrebbe in realtà risultare più funzionale alla maggiore flessibilità lavorativa richiesta dal nuovo contesto economico. Cerchiamo di valutare obbiettivamente i benefici attesi, anche in funzione dell’evoluzione delle variabili di contesto.
4. E quali rischi e costi comporta questa scelta?. Una decisione ponderata prevede anche una valutazione dei costi e dei rischi ad essa associata. Cerchiamo di quantificare entrambi in termini finanziari e di verificare se vi siano dei costi occulti. Di ogni opzione è bene considerare i benefici, ma anche le opportunità alternative cui scegliendola si rinuncerebbe. Potrebbe infatti avere senso rinunciare a guadagni di breve periodo a favore di profitti più elevati nel più lungo termine. Come hanno mostrato vari esperimenti di psicologia comportamentale, la capacità degli individui di rinunciare ad una gratificazione immediata per poter ottenerne una più grande in futuro è relativamente scarsa, è influenzata dall’esperienza precedente e dal contesto ambientale, e può essere comunque migliorata.
5. Quanto potrei perdere facendo questa scelta?. E’ sempre bene farsi un’idea della perdita economica massima che una scelta potrebbe comportare, per poter valutare se si sarebbe in grado di sopportarne le conseguenze. Il timore di perdere qualcosa, il fenomeno noto come avversione alle perdite, assieme ad una tendenza naturale all’inerzia, potrebbe farci rinunciare a fare delle scelte che potrebbero cambiare in meglio la nostra vita. Talvolta i timori delle perdite sono poco realistici, ma bisogna comunque considerare che anche le decisioni che sulla carta sembrano le migliori non escludono totalmente il rischio che accadano eventi avversi.
6. Ci sono alternative che non ho considerato?. Se, ad esempio, prendere una certa decisione comporta accendere nuovi debiti, è bene verificare se non vi siano modi alternativi per ottenere quell’obiettivo. Raggiungere il risultato più in là nel tempo cambierebbe di molto le cose o il beneficio di quella scelta è limitato ad un arco temporale definito? Visto che il mondo cambia, è bene dotarsi di un atteggiamento flessibile, lasciandosi aperta la possibilità di un cambiamento di direzione qualora le mutate condizioni lo richiedessero. Cerchiamo di non rimanere prigionieri dei “costi non recuperabili” (i “sunk cost” degli anglofoni): talvolta la mossa più intelligente è imparare dai propri errori, prendere la perdita e passare oltre. Saper capire quando abbandonare una scelta sbagliata è una qualità molto importante.
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