Un’indagine internazionale di ING vede gli italiani poco inclini a prendere decisioni finanziarie autonome e incerti nella gestione degli investimenti. Tra le cause, la scarsa alfabetizzazione finanziaria.
In tempi di crisi, occupazionale e di reddito, una gestione oculata delle proprie finanze assume un valore particolarmente rilevante, cui i consumatori europei fanno fronte con consapevolezza ed autonomia differenti. Lo conferma la recente indagine svolta da ING in 13 paesi, volta ad indagare sull’empowerment finanziario nell’era digitale. I risultati evidenziano livelli di consapevolezza finanziaria fortemente diversificati. A detenere il primato della autonomia sono i risparmiatori inglesi, l’83% dei quali ritiene che le decisioni di finanza personale debbano ricadere su di loro, e non sulla banca della quale si servono. Seguono a ruota Austria, Repubblica Ceca, Olanda e Germania, con percentuali appena inferiori.
Italiani in fuga dalle responsabilità finanziarie… Come sono posizionati i risparmiatori italiani in questa particolare classifica? Gli italiani occupano la terzultima posizione, precedendo solo gli spagnoli ed i turchi; per il 69% degli italiani intervistati deve essere la loro banca a fornire le soluzioni. Si tratta solo di pigrizia o c’è dell’altro? A determinare l’elevata propensione degli italiani a delegare alle banche ha contribuito probabilmente la grande incertezza venuta a determinarsi sui mercati in seguito alla crisi finanziaria.
…e in difficoltà a gestire i propri investimenti
Nell’indagine ING si chiede agli intervistati se la gestione dei propri risparmi oggi è più difficoltosa rispetto al passato. Di nuovo, il quadro che emerge è di grande dispersione, con un risultato speculare rispetto al quesito sull’autonomia decisionale. A guidare la classifica sono proprio gli italiani, l’82% dei quali dichiarano difficoltà crescenti nella gestione del proprio denaro. Seguono a distanza i Turchi (75%) e via via tutti gli altri, con Germania, Austria e Repubblica Ceca ad occupare le posizioni di retrovia, sino ad arrivare agli olandesi (48%), per i quali la crisi finanziaria non ha sembra aver creato un significativo problema di gestione dei propri investimenti. I connazionali lamentano l’assenza di strumenti adeguati che li aiutino nella gestione. Ma è solo una questione di strumenti o anche una questione di competenze?
Si paga una carenza di competenze…
Ad avvalorare quest’ultima ipotesi è sopraggiunta la recente pubblicazione dei risultati dell’indagine PISA (Program for International Student Assessment, li trovate qui in italiano) che, nella versione del 2012, includeva per la prima volta una sezione sull’alfabetizzazione finanziaria. L’indagine, svolta nei paesi OCSE, era volta ad accertare in che misura i quindicenni (prossimi al termine della scuola dell’obbligo) avessero acquisito le conoscenze e le competenze finanziarie essenziali per la transizione all’istruzione superiore, al modo del lavoro e all’imprenditoria. Che cosa è emerso? Che i giovani italiani hanno un livello di alfabetizzazione finanziaria decisamente inferiore a quello dei coetanei degli altri paesi OCSE (e non solo). Circa un quinto dei ragazzi italiani vantava competenze pari o inferiori al livello 1 (in una scala da 1 a 5), corrispondente nel migliore dei casi alla capacità di riconoscere la differenza fra bisogni e desideri, di prendere decisioni semplici sulle spese quotidiane e a riconoscere lo scopo di documenti finanziari ricorrenti nella vita quotidiana. Il gap che ci separa dagli altri paesi sembra riflettere meno che altrove differenze socioeconomiche e più che altrove una mancanza di competenze specifiche all’ambito finanziario. Prova ne sia il fatto che la scarsa competenza finanziaria colpisce più che altrove soggetti con ottime competenze matematiche.
…non impossibile da colmare se armati di spirito d’iniziativa
Ovviamente non sono i quindicenni a prendere le decisioni finanziarie in ambito familiare, ma la fotografia scattata dall’OCSE riflette un quadro relativo almeno altrettanto negativo per la popolazione adulta. L’esistenza di questo divario richiederà interventi mirati più consistenti sul fronte dei programmi scolastici, ma questo richiederà tempo. Nel frattempo, suggeriamo di armarsi di spirito d’iniziativa, sfruttando le opportunità che internet offre in misura crescente. In un’ottica di investimento, un buon punto di partenza è rappresentato dal sito della Consob (la commissione nazionale per le società e la borsa) che dedica un’intera sezione del proprio sito all’educazione finanziaria. Su temi più macroeconomici, con un ovvio accento su inflazione e politica monetaria, merita una visita la sezione didattico informativa del sito della BCE, che trovate qui in italiano.
Per poter visualizzare i commenti devi accettare i cookie facoltativi, clicca qui per cambiare le tue impostazioni sui cookie.