Nato per contrastare l’evasione fiscale, lo strumento di controllo elaborato dal governo Monti è ai nastri di partenza. Tra le novità, l’addio alle medie Istat e più spazio per il dialogo con il contribuenti...
Ancora qualche giorno per la versione definitiva. Un po’ in ritardo rispetto ai tempi annunciati, tra pochi giorni arriverà la versione definitiva del redditometro, lo strumento con cui il Fisco andrà a caccia di evasori incrociando i dati delle dichiarazioni dei redditi con le spese effettivamente sostenute. Intorno a questo meccanismo, elaborato durante l’esecutivo Monti, negli ultimi mesi si era sollevato un polverone di polemiche. Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate ne ha rivisto alcuni aspetti. All’emanazione della circolare definitiva, ormai, mancano soltanto pochi giorni.
Sotto esame le spese già note al Fisco. Il sistema di controllo terrà conto dell’area di residenza del cittadino (Nord-est, Nord-ovest, Centro, Sud e isole) e della tipologia del nucleo familiare (singolo cittadino, coppia, coppia con figli ecc.). Il controllo dei contribuenti si svolgerà prendendo in esame le voci di spesa già note al Fisco (mutui, utenze, automobili, spese per vacanze etc.). Questi dati saranno incrociati con quelli dell’Anagrafe Tributaria.
Stop alle medie Istat. Per i suoi calcoli, quindi, il redditometro non considererà le medie Istat come era stato ipotizzato in passato. Gli unici casi in cui si ricorrerà a esse sarà per quelle spese ritenute certe, auto e immobili per esempio, per le quali esistono registri pubblici da cui evincere medie ponderate.
Che cosa succede se emerge un’incongruenza. Se dai dati raccolti emerge un’incoerenza superiore al 20% rispetto al reddito dichiarato, il contribuente sarà chiamato a dialogare con l’Agenzia delle Entrate e a spiegare da dove deriva l’incongruenza. Solo in un ulteriore approfondimento, se cioè la difesa non sarà ritenuta convincente, entreranno in gioco le medie Istat volte a misurare quelle ulteriori voci spesa, come gli alimentari o l’abbigliamento, che il Fisco non contempla. Anche in questo caso il contribuente potrà presentare altre giustificazioni o prove, cercando così di evitare l’accertamento vero e proprio. Le argomentazioni potranno in questo caso essere anche non documentate. Per esempio – hanno spiegato le Entrate – se una persona non spende per alimentari perché va a mangiare tutti i giorni dalla madre che abita nello stesso pianerottolo, potrà portare questa motivazione.
Tre passaggi prima del contenzioso. Per chiarire eventuali incongruenze, prima di arrivare al contenzioso vero e proprio, ci saranno quindi ben tre passaggi. Nel corso della prima eventuale chiamata per verifica, il contribuente non sarà tenuto a presentare ricevute o fatture, ma semplicemente a spiegare in via bonaria le eventuali incongruenze della sua dichiarazione.
Tutti gli scontrini non servono. Ovviamente non sarà necessario conservare gli scontrini di tutti gli acquisti quotidiani. In linea di massima sarà utile tenere da parte tutte le ricevute di pagamenti di una certa entità, che rappresentano cioè acquisti non abituali, ma spese occasionali. Sarà quindi opportuno conservare ricevute di viaggi e di pernottamento in hotel (anche se una vacanza è regalata da qualcun altro, conviene sempre tenere le ricevute); scontrini per l’acquisto di mobili, arredi vari ed elettrodomestici; biglietti di un viaggio in treno o in aereo (oppure quelli della nave, se ad esempio si è fatta una crociera); ricevute di rette scolastiche o anche di asili nido; ricevute per l’acquisto di regali particolarmente costosi fatti in determinate occasioni (compleanno di qualcuno o Natale ad esempio) ecc.
Il redditometro non sarà retroattivo. Il redditometro 2013 non sarà retroattivo perché applicare le nuove disposizioni su accertamenti scattati quando ancora erano in vigore i precedenti metodi di calcolo sarebbe, da un punto di vista tecnico, molto problematico. Per il momento pare che l’Agenzia delle Entrate voglia riservare il nuovo redditometro solo alle verifiche che verranno condotte da qui in avanti.
Le perplessità della Corte dei Conti. L’uso di questo strumento di controllo, comunque, prima ancora della sua entrata in vigore suscita moltissime perplessità. La Corte dei Conti, massimo organo di controllo dell’amministrazione dello Stato, pochi giorni fa ha detto che il redditometro non risolverà il problema della lotta all’evasione. “Il clamore mediatico suscitato dal nuovo meccanismo di ricostruzione sintetica dei redditi – hanno scritto i giudici contabili in una nota – appare francamente sproporzionato alle limitate potenzialità dello strumento e alla presumibile efficacia dello stesso”. Resta, comunque, la validità di uno strumento che, almeno in teoria, dovrebbe migliorare il rapporto da sempre un po’ problematico tra il Fisco e il cittadino: “Il redditometro – ha detto Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate – è innanzitutto uno strumento di compliance a disposizione dei contribuenti che potranno così capire la coerenza tra le loro spese e il reddito che hanno dichiarato”. Ma non è tutto: “Con il redditometro – ha aggiunto Luigi Magistro, direttore centrale accertamento delle Entrate – avremo la possibilità di non scocciare – chi non merita di essere scocciato e non impiegheremo risorse inutilmente”.
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