Sono migliaia le famiglie che ogni giorno si recano alle Case dell’Acqua, risparmiando. Ecco cosa sono e perché utilizzarle.
Noi italiani siamo i detentori del record europeo per il consumo di acqua minerale in bottiglia: ogni anno ne beviamo quasi 200 litri a testa in media. Ma la confezione in plastica e il trasporto su gomma hanno enormi ripercussioni sull’ambiente, in termini di emissioni di gas serra e di rifiuti prodotti, oltre ad avere un costo non indifferente sul bilancio familiare. Fortunatamente nell’ultimo decennio in Italia è cresciuta la consapevolezza di dover adottare comportamenti più sostenibili per ridurre gli sprechi: le Case dell’Acqua, che erogano a costo zero (o quasi) acqua di qualità e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, sono un’ottima risposta a questa nuova esigenza. Grazie all’iniziativa dei vari consorzi che gestiscono le risorse idriche (come MM per Milano, CAP per i comuni limitrofi, e ACEA per Roma), queste Strutture abbondano sia nei nostri quartieri urbani che nei paesi più piccoli. Sempre più famiglie ne approfittano, accettando l’invito a compiere un gesto semplice per diventare “Attori Responsabili” per la salvaguardia dell’ambiente. Ecco come funzionano le Case dell’Acqua.
Che cosa forniscono le Case dell’Acqua. Erogano acqua fresca, liscia o gassata. Va tenuto presente che l’acqua distribuita da queste particolari fontane è quella dell’acquedotto comunale, ma non è la stessa che esce dai rubinetti di casa, perché viene microfiltrata e sterilizzata con una lampada a raggi ultravioletti. Un filtro composito, poi, rende l’acqua priva di cloro e gradevole al gusto. Esternamente le “Case” possono essere di diverse tipologie: a casetta, a fontana, a gazebo oppure a container. La scelta edilizia, in genere affidata all’amministrazione comunale, di solito dipende dall’ambiente in cui l’impianto viene installato. Si stima che mediamente ogni singola “Casa” possa erogare 2.500 litri ogni giorno, che equivalgono a circa 1.700 bottiglie in plastica da un litro e mezzo. In un anno, quindi, prelevando l’acqua dalle “Case” si “risparmiano” circa 620 mila bottiglie.
Un’abitudine semplice e vantaggiosa: come funziona e quanto costa. Il funzionamento è banale: basta recarsi alle “Case” con i propri recipienti in vetro, riempirli in autonomia e portarli a casa. A volte il servizio è completamente gratuito, in altri casi è richiesto un contributo economico, che è comunque nettamente più conveniente rispetto ai costi dell’acqua in bottiglia sul mercato: il prezzo dipende dal comune, ma raramente la tariffa supera i 0,05 euro al litro per quella gasata (contro i 25 centesimi di quella in bottiglia), mentre l’acqua naturale è nella maggior parte dei casi gratis. Anche le regole di erogazione variano comune per comune, ma sono semplicissime e sempre affisse nella bacheca del distributore: in generale il servizio si attiva gratuitamente mediante la Carta Regionale dei Servizi (la tessera sanitaria). Si può scegliere fra mezzo litro, un litro e un litro e mezzo e, nella maggior parte dei casi, si possono prelevare gratuitamente fino a 6 litri d’acqua al giorno a persona.
Quanto si risparmia in termini ambientali ed economici? Il risparmio, tradotto in numero di mezzi pesanti per il trasporto delle confezioni d’acqua, significa 65 TIR in meno al giorno su strade e autostrade. I vantaggi ambientali non si fermano qui: approvvigionandosi a una “Casa dell’acqua”, ogni anno si evita di produrre (e smaltire) 20 tonnellate di Pet (polietilentereftalato): di conseguenza, si risparmiano 35 tonnellate di petrolio e 300 metri cubi di acqua. 35 tonnellate di petrolio, tradotte in emissioni in atmosfera, corrispondono a 30 tonnellate di CO2 e 350 chilogrammi di monossido di carbonio. Ipotizzando un’erogazione giornaliera di 1.250 litri di acqua da una delle “Case” costruita in un Comune di circa 10.000 abitanti si otterrebbero notevoli benefici ambientali: in un anno sarebbero erogati 450.000 litri con un risparmio per le famiglie stimati in circa 90.000 euro. Senza dimenticare – come dicevamo – il risparmio in Pet, petrolio, meno TIR sulle nostre strade, meno CO2 per la produzione ed il trasporto. Naturalmente anche l’utente finale spende meno: una famiglia tipo di tre persone potrà risparmiare fino a 130 euro all’anno.
Dove si trovano le Case dell’Acqua. Quando hanno iniziato a diffondersi alcuni anni fa, le Case dell’acqua pubblica sembravano una stravaganza: nel maggio 2010 erano 213, oggi sono più che sestuplicate, con oltre 1300 strutture in tutta Italia, senza dimenticare le 22 che hanno dissetato i visitatori dell’Expo (quasi 900mila litri di acqua microfiltrata erogata durante tutta la manifestazione) e che ora verranno trasferite nei comuni dell’area milanese. I distributori dell’acqua sono quindi un successo inatteso. Secondo una ricerca Cra (Customized Research & Analysis) commissionata da Aqua Italia, la Lombardia è la Regione italiana nella quale è maggiormente diffusa la consapevolezza dell’esistenza del servizio ( il 52% degli abitanti dichiara di vivere in un comune dove è presente una Casa dell’Acqua ), Roma e Firenze si stanno allineando, mentre in Sicilia, Calabria e Basilicata l’acqua dei sindaci non ha trovato lo stesso entusiasmo (solo il 6,7% dice di vivere in un comune che offre questo servizio). Per avere una visione generale (anche se non del tutto completa) della diffusione delle Case in Italia si può utilizzare la mappa di Google.
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