Anche in Italia si stanno diffondendo i sacchetti per conservare il cibo avanzato al ristorante. Utili non solo a chi ha un amico a quattro zampe...
Royal Doggy Bag. Dopo il matrimonio di William e Kate, la regina Elisabetta ha fatto recapitare a tutti gli invitati una scatola di latta con all’interno una fetta della torta nuziale del Royal Wedding: otto piani di panna, glassa bianca e fiori di pasta di zucchero, opera della pasticcera Fiona Cairns.a
Doggy bag, un sacchetto (non solo) per il cane. Doggy bag, letteralmente “sacchetto per il cane”. È il sacchetto in cui conservare gli avanzi del cibo che non si è finito di consumare al ristorante.
In passato un’abitudine consolidata. In Italia l’abitudine di portarsi a casa gli avanzi della cena è ancora poco diffusa. Ma, racconta Antonio Bozzo, giornalista del Corriere della Sera, «negli anni Cinquanta era frequente che da trattorie e ristoranti si uscisse con coscette di pollo, ravioli, patate arrosto, avanzi di pesce. Sarebbe stato un sacrilegio buttare ai gatti tutto quel bendidio. Crescita economica sì, però il ricordo degli stenti di guerra mordeva ancora. Avanzava poco sui tavoli, a dire la verità. Quel poco, pane compreso, veniva avvolto in carta unta – niente plastica, e non per coscienza ecologica, ma perché era una rarità costosa – e portato a casa. Senza nemmeno la scusa del cane».
37 miliardi nella pattumiera. Ogni anno, in Italia, finiscono in pattumiera 37 miliardi di euro di cibo (dato Università Bicocca di Milano).
Euro in spazzatura. Nel 2010 sono stati buttati nella spazzatura 454 euro (29 euro al mese) contro i 515 euro (33 euro al mese) del 2009, per un calo complessivo del 13,4% (dato Adoc).
Trattenuti dall’imbarazzo. A volte ci si trattiene dal desiderio di chiedere al cameriere una busta per il cibo (o per il vino) solo per imbarazzo. Dice il nutrizionista Giorgio Calabrese: «Se un italiano alla fine della cena si arrischiasse a chiedere al cameriere di incartargli la porzione che ha lasciato, per portarsela a casa, verrebbe considerato un morto di fame o quanto meno un maleducato, col rischio di non poter più ritornare in quel locale. Ostracismo assoluto. In America questa richiesta è all’ordine del giorno e la fanno quasi tutti, anche quelli che non hanno certo problemi di stipendio».
La doggy bag è vip. All’estero la doggy bag è un’abitudine consolidata anche tra i vip. Basti pensare a Michelle Obama che, prima di lasciare il ristorante “I Maccheroni” di Roma, dove mangiò durante il G8 del luglio 2009, chiese la doggy bag per portarsi via gli avanzi della cena. Stesso atteggiamento da parte dell’attore Denzel Washington, che, a Portofino, salì sul suo yacht con in mano la doggy bag (dentro, i gamberoni avanzati dalla cena da Puny) e dalla cantante Avril Lavigne, che, con il marito Deryck Whibley, uscì da uno dei ristoranti più esclusivi di Hollywood con l’immancabile sacchettino.
Quattro su dieci. Secondo una ricerca di Sitcom editore, oggi quattro italiani su dieci chiedono la doggy bag (il 39,9% su 937 intervistati). Il 40,1% dice di farlo per combattere gli sprechi, il 19,9% per gustare anche a casa le prelibatezze del ristorante, il 6,2% per non cucinare il giorno dopo. Dei 118 ristoranti interpellati, in 71, almeno una volta i clienti hanno richiesto di poter portare a casa le pietanze non consumate, in 26 non è mai successo. Il 30% dei 71 esercizi è costituito da ristoranti di fascia media, il 26% di fascia alta e il 15% da osterie e trattorie di fascia bassa.
Grassi Omega. Portarsi dietro gli avanzi non giova solo al portafogli e all’ambiente, fa bene anche alla salute. Spiega Calabrese: «La nostra ristorazione, a differenza di quella americana, è molto buona. Per esempio portare a casa gli avanzi di buon pesce fresco, di rado cucinato in casa per via dei prezzi, consentirebbe di mandar giù più spesso i grassi Omega tanto importanti per prevenire il cancro».
L’impacchettamento è gratis. L’operazione di “impacchettamento” eseguita dal personale del ristorante è gratuita.
Una “buona” iniziativa. Il Buono che Avanza è la prima rete di ristoranti ad “avanzi zero”. L’iniziativa, promossa dall’associazione Cena dell’Amicizia, fornisce, senza alcun costo, ai ristoranti sacchetti e contenitori per permettere ai clienti di portare via ciò che non hanno consumato. In alternativa quello che avanza può essere donato all’associazione (sarà donato ai milanesi disagiati). Per ora i ristoranti aderenti sono 35 (elenco sul sito www.ilbuonocheavanza.it).
Risparmio per beneficienza. “Doggy-Bag”, marchio registrato nato dall’idea dell’imprenditrice Francesca De Bernardi. È un sacchetto di carta con logo a colori abbinato a un contenitore per il cibo a uno o due scomparti, chiuso ermeticamente da un coperchio e adatto al forno a microonde. Contenitore e coperchio, svuotati e puliti, sono riutilizzabili. Esiste anche la versione per bottiglie, dotata di tappo con la zampina multicolore. I proventi delle vendite sono devoluti alla Fondazione Fratelli di San Francesco d’Assisi Onlus e all’ASL Veterinaria di Milano. L’elenco dei ristoranti che hanno già aderito all’iniziativa è su www.doggy-bag.it.
Invitati felici. Per il giorno del matrimonio, alla fine del buffet o su un tavolino, si possono prevedere delle doggy bag personalizzate con i nomi degli sposi, per invitare gli ospiti a portare a casa quello che non hanno mangiato al ristorante. Visto che di solito i ricevimenti costano e il cibo è in abbondanza, si evitano sprechi inutili e si fanno felici gli invitati.
“Ri-gustami a casa”. Da metà giugno, la provincia di Trento ha distribuito ai ristoratori della zona oltre 40 mila vaschette per il cibo fatte di carta proveniente da foreste certificate. Lo slogan: «Ri-gustami a casa: col tuo cibo riempi il frigo, non il cestino».
Bottiglia tappata. Buta Stupa, dal dialetto piemontese «bottiglia tappata». Se, durante una cena al ristorante, avanza del vino, il ristoratore fornisce al cliente un tappo per chiudere la bottiglia e un sacchetto per portarsela a casa.
Senza imbarazzo. «Tutte le mie amiche con i cani lo fanno. Senza imbarazzo. Se avessi un cane lo farei anche io» (Lina Sotis).
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