La crisi economica e i problemi del nostro pianeta potrebbero portare tra qualche anno a un cambio delle abitudini alimentari ...
Una cena alternativa. Insetti e rettili a cena. Sembra una scena di Indiana Jones, in realtà potrebbe essere uno dei possibili scenari del futuro. Con la crisi, i problemi ambientali e quant’altro, tra vent’anni potremmo essere costretti a cambiare abitudini alimentari. Lo sostiene la futurologa nutrizionista della Bbc Morgaine Gaye: la carne diventerà presto un lusso, quindi meglio ripiegare su hamburger di cicale o locuste. In alcuni Paesi, come la Thailandia, il Giappone o l’Africa, gli insetti fanno già parte della dieta: «Dobbiamo pensare a loro come mini bestiame da allevare proprio come oggi si allevano mucche, maiali, vitelli» [fonte: Deborah Ameri, Il Messaggero].
Vegetariani è meglio? Dal 26 al 31 agosto, a Stoccolma, si è svolta la Settimana mondiale dell’acqua: la tesi di fondo del rapporto elaborato dallo Stockholm International Water Institute è che nel 2050 le risorse idriche non saranno più sufficienti a garantire gli attuali regimi alimentari delle popolazioni mondiali. Il riferimento è in particolare al consumo di carne. Malin Falkenmark, autrice del capitolo che affronta il tema nel dettaglio: «Non ci sarà abbastanza acqua per produrre il cibo necessario ai due miliardi di persone in più che ci saranno nel 2050, soprattutto se si manterranno i trend attuali, che vedono il mondo avvicinarsi a una dieta di tipo occidentale con il 20% delle proteine assunte derivanti dagli animali». Lo scenario che si prospetta, dunque, è questo: il consumo di carne non dovrebbe superare il 5 per cento di quello che mangiamo ogni giorno [fonte: Simone Cosimi, Wired].
I numeri. Per un chilo di carne di manzo sono utilizzati nella lavorazione 16 mila litri d’acqua circa. L’88 per cento circa delle risorse idriche disponibili nel mondo è consumato dall’11 per cento della popolazione: un cittadino medio statunitense, tra utilizzi domestici e dieta, consuma 600 litri d’acqua al giorno, un italiano 200 litri, un individuo che vive in un Paese povero appena 20 [fonte: Simone Cosimi, Wired].
La teoria di Veronesi. Secondo gli scienziati, quindi, per il pianeta sarebbe meglio diventare vegetariani. E lo sostengono anche alcuni medici, per la salute. Tra questi spicca Umberto Veronesi, vegetariano da anni, che a Repubblica ha dichiarato: «Il consumo di carne è nocivo per la salute dell’uomo e per la salute del mondo. Se vogliamo mantenere l’equilibrio del nostro pianeta dobbiamo cambiare abitudini alimentari, l’avevano capito Leonardo da Vinci e Albert Einstein un po’ prima di me. I popoli che oggi non mangiano carne, con la crescita economica vorranno allinearsi alla cultura occidentale. Se cinesi, indiani e brasiliani iniziassero a nutrirsi ai nostri livelli, il consumo globale di carne passerebbe da 220 milioni di tonnellate a 460 milioni. Avremmo bisogno di un numero di animali da pascolo superiore a quello degli uomini, insostenibile per l’ecosistema».
Vegetariani vip. Leonardo da Vinci, vegetariano al punto tale da comprare gli uccelli in gabbia solo per liberarli. Sosteneva: «Fin dalla giovinezza ho rinunciato all’uso della carne, e verrà un giorno in cui uomini come me considereranno l’omicidio di un animale alla stessa stregua dell’omicidio di un essere umano». Altri personaggi famosi che sono diventati vegetariani o vegani (coloro che eliminano dalla dieta non solo carne e pesce ma anche i derivati, come uova e latte): Pamela Anderson, Leona Lewis, Natalie Portman, Gianni Morandi, Bryan Adams, Marco Columbro, Michelle Hunziker, Jovanotti ecc. [fonte: Starbene.it; Alfemminile.com].
L’altro lato della medaglia. Non tutti però sostengono che vegetariani sia meglio. Sul New York Times, per esempio, la filosofa Kelly Oliver esprimeva la sua sostenendo la teoria secondo cui i veri leader sono carnivori. Re Carlo, solo per fare un nome, si abbuffava di cinghiali, lepri e simili di ritorno dalla guerra [fonte: Ranieri Polese, Corriere della Sera].
Il caro-cibo, un problema da risolvere. Il caro-cibo, però, rimane un problema a livello globale, cui i Paesi del G20 sono chiamati a pronunciarsi nei loro svariati incontri. Mario Guidi, il presidente di Confagricoltura, ha sottolineato come «i “rimbalzi” dei prezzi di zucchero e cereali, in particolare, hanno già determinato a luglio un aumento del 6% del “Food Price Index” della Fao, rispetto al mese precedente. Confagricoltura ha stimato che ogni aumento di un dollaro Usa delle quotazioni cerealicole determini un maggior costo di 235 milioni di euro in più sugli scambi mondiali annui, di cui 107 milioni per il solo frumento» [fonte: Confagricoltura.it].
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