Con la primavera arriva qualche miglioramento sulla percezione della situazione finanziaria delle famiglie, come testimoniano i risultati dell’indice di benessere finanziario ING DIRECT.
Con la primavera arriva qualche miglioramento sulla percezione della situazione finanziaria delle famiglie, come testimoniano i risultati dell’indice di benessere finanziario ING DIRECT. Una situazione che rispecchia il miglioramento del quadro macroeconomico. Ma la ripresa sarà ancora lenta.
IBF ING DIRECT in recupero
La primavera porta i primi segnali di miglioramento nel comfort finanziario percepito dalle famiglie italiane. E’ quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Indice di Benessere finanziario di ING DIRECT, un indice che misura semestralmente il benessere percepito in relazione alle 6 dimensioni della finanza personale (risparmio, reddito, bollette e spese, investimenti, debito a lungo e a breve termine) su una scala da 0 a 100, dove 100 rappresenta il massimo comfort, 50 il medio e 0 il massimo disagio.
A Marzo l’IBF si colloca a 41.7, in lieve recupero rispetto al 41.2 di Settembre dello scorso anno, e circa un punto superiore al minimo registrato nel marzo 2013. Un valore che corrisponde a un livello medio/basso di comfort, fatto non sorprendente alla luce del quadro macroeconomico che ancora caratterizza l’economia italiana, ma che lascia comunque intravedere un barlume di ripresa nella fiducia.
Il traino degli investimenti
Che cosa ha determinato il miglioramento dell’indice? Dai risultati emerge chiaramente che l’elemento trainante è stato il livello di soddisfazione sugli investimenti, il cui indice relativo ha recuperato 3 punti rispetto a settembre 2013, raggiungendo a 58.3: il livello più elevato da quando la rilevazione è iniziata nel marzo del 2011. Una sorpresa? Certamente no, alla luce della buona performance registrata da sei mesi a questa parte dai corsi dei titoli azionari ed obbligazionari italiani.
Migliora anche il reddito
L’altro elemento che ha registrato un marginale recupero è il reddito. Qui la spiegazione è meno ovvia e va probabilmente cercata nella combinazione tra l’effetto dell’annuncio da parte del governo Renzi del lancio del bonus fiscale per i redditi più bassi e dei primi inattesi segnali di risveglio provenienti dal fronte occupazionale, confermati recentemente dall’Istat. Il resto delle componenti dell’indice si è mosso poco, rimanendo in prossimità dei rispettivi minimi.
Episodio o inizio di un trend positivo?
La domanda da farsi è se questo recupero dell’indice segni effettivamente l’inizio di una ripresa più solida o rappresenti invece un evento episodico. Per fare ciò, possiamo guardare ad altri indicatori economici diffusi successivamente all’elaborazione dell’indice e al profilo delle nostre previsioni.
Le basi della ripresa si allargano
Come collocare il lieve recupero dell’IBF nell’attuale fase ciclica? Il quadro macroeconomico di fondo sembra coerente con un lenta ripresa dell’indice e una progressiva ricomposizione delle sue componenti. L’uscita dell’economia italiana dalla recessione con un effimero +0.1% nel quarto trimestre dello scorso anno dovrebbe essersi lievemente consolidata nel primo trimestre di quest’anno (ci aspettiamo un +0.2% ).
Gli indicatori di fiducia di famiglie e imprese hanno continuato a crescere in modo convincente in aprile, prefigurando un miglioramento futuro nei cosiddetti “hard data” (produzione industriale, ordini, occupazione) che sino ad ora si è rivelato solo parziale e con andamenti irregolari. Da sottolineare, in positivo, i segnali di ripresa degli ordini interni, non più limitati alla componente beni di investimento (legata più direttamente al ciclo positivo delle esportazioni), ma estesi in aprile ai beni di consumo.
Per quanto riguarda l’occupazione, invece, il sorprendente aumento del numero degli occupati registrato in marzo dall’Istat non deve illudere. Il ricorso alla cassa integrazione guadagni è ancora elevato e il riassorbimento dei cassintegrati ritarderà probabilmente la significativa creazione di nuova occupazione per qualche mese.
Il recupero è ancora fragile
In definitiva, la ripresa economica c’è, ma è ancora molto fragile (non solo in Italia) e il suo consolidamento potrebbe richiedere ulteriori interventi di stimolo da parte della Banca Centrale Europea. Nell’ultima riunione di pochi giorni fa, il presidente Draghi lo ha fatto capire chiaramente: nella zona Euro i rischi pendono dalla parte di una minor crescita ed il livello dell’inflazione è troppo basso anche agli occhi della BCE. Aspettiamoci quindi qualche nuova misura dalla BCE già nella prossima riunione del Consiglio direttivo di inizio giugno.
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