L’aumento dei bolli, le sanzioni più severe, gli incentivi e le agevolazioni: gioie e dolori per il contribuente dalla mini-finanziaria...
La morte e le tasse. «Adesso la nostra nuova Costituzione è fatta, e ha un aspetto che promette stabilità; ma in questo mondo nulla può essere considerato certo, eccetto la morte e le tasse» (Benjamin Franklin in una lettera a Jean-Baptiste Leroy, 13 novembre 1789).
Una manovra da 19,7 miliardi. Nella manovra finanziaria da 43,4 miliardi di euro in quattro anni il governo conta di raccogliere 19,7 miliardi attraverso nuove tasse o aumenti di tributi esistenti. Sono dedicati al fisco gli articoli 23, 26, 27 e 39 del testo della manovra (il decreto legge 98 del 2011), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 luglio.
Bolli sui depositi titoli. Otto miliardi verranno dall’imposta di bollo sui depositi titoli. Il costo annuo del bollo sul conto di chi investe in titoli aumenta per quest’anno e per il prossimo dagli attuali 34,2 a 120 euro. Nel 2013 un ulteriore aumento, stavolta differenziato: chi ha titoli per meno di 50 mila euro, pagherà 150 euro di bollo all’anno; per chi supera i 50 mila euro, il bollo costerà 380 euro.
Auto potenti. L’altro bollo che aumenta è quello sulle auto potenti. La manovra introduce un’addizionale erariale della tassa automobilistica pari a 10 euro per ogni chilowatt di potenza oltre la soglia dei 225 Kw (l’equivalente di 305 cavalli). Da questa misura, che scatta già sul bollo 2011, il Tesoro si aspetta di incassare circa 50 milioni di euro l’anno.
Fisco più amico. Gli aumenti diretti per il contribuente finiscono qui. Ma la manovra contiene anche misure per un fisco più severo e altre per un fisco più amico.
Fare pace con l’agenzia delle Entrate. Il fisco diventa più amico per chi ci sta litigando. Chi ha dei contenziosi con l’Agenzia delle Entrate per cifre inferiori ai 20 mila euro potrà infatti sfruttare la sanatoria introdotta dalla manovra. Diventa possibile chiudere i contenziosi per cifre inferiori ai 2 mila euro versando alle Entrate 150 euro. Per controversie su cifre superiori, invece, dipende a che punto è il contenzioso: se si è ancora in attesa del primo grado di giudizio, si può risolvere la questione pagando il 30% dell’ammontare; se si è oltre il primo grado di giudizio, si risolve il contenzioso pagando il 10% dell’ammontare nel caso abbia avuto ragione il contribuente, il 50% se ha prevalso il Fisco.
Il caso più costoso. Il caso più costoso previsto dalla sanatoria, la lite da 20 mila euro in cui hanno avuto ragione le Entrate, si risolve pagando 10 mila euro. I casi più economici sono sempre quelli sotto i 2 mila euro, risolvibili con soli 150 euro. In tutti i casi la cifra va versata entro il 30 novembre in un’unica rata. La sanatoria, ovviamente, non vale per le liti sul recupero di aiuti di Stato illegittimi.
Contestazioni valide solo se accompagnate. Altra novità sulle contestazioni dell’Agenzia delle Entrate. I documenti con cui il Fisco comunica al contribuente che dovrà pagare una sanzione saranno validi soltanto se l’Agenzia delle Entrate le invierà con allegato l’atto di accertamento della sanzione, che fino a oggi era solo facoltativo.
Memoria difensiva. Se il contribuente che deve pagare una sanzione presenta una memoria difensiva entro il termine per il ricorso, potrà ridurre la somma dovuta di due terzi. Se invece il contribuente autonomo non presenta il modello relativo ai dati degli studi di settore, la sanzione aumenta.
Carte di credito e revolving nello “spesometro”. Il fisco si fa più severo per chi spende in maniera anomala rispetto alle proprie entrate dichiarate. I pagamenti con carte di credito e carte revolving entrano nello “spesometro”, lo strumento con cui l’Agenzia delle Entrate individua le incongruenze tra dichiarazione dei redditi e tenore di vita. Gli operatori finanziari dovranno comunicare al Fisco le spese sopra i 3.600 euro dei propri clienti.
Incentivi fiscali e contributivi. La manovra mantiene attive anche alcune agevolazioni. Per i lavoratori dipendenti sono confermati gli incentivi fiscali e contributivi sugli straordinari e su quella parte del reddito collegata alla produttività. Il governo chiarirà entro la fine dell’anno, con un decreto, l’entità dell’imposta agevolata.
Regime agevolato per gli autonomi. Per gli autonomi che hanno scelto il regime dei minimi (quello che prevede un’aliquota fissa al 20% del netto su redditi inferiori ai 30 mila euro) le regole cambiano. La tassazione si riduce al 5%, ma possono sfruttare questa possibilità solo quelli che hanno avviato un’attività dopo il 2007 e che hanno meno di 35 anni. Il regime agevolato non potrà comunque durare per più di cinque anni. Le partite Iva inattive da 3 anni invece saranno chiuse.
Risparmi anche per chi ristruttura casa. Passa dal 10 al 4% la ritenuta delle ristrutturazioni incentivate in caso di pagamenti fatti con bonifici.
Lampedusa ringrazia. I contribuenti italiani più amati dal fisco sono oggi quelli di Lampedusa. La manovra stabilisce che fino al 30 giugno 2012 (la scadenza precedente era il 16 dicembre 2011) sono sospesi i tributi, i contributi previdenziali e assistenziali e i premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali. Il territorio dell’isola, se l’Europa darà la sua autorizzazione, sarà considerato “zona franca urbana”.
In autunno la riforma fiscale. Tutti capiranno meglio la loro situazione quando il governo presenterà la riforma fiscale, prevista per questo autunno.
Riduzione delle tasse sui rendimenti. Tra le misure allo studio, un’armonizzazione al 20% delle rendite finanziarie: porterebbe una riduzione delle tasse sui rendimenti dei conti correnti e dei conti deposito (oggi al 27%). Non cambierebbe niente per chi investe in titoli di Stato: la tassazione su BoT, CcT e BtP resterà al 12,5%.
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