Nonostante l’unità monetaria, i paesi dell’Eurozona mostrano tassi di crescita economica molto diversi che influenzano la capacità dei loro cittadini di risparmiare
Una delle evidenze più significative del periodo che ha seguito la grande crisi finanziaria globale è la disomogeneità fra la crescita economica dei vari paesi europei. Nazioni che da quindici anni condividono la stessa valuta (l’euro) continuano ad avere quadri occupazionali e tassi di crescita e molto diversi. E questa crescita economica (o al contrario, per alcuni paesi, la sua assenza) è probabilmente la variabile che incide in maniera più significativa sulla capacità di risparmio, come testimoniano i risultati dell’Indagine Internazionale di ING sui risparmi, condotta in 13 paesi europei.
Olandesi i più soddisfatti, italiani ultimi. Interrogati sul proprio comfort circa la disponibilità di risparmi, gli europei hanno fornito risposte molto diversificate. In testa alla classifica si colloca l’Olanda (il 42% degli intervistati si dischiara soddisfatto o molto soddisfatto), seguita dalla Gran Bretagna. All’estremo opposto troviamo invece l’Italia, dove solo il 15% si dichiara soddisfatto. I quattro anni di storia della classifica evidenziano una correlazione con la fiducia dei consumatori. Un miglioramento del comfort sul livello di risparmi può, cioè, avvenire anche in presenza di una loro stabilità, o addirittura di un loro calo, se il quadro economico di fondo è migliorato e le persone sono più tranquille sulla loro situazione lavorativa e su altri fattori.
Se è bassa la crescita, calano i risparmi. I risultati dell’indagine di ING suggeriscono inoltre l’esistenza di una relazione fra la dinamica dei risparmi e quella del PIL. Scorrendo la classifica dei paesi dove è stata svolta l’indagine si vede infatti che, dove il PIL cresce di più, la percentuale di coloro che hanno segnalato un calo dei propri risparmi nel corso dell’ultimo anno è più bassa e viceversa. Se quindi il 23% degli intervistati inglesi (in Gran Bretagna il PIL stava crescendo del 4,2% al momento dell’indagine) e di quelli polacchi (in PL il PIL cresceva del 3,3%) segnalava un calo dei risparmi, nel caso dell’Italia (dove l’economia si stava contraendo dello 0,6%) la percentuale saliva al 42%.
A fine 2014 segnali incoraggianti. Se quindi la dinamica del PIL sembra avere determinato nel recente passato forti differenziazioni nelle possibilità di risparmio degli europei, quali potrebbero essere le prospettive alla luce dei dati economici più recenti? L’indagine di ING sui risparmi segnala che in gran parte dei paesi analizzati, nel corso del quarto trimestre del 2014, la percentuale di intervistati che affermano che l’evoluzione recente dell’economia abbia portato ad un deterioramento delle loro finanze è calata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le differenze fra paesi sono ancora forti, ma almeno la dinamica è in miglioramento. Agli estremi dello spettro troviamo la Germania, dove solo il 23% degli intervistati rileva un impatto negativo (era il 28% un anno fa) e dall’altro Francia (50% da 55% di un anno fa) ed Italia (51% da 58%).I dati relativi alla crescita del PIL nel quarto trimestre del 2014, diffusi pochi giorni fa, sembrerebbero confermare il miglioramento in atto, ma anche la persistenza di differenze. La crescita trimestrale nell’Eurozona è stata dello 0,4% (0.3% nel terzo trimestre), alimentata in misura decisiva dall’aumento dello 0,7% del PIL tedesco. Il PIL francese è cresciuto di un modesto 0,1%, mentre quello italiano, con una variazione nulla, se non altro ha smesso di contrarsi. Gli indicatori anticipatori disponibili segnalano un miglioramento delle prospettive di crescita, favorite dall’effetto combinato di euro debole ed accentuazione dell’espansione monetaria (il famoso Quantitative Eeasing) da parte della BCE. Perché queste si riflettano in una maggiore omogeneità delle possibilità di risparmio fra paesi, però, occorrerà che si traducano in creazione di nuova occupazione in maniera duratura.
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