Parola d’ordine: risparmiare. È in vigore la spending review, il decreto del governo Monti che taglia le spese eccessive. Ecco i punti principali...
Rivedere la spesa. Spending review, in italiano revisione della spesa (pubblica).
Operazione risparmio. Se n’è parlato tanto in questi mesi: ora che è diventata legge (martedì 31 luglio, con il voto di fiducia, ha avuto il via libera del Senato) vediamo nel dettaglio in cosa consisterà questa “operazione risparmio” varata dal governo.
Le forbici del commissario Bondi. Ci sono settori o voci nei bilanci dello Stato, delle Regioni, delle amministrazioni locali e degli enti pubblici in cui si può risparmiare, tagliando le spese eccessive. Il governo ha dato incarico a Enrico Bondi di trovarle e di quantificare i tagli. Il lavoro dell’ex commissario straordinario di Parmalat è stato tradotto dal Consiglio dei ministri in un decreto legge, approvato il 5 luglio e in vigore dal 7, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, che contiene «Disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati».
Servizi invariati. «La riduzione della spesa non incide sulla quantità di servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni che restano invariati» (da www.governo.it).
I tagli nel pubblico impiego. Nella pubblica amministrazione saranno tagliati almeno del 20% gli uffici dirigenziali e almeno del 10% le risorse destinate al resto del personale.
L’ufficio si restringe. Per ogni impiegato dell’amministrazione pubblica è prevista una riduzione dello spazio in ufficio: tra i 12 e i 20 metri quadrati a persona nei palazzi di nuova costruzione e tra i 20 e i 25 negli altri. Il governo si riserva di valutare dopo il monitoraggio dell’esistente l’impiego degli spazi in eccesso.
Buoni pasto. Dal prossimo 1° ottobre il valore dei buoni pasto attribuiti al personale, anche di qualifica dirigenziale, delle amministrazioni pubbliche non potrà superare il valore di 7 euro.
Obbligo di ferie e riposi. Le ferie e i riposi che spettano al personale e ai dirigenti devono essere fruiti. In nessun caso «danno diritto alla corresponsione di trattamenti economici sostitutivi».
Una scure sulle auto blu. Nei ministeri e negli enti pubblici saranno tagliati eccessi di spesa per 1,5 miliardi nel 2012 e 3 miliardi a partire dal 2013. Rispetto al 2011 saranno dimezzati i fondi relativi al parco auto. Prevista la soppressione di enti e società come l’Isvap (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private) che sarà accorpato nell’Irvap, il nuovo istituto di vigilanza sulle assicurazioni e sul risparmio previdenziale. Si salva invece dai tagli la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione),
In esubero 24mila travet. Il decreto prevede anche una stretta sulle piante organiche. Sarebbero 24mila i dipendenti pubblici in esubero nelle amministrazioni centrali e locali. Di questi, circa 8mila – coloro che, prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero, sarebbero andati in pensione entro il 31 dicembre 2014 – andranno in pre-pensionamento (avranno l’assegno mensile da subito ma riceveranno il trattamento di fine rapporto solo alla data in cui avrebbero maturato il diritto ad andare in pensione). Gli altri andranno in mobilità.
Forze armate più magre. Il decreto prevede tagli di un miliardo di euro complessivi nel biennio 2013-2014, mezzo miliardo per anno, al ministero della Difesa. Le Forze armate ridurranno il totale generale degli organici in misura non inferiore al 10%. Saranno inoltre ceduti tutti gli immobili della Difesa al fondo del demanio.
Gli stipendi dei manager. È previsto un tetto di 300mila euro per gli stipendi dei manager e dei dipendenti delle società non quotate partecipate dallo stato, compresa la Rai.
Province da accorpare. Saranno ridotte le province, ma con un “riordino” e non una “soppressione”: le più piccole saranno accorpate, dopo una valutazione fatta in base ai criteri dell’estensione e della popolazione. Destinate ad essere accorpate sd altre le realtà con meno di 350mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di estensione. Entro 90 giorni ogni regione dovrà trasmettere al governo una proposta di riordino. Il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi: «Questo processo potrà portare presuntivamente a un numero che si aggira intorno alle 50 province» (oggi sono 110)».
Città metropolitane. Saranno istituite 10 città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria. In questi casi saranno soppresse le province.
