Ampio spazio all’edilizia nel decreto sulla crescita varato dal governo. Scopriamo gli incentivi...
Nuovo slancio alle costruzioni. Maggiori detrazioni fiscali per le ristrutturazioni, snellimenti burocratici, ripristino dell’Iva per la vendita di abitazioni da parte di imprese edilizie. Il governo vuole ridare slancio così al settore delle costruzioni. È solo uno degli aspetti del decreto sulla crescita varato venerdì 15 giugno, ma è uno dei più attesi. Vediamone i punti principali.
Sconto fiscale per chi ristruttura. Ristrutturare casa conviene. Oggi più di prima. Le famiglie possono beneficiare di uno sgravio maggiore, le imprese edili dovrebbero essere per questo interessate da una richiesta crescente di interventi di ritrutturazione. Il decreto ha alzato infatti dal 36% al 50% la detrazione Irpef. Ovvero: se spendo 10.000 euro per i lavori, posso togliere dalle mie tasse non più 3.600 ma 5.000 euro (attenzione, però: la detrazione viene diluita in dieci anni. Lo “sconto” sull’imposta sarà pertanto di 500 euro all’anno, dal 2013 al 2022 se l’intervento relativo è stato compiuto quest’anno). Altra novità: il decreto ha raddoppiato il limite di spesa, che passa da 48.000 a 96.000 euro per unità immobiliare.
Termine lavori: 30 giugno 2013. I costi dovranno essere sostenuti nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore del decreto e il 30 giugno 2013.
I passi del decreto. Le misure relative alle ristrutturazioni edilizie sono già in vigore: l’operatività è partita con la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, martedì 26 giugno. Essendo un decreto legge, il provvedimento dovrà essere convertito in legge dal parlamento entro 60 giorni per non perdere di validità.
Sconto fiscale per la riqualificazione energetica. Detrazione Irpef al 50% anche per le spese per interventi di riqualificazione energetica degli edifici. In questo caso però è una percentuale che scende, sia pure di poco, perché in precedenza era del 55%. L’agevolazione (un po’ meno conveniente di prima) varrà fino al 30 giugno 2013. Il decreto prevede comunque che fino alla fine del 2012 varranno le vecchie detrazioni al 55%, mentre il nuovo regime scatterà dal 1 gennaio 2013.
Gli incentivi sono uguali. Quello sugli incentivi verdi nel campo dell’edilizia è uno dei provvedimenti più discussi. Legambiente per esempio ritiene sbagliato il messaggio che il governo lancia al settore delle costruzioni «perché mette sullo stesso piano interventi innovativi e non, con uguali incentivi sia per quelli che producono risparmio e benessere, sia per quelli che sprecano energia e usano materiali vecchi, insicuri e inquinanti».
Verde conviene? «Chi mai intraprenderà più interventi di efficientamento energetico, quando il “bonus” per le semplici ristrutturazioni edilizie ordinarie sarà disponibile per lo stesso importo, con il vantaggio di non sottostare a nessun adempimento?» (Antonio Filippi, responsabile Energia della Cgil).
Dia e Scia semplificate. Per andare incontro alle esigenze delle imprese del settore, il decreto prevede anche la semplificazione delle procedure per ottenere i permessi edilizi. Sia la Denuncia di inizio attività (la cosiddetta Dia), sia la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) potranno essere sostituite da un’autocertificazione, ovvero dal documento di un tecnico abilitato che attesti il rispetto di tutti i requisiti di legge. La pubblica amministrazione si riserva poi la possibilità di controllare e verificare. Le nuove facilitazioni non valgono in presenza di vincoli paesaggistici e culturali (Costiera amalfitana, Cinque terre, zone di interesse archeologico ecc.) oppure nel caso di particolari edifici (difesa nazionale, pubblica sicurezza, giustizia, asili).
Iva, per dare ossigeno alle imprese. Un’altra boccata d’ossigeno per le imprese di costruzioni. Nell’attuale normativa, per evitare speculazioni legate a compravendite fittizie, le cessioni e le locazioni da parte delle imprese edili di nuove costruzioni destinate ad uso abitativo, oltre il termine di cinque anni dalla costruzione sono esenti dall’Iva. Ciò però impedisce alle imprese di pareggiare il conto con l’Iva pagata per la realizzazione dell’opera. In questa situazione, l’Iva rimane quindi a carico degli imprenditori edili. Una norma del decreto abolisce il limite temporale dei cinque anni, prevedendo quindi che le cessioni o locazioni di nuove abitazioni effettuate direttamente dai costruttori siano sempre assoggettate all’Iva, consentendo di conseguenza alle imprese di avvalersi della compensazione.
840 milioni da reinvestire. Per l’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, ipotizzando una percentuale di immobili “fermi” da più di cinque anni pari al 6%, si può parlare di 840 milioni di euro l’anno liberati e da reinvestire. Con effetti positivi anche sui settori collegati alle costruzioni e sull’occupazione.
Un Piano nazionale per le città. Con il decreto sulla crescita è in arrivo anche il Piano nazionale per le città, con l’obiettivo di riqualificare le aree urbane degradate e lo sviluppo delle città come motore per il settore edile. Il Piano «consente di coordinare una serie di interventi nelle aree urbane relativi a nuove infrastrutture, alla riqualificazione urbana, alla costruzione di parcheggi, alloggi e scuole, grazie al reperimento di risorse pubbliche», con 225 milioni subito disponibili (da una nota del governo).
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