Dal 2014 Google ha messo a disposizione degli utenti una procedura per richiedere la rimozione di contenuti obsoleti o diffamatori dal proprio motore di ricerca. Riassumiamo i passi da seguire
Una notizia inesatta, informazioni obsolete o, che riteniamo semplicemente lesive o diffamatorie. Per non parlare di tutti quei contenuti che, pur non soddisfando il requisito del cosiddetto “interesse pubblico”, navigano in rete per anni. Fino a qualche anno fa, nel marasma del web, questo genere di informazioni continuava purtroppo a circolare senza sosta e senza che nessuno potesse controllarlo. Il punto di svolta coincide con il 13 maggio 2014, data che è passata agli annali in seguito alla sentenza della Corte di giustizia europea che ha imposto a Google regole sulla tutela della privacy all’interno dell’UE ben diverse da quelle in vigore negli Stati Uniti. Questa sentenza ha stabilito sostanzialmente che qualsiasi cittadino ha diritto all’oblio, quindi a essere dimenticato dal web. Ma da dove cominciare?
I passi da seguire per presentare la richiesta. Per richiedere la rimozione di contenuti presenti sul suo intero network (da Blogspot a YouTube), Google ha reso disponibile una procedura semplificata che consente in pochi passi di segnalare il contenuto che desideriamo che venga rimosso. Bisogna subito considerare che, se il contenuto è disponibile su più piattaforme, l’utente dovrà inoltrare più richieste. Sarà necessario compilare le voci del modulo inserendo, oltre al proprio nome e cognome, anche il rapporto con la persona rappresentata, nel caso in cui la richiesta venga inoltrata da un legale. A questo punto Google ci richiede gli indirizzi (le cosiddette URL) dove sono riportate le informazioni che desideriamo rimuovere e una breve spiegazione del perché. È importante ricordare che, come specifica anche la stessa Google durante la compilazione della domanda, anche se una pagina viene eliminata dai risultati di ricerca, questa rimane presente sul web, dal momento che l’azienda non ha alcun controllo sui contenuti. Big G consiglia quindi di risolvere direttamente con i proprietari dei siti web che hanno pubblicato contenuti che riteniamo lesivi. Per questo motivo ha messo a disposizione una pagina che dà indicazioni pratiche su come contattare il webmaster di un sito e richiedere una modifica di quanto pubblicato.
Cosa fare se la domanda viene respinta? In seguito alla sentenza della Corte di giustizia europea, Google valuta con attenzione ogni richiesta. Il motore di ricerca, nella sua attività, cerca perciò di far convivere i diritti sulla privacy della persona con il diritto di conoscere e distribuire le informazioni. A tal proposito la Corte di giustizia ha stilato alcuni criteri che il motore di ricerca deve seguire: l’interesse pubblico a conoscere una determinata notizia, il tempo trascorso dall’avvenimento, l’accuratezza e la rilevanza della notizia nell’ambito professionale di appartenenza. Se la richiesta viene respinta, gli utenti italiani hanno due possibilità: rivolgersi al Garante per la privacy oppure all’autorità giudiziaria. Nel caso in cui il Garante ritenga il ricorso fondato, può ordinare la rimozione dei contenuti e assegnare un termine ultimo perché i diritti dell’interessato vengano tutelati. Al contrario, trascorsi 60 giorni, se il Garante non si pronuncia, il ricorso si intende rifiutato.
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