Dalle ricerche online alle applicazioni in campo medico: scopriamo insieme come sfruttare l'enorme mole di informazioni che abbiamo a disposizione in modo semplice e pratico.
Una montagna di dati, da esplorare e comprendere. Negli ultimi mesi si è discusso molto di Big Data: dalle grandi amministrazioni pubbliche ai singoli individui, la mole di informazioni che abbiamo (o possiamo avere) a disposizione – se analizzate in maniera corretta – può aiutarci nelle nostre attività quotidiane. Il settore dei Big Data è in continua evoluzione: secondo IBM nel 2020 disporremo di informazioni 300 volte più ampie di quelle esistenti nel 2005. Ecco perché è allora importante capire cosa sono i Big Data, a cosa servono e quali sono in questo momento i progetti di settore più interessanti.
Cosa sono e a cosa servono i Big Data. Come suggerito dal nome, i Big Data sono enormi set di dati strutturati in modo articolato e complesso, per la cui comprensione è necessario utilizzare software o strumenti dedicati. Le informazioni possono avere un formato molto differente tra loro, come ad esempio testi, numeri, immagini, video ecc. Dai social networks alle email, passando per registrazioni audio e dati GPS di geo posizionamento, le fonti di raccolta sono molto diversificate e aggregano dati di natura disomogenea. Una loro corretta interpretazione può aiutare a comprendere i comportamenti attuali, aiutando a programmare al meglio le attività future.
Dai motori di ricerca alla medicina, dove si usano i Big Data. I settori di utilizzo dei Big Data sono molto variegati. Abbiamo selezionato alcune aree interessate dall’utilizzo di questi dataset che possono avere dei risvolti pratici nelle nostre attività quotidiane. Nello specifico:
1) Effettuare ricerche online: i motori di ricerca (Google, Bing ecc.) utilizzano i Big Data per restituirci le informazioni di cui abbiamo bisogno. Nel mare di dati presenti in rete, infatti, l’utente riesce ad individuare in modo rapido e preciso quanto desiderato. In base ai dati di navigazione precedenti, inoltre, i risultati restituiti sono personalizzati sul comportamento dell’utente.
2) Organizzare le proprie informazioni: i dati prodotti, che in assenza di tool adeguati, rischiano di rimanere totalmente destrutturati e non utilizzabili per eventuali analisi o utilizzi pratici: è il caso di grandi archivi o moli di dati presenti all’interno di un’azienda Tykli è un applicativo che serve per la ricerca e l’organizzazione di informazioni. Tykli analizza i dati selezionati dall’utente e genera grafici che, in modo chiaro, comunicano all’utente i legami più rilevanti esistenti tra le singole componenti. Le informazioni diventano dunque comprensibili e organizzate, lavorando sia in termini semantici che di indicizzazione. Usando questo strumento l’utente può risparmiare tempo e avere una user experience semplice. Un altro esempio interessante in quest’area è rappresentato da ThoughtSpot. Attraverso il software è possibile infatti individuare i nostri file in modo rapido: l’applicazione traccia i device in nostro possesso, gli spazi cloud e il desktop, restituendo le info desiderate.
3) Migliorare le ricerche in campo medico: i dati raccolti dai dispositivi wearable consentono potenzialmente all’utente di avere indicazioni personalizzate e precise molto importanti a fini diagnostici e terapeutici, in modo da migliorare le proprie abitudini e fornire ai medici curanti più informazioni utili. Un esempio perfetto di questo approccio è il ReasearchKit di Apple, una piattaforma open source disponibile per chiunque voglia collaborare alla ricerca medico-scientifica con app e metodologie dedicate.
4) Ottimizzare le performance dei propri device: i Big Data relativi ai nostri dispositivi sono fondamentali in ottica di continuo miglioramento. Solo qualche mese fa Google ad esempio ha lanciato un’automobile completamente autonoma, in grado di viaggiare senza l’intervento umano del guidatore. Questo traguardo è stato possibile grazie ai dati GPS e ai sensori che tracciano lo spostamento del mezzo passo dopo passo. Lo stesso approccio, se applicato a smartphone e altri strumenti abitualmente utilizzati, può portare miglioramenti rilevanti in termini di performance;
5) Comprendere ciò che ci circonda: il grande impatto del mobile e degli smartphone nella nostra vita di tutti giorni consente di avere moltissime informazioni anche quando siamo in movimento. Esri raccoglie i Big Data relativi ad una determinata area geografica e realizza mappe dinamiche che consentono all’utente di ottenere informazioni sul territorio in cui vivono. Una modalità innovativa per entrare in contatto con i propri vicini!
ING Challenge, un’opportunità per le start up. L’imprenditoria digitale e le start up sono il cuore pulsante del progetto ING Challenge, un’occasione di incontro unica per entrare in contatto con gli attori che stanno trasformando gli scenari economici ed esplorarne le opportunità di sviluppo. ING Challenge è un tour, organizzato da ING Bank e H-Farm, realizzato all’interno dei principali atenei italiani con l’obiettivo di avvicinare e coinvolgere gli studenti in un percorso unico dedicato all’imprenditoria digitale. Il prossimo appuntamento, in programma in 18 settembre all’Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari a Venezia, sarà concentrato proprio sui Big Data e sul loro utilizzo per diventare imprenditori digitali. Chi abbia già maturato un’idea imprenditoriale avrà inoltre la possibilità di presentare il proprio progetto nel contest “Spritz Your Pitch”, che premierà i progetti con il miglior equilibrio tra 3 elementi fondamentali: il Made in Italy come mercato di riferimento, un team affiatato e un progetto innovativo e inedito. L’evento è aperto al pubblico: vi aspettiamo! Potete confermare la vostra partecipazione su Facebook.
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