Si risparmiano soldi e tempo, si produce di più e meglio, ma soprattutto lo stress se ne va in vacanza. E poi si fa un favore anche all'ambiente......
Un’altra vita. «State a casa, se potete. Il mondo non vi regge più: troppi pendolari, troppi veicoli, troppi incidenti, troppo inquinamento. E troppe spese, troppo spreco. Avete mai ascoltato che cosa canta Franco Battiato? “Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca; mi innervosiscono i semafori e gli stop, e la sera ritorno con malesseri speciali. Non servono tranquillanti o terapie, ci vuole un’altra vita”. Ebbene un’altra vita è possibile. Qui e ora. Si chiama telelavoro» (Stefano Lorenzetto).
Il telelavoro. Ovvero il lavoro svolto da casa grazie a notebook, smartphone, internet, wireless, mail, tablet, Skype… Con le nuove tecnologie, si può accedere in ogni momento alle informazioni della propria azienda ed evitare di andare fisicamente in ufficio.
9 ore. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, produciamo in 9 ore quello che, nel 1950, si faceva in 40.
Ultimi. La media italiana degli occupati in telelavoro è del 3,9% contro una media dell’Europa (a 15 Paesi) dell’ 8,4%. Siamo praticamente ultimi. Prima, la Danimarca (16%), seguita da tutto il Nord Europa (14%), Regno Unito (9,6%), Germania (8,5%), Spagna (8,4%). Peggio di noi solo la Francia (7%). (Dati Eurofound 2007)
Controllo fisico. Luca Solari, docente di Organizzazione aziendale e Sviluppo delle risorse umane all’Università Statale di Milano, al Corriere della Sera: «La nostra economia si basa molto sul manifatturiero e in questo tipo di industria la presenza fisica del lavoratore è ineliminabile, perché il lavoro è manuale. […] In generale al datore di lavoro non piace il fatto che un suo dipendente non sia presente fisicamente perché non è possibile controllarlo, vedere che cosa sta facendo. In Italia siamo ancora ancorati al modello gerarchico burocratico, si tende a voler avere un controllo fisico della presenza del lavoratore e del tempo lavorato».
Desideri. Secondo un indagine di Duepuntozero per Manageritalia, l’88% degli italiani vorrebbe telelavorare, anche se tre su quattro non l’hanno mai fatto.
Vantaggi. Le aziende, oltre a registrare un risparmio delle spese fisse di gestione della sede, si dichiarano convinte dei vantaggi del telelavoro. Tra questi, l’aumento di produttività (55,7%), il risparmio di tempo negli spostamenti (85,8%), la maggiore autonomia nell’organizzazione dell’orario di lavoro (57,5%), la riduzione degli stress (55,2%), l’aumento del tempo per la famiglia (49,5%), il risparmio di denaro (46,7%), la maggiore concentrazione (44,8%), l’aumento del tempo libero (29,2%) (fonte: AstraRicerche per Manager Italia). Per i dipendenti, invece, i vantaggi sono: meno perdita di tempo per gli spostamenti (85,8%), più autonomia organizzativa (57,5%) e meno stress (55,2%), più tempo per sé e la famiglia (49,5%), risparmio di denaro (46,7%) e più produttività (35,4%) (fonte: Astraricerche). Inoltre l’autonomia data dal telelavoro responsabilizza i dipendenti al punto da farli lavorare a volte di più e meglio.
Più lavoro. Tra gli italiani che, da casa, hanno accesso alle reti aziendali quasi la metà ammette di lavorare tra le due e le tre ore in più al giorno. Un 18% lavora almeno quattro ore in più al giorno (fonte: Cisco).
Meno traffico. Se, a Milano, i dipendenti operassero da casa un giorno la settimana, il traffico diminuirebbe circa del 20%.
Risparmi economici. Utilizzando il proprio spazio abitativo, la propria energia elettrica, il proprio riscaldamento, ogni telelavoratore può far risparmiare alla propria azienda fino a 1500 euro l’anno (fonte: Canadian Telework Association).
Risparmi ambientali. Secondo un recente studio, lavorando a casa si consuma la metà dell’energia usata andando in ufficio. Nel 2009, grazie a 148 dipendenti in telelavoro in Italia (oggi sono di più), la Ericsson fece risparmiare 369,16 tonnellate di emissioni di Co2.
Gli svantaggi. Tra gli svantaggi, i dipendenti indicano l’isolamento dai colleghi (42%), il rischio di un assorbimento eccessivo nel lavoro (34,4%), la scarsa possibilità di confronto e/o aiuto (28,8%), la perdita di conoscenza della vita aziendale (26,9%), la diminuzione della visibilità professionale e delle possibilità di carriera (20,3%). Per le aziende, invece, i contro derivano da una minore interazione con i colleghi (63,7%), da un minor controllo delle mansioni del collaboratore (55,7%), da una minore identificazione del lavoratore con l’azienda (43,4%) (Fonte: Astraricerche per ManagerItalia).
Rinunce. Posti di fronte alla scelta ipotetica tra due diverse offerte di lavoro, il 68% degli italiani è disposto a rinunciare al 10% della retribuzione pur di avere la possibilità di lavorare con maggiore autonomia (fonte: Cisco).
I telelavoratori. Il telelavoro non è per tutti: è più funzionale per impiegati (84,1%), quadri (61,7%) e dirigenti (45,7%), meno per gli operai (4,5%). Più funzionale per Ict (73,5%), amministrazione (59,1%), marketing e comunicazione (55,6%), commerciale e vendite (54,7%), segreteria, centralino, data entry (40,9%). (Astraricerche)
Lavorare ovunque. Cisco ha puntato su Tele Presence, un sistema che consente ai propri dipendenti di accedere alle risorse aziendali in mobilità e lavorare virtualmente «ovunque». Computer e connessioni internet sono a carico dell’azienda. Anche Microsoft Italia dà questa possibilità. Nessun vincolo di presenza in ufficio e nessun cartellino da timbrare. Basta che chi lavora da casa mandi una mail con la programmazione della settimana al manager di riferimento e a fine anno raggiunga gli obiettivi prefissati. Alla Nokia Siemens Networks di Cassina de’ Pecchi gli uffici tradizionali sono stati aboliti, così come le linee fisse dei telefoni. Lavorano tutti, ma nessuno ha la sua scrivania fissa e in ufficio si va solo quando necessario.
La ricchezza delle persone. Luca Valeri, direttore del personale Microsoft Italia, ad Avvenire: «Qui il posto da cui si lavora è una variabile indipendente. La dotazione standard di ogni addetto comprende un lap top, uno smart phone, la linea adsl a domicilio. Se mio figlio non sta bene, previo accordo con il mio responsabile, posso lavorare da casa e sono efficace lo stesso. La nostra ricchezza sono le persone, sono loro a fare la differenza e noi cerchiamo di metterle nelle condizioni operative e psicofisiche per rendere al meglio».
Possibilità. Lo scorso anno, Enel ha attivato per alcuni dei suoi dipendenti quattro possibilità di telelavoro: mobile (fuori dall’azienda), domiciliare (a casa), hotdesking (con un rientro settimanale in azienda) e da postazione satellitare (sede distaccata) predisposta da Enel. Per tutti stesso contratto, stesso stipendio e stessi diritti.
Itso. Attenzione all’Itso, Inability To Switch Off, ovvero l’incapacità di staccare.
Autogestione. «L’autogestione del proprio tempo è più faticosa del lavoro stesso e richiede uno straordinario spirito di adattamento. Provate voi, dopo aver bazzicato per un quarto di secolo rumorosissime e vitalissime redazioni, ad avere come unico interlocutore il muro dello studio. La tentazione di radersi una volta la settimana e di sedersi al computer stando in pigiama diventa quasi invincibile dentro un giorno che trascolora in notte e una notte che si fa giorno senza soluzione di continuità. […] Ti pare di non lavorare mai e invece dopo un po’ ti rendi conto che lavori sempre, più di prima, con la pena accessoria di passare per accidioso. Alla fine subentra un assurdo senso di colpa e ti persuadi di sprecare le ore della giornata persino quando leggi quotidiani e settimanali, vale a dire quando fai il tuo lavoro. Ma la sensazione che deriva dalla completa padronanza del proprio tempo è esaltante e così pure la consapevolezza che si verrà giudicati non per come ci si veste e ci atteggia, o per l’arco d’impegno più o meno lungo dedicato alle mansioni che ti sono affidate, ma solo per ciò che vali» (Stefano Lorenzetto).
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