La ING International Survey sull’evoluzione della ricchezza delle famiglie europee mostra forti diseguaglianze tra paesi e, all’interno di essi, fra le famiglie nel recupero economico dopo la crisi. Ecco perché
La ricchezza, sia essa in forma di case, depositi bancari o di portafogli azionari, svolge per le famiglie un ruolo importante a supporto del reddito. Se quest’ultimo consente alle famiglie di uscire dalla povertà e mantenere un certo tenore di vita, le attività finanziarie e reali, creando un cuscinetto finanziario utile a far fronte alle emergenze o per i tempi della pensione, contribuiscono a migliorare la stabilità economica di lungo termine.
Dinamiche molto diverse per la ricchezza netta. Secondo l’ultima ING International Survey condotta in 15 paesi la ricchezza media famigliare ha solo recentemente recuperato il livello pre-crisi per l’Eurozona nel suo complesso, ma la dinamica è variata sensibilmente fra le diverse nazioni. Da un lato abbiamo la Germania, la Francia e il Belgio, dove la ricchezza media famigliare è cresciuta quasi ininterrottamente, dall’altro nazioni come la Spagna e la Grecia, le cui famiglie hanno visto dapprima una forte espansione e poi una brusca frenata della propria ricchezza netta. In Spagna e in Grecia la ricchezza media famigliare è ora del 30% più bassa rispetto ai picchi pre-crisi. Per le famiglie italiane le cose sono andate meglio: dopo una crescita del 41% fra il 2000 e il picco del 2006, la ricchezza netta media è poi scesa del 9% fino al minimo del 2013, per poi risalire lievemente nei due anni successivi. Nel 2015 la ricchezza netta della famiglia media italiana era però ancora inferiore del 7% rispetto al picco pre-crisi.
Le attività delle famiglie italiane fra le più alte in Europa…Grazie anche a un alto tasso di possesso della prima casa, le attività lorde delle famiglie italiane sono relativamente elevate e ammontano a circa 7 volte il reddito disponibile annuo, contro una media dell’Eurozona del 5,7. Il quadro non cambia significativamente se consideriamo la ricchezza finanziaria facilmente liquidabile (depositi, investimenti in fondi comuni, etc.), un indicatore migliore della capacità di una famiglia di fare fronte rapidamente a vicissitudini finanziarie. Con un rapporto fra ricchezza liquida e reddito disponibile pari a 1,7, la famiglia media italiana è seconda solo a quella belga, per la quale il rapporto è di 2,2. Il dato medio per l’eurozona è 1,4.
… e il debito fra i più bassi. Per calcolare la ricchezza netta, dalle attività (finanziarie e non) delle famiglie vanno sottratti i loro debiti (le loro passività). Il confronto europeo mostra che il livello di indebitamento delle famiglie è tutt’altro che omogeneo, e non segue in modo netto la canonica differenziazione fra i paesi del centro e quelli della cosiddetta periferia (i paesi mediterranei e l’Irlanda). Il paese dell’area euro dove le famiglie sono più indebitate è l’Olanda (circa il 200% del reddito disponibile), seguita da Irlanda, Portogallo e Spagna; quello con il più basso livello di indebitamento delle famiglie è invece l’Italia (circa il 60% del reddito disponibile). Partendo da un livello d’indebitamento basso, le famiglie italiane hanno potuto sopportare meglio la fase più intensa della crisi.
Disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza in aumento, anche in Italia. La ripresa della ricchezza netta dopo la fase acuta della crisi finanziaria è stata molto diversa fra paesi ma anche, all’interno dei paesi, fra le diverse classi di reddito delle famiglie. Il recupero dell’economia mondiale materializzatosi a partire dal 2009 è stato accompagnato da una dinamica dei prezzi delle attività finanziarie che, in media, ha provocato un aumento della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. La spiegazione di questo fenomeno va ricercata nella distribuzione delle varie forme di investimento (asset class) fra le diverse classi di reddito delle famiglie. Considerando l’impatto combinato dell’evoluzione dei prezzi delle obbligazioni, delle azioni e delle proprietà immobiliari, le stime relative all’Italia mostrano che mentre le famiglie il cui reddito rientri nel 20% inferiore della scala dei redditi hanno mediamente subito una perdita in conto capitale dell’8,7%, le famiglie rientranti nel 5% dei redditi più elevati hanno invece ottenuto guadagni in conto capitale del 24,2%.
A determinare queste differenze è la diversa allocazione della ricchezza per classi di reddito. Mentre la proprietà immobiliare è più uniformemente distribuita, l’esposizione ad azioni e quote di fondi comuni tipicamente è molto polarizzata e risulta crescente all’aumentare del reddito famigliare. Le famiglie a basso reddito sono state relativamente più esposte all’attività (reale in questo caso) che, nel periodo post crisi ha registrato la