Meno posti letto negli ospedali. La spending review prevede il taglio di tre miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale nel 2012-2013, con un miliardo in meno quest’anno e due miliardi a partire dal 2013. Per il ministro Renato Balduzzi saranno 7.000 dal prossimo anno i posti in meno negli ospedali: «una razionalizzazione», nell’ottica di raggiungere lo standard di 3,7 posti letto per mille abitanti, invece dei 3,9 attuali (secondo stime della Cgil i posti a rischio sarebbero invece molti di più: circa 80.000). Particolarmente critiche le Regioni: con questi tagli, dicono, il sistema non può reggere.
Meno clinica in convenzione. Il decreto riduce poi dell’1% la possibilità per le Asl di spendere per prestazioni mediche in cliniche e strutture private convenzionate (sono i casi in cui il paziente non paga pur uscendo dal servizio pubblico).
Via 37 tribunali e 38 procure. Il decreto interviene anche in materia di giustizia. Stabilisce la soppressione di 37 tribunali e di 38 procure, e delle 220 sezioni distaccate esistenti in Italia. Nessun taglio agli organici, però: i dipendenti amministrativi e i magistrati saranno «redistribuiti sul territorio». La riduzione degli uffici giudiziari comporterà risparmi di spesa, pari a circa 3 milioni di euro per il 2012, 17 milioni per il 2013 e 31 per il 2014.
«Rendere efficiente la giustizia». Il ministro della Giustizia Paola Severino precisa comunque che questo provvedimento non è legato direttamente alla spending review ma «deriva dalla delega che aveva il precedente governo e che questo governo ha ereditato, una delega che consentiva la riorganizzazione dei tribunali e delle aree giudiziarie, per rendere efficiente la giustizia anche attraverso la redistribuzione degli uffici», con l’obiettivo di «mantenere in piedi solo quei presidi con dimensione necessaria e sufficiente a dare risultati».
Meno intercettazioni. Saranno tagliati anche i costi delle intercettazioni. Per il 2012 si stima un risparmio di 30 milioni di euro.
La scuola risparmia sulla carta. Dal prossimo anno la pagella arriverà online, e anche le iscrizioni alle scuole statali saranno online. Le note e le sospensioni saranno invece spedite via mail. «Bisogna eliminare quella gestione un po’ antica della scuola ancora in atto. Noi siamo un Paese che per alcune cose è ancora rimasto allo scorso millennio» (Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione).
Tasse universitarie. Nessun aumento delle rette, fino al 2016, per gli studenti in regola con gli esami e che hanno un reddito familiare fino a 40mila euro. Per le altre fasce di reddito non è previsto un blocco e quindi gli studenti potrebbero vedersi aumentare le rette anche se in regola con gli esami. Tagliati di 10 milioni i fondi delle università non statali, che per il prossimo anno prenderanno quindi nel complesso soltanto 10 milioni. Nessuno stanziamento è stato previsto a favore delle cosiddette scuole paritarie.
Emendamento per i fuoricorso. Bisogna laurearsi in fretta: le università potranno aumentare le tasse degli studenti fuoricorso, fino a raddoppiarle rispetto agli allievi in regola, nel caso la famiglia abbia un reddito superiore ai 150mila euro. Gli introiti saranno destinati, per il 50%, alle borse di studio e per il resto a interventi di sostegno a servizi abitativi, di orientamento, di ristorazione e di assistenza.
Quanto risparmierà lo Stato. Gli interventi previsti dal Consiglio dei ministri con il decreto sulla riduzione della spesa pubblica «consentiranno un risparmio per lo Stato di 4,5 miliardi per il 2012, di 10,5 miliardi per il 2013 e di 11 miliardi per il 2014» (da www.governo.it).
Congelato l’aumento dell’Iva. I sacrifici sparsi nei 25 articoli del decreto dovrebbero servire soprattutto a congelare fino al 1° luglio 2013 l’aumento Iva di due punti e limitarlo all’1% dal gennaio 2014. Ma dovrebbero consentire anche di disporre di nuovi fondi a favore delle zone dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto e di altri come ammortizzatori sociali per i cosiddetti esodati (lavoratori fuori dal mercato del lavoro ma che, a causa della recente riforma previdenziale, non hanno più le condizioni per andare subito in pensione).
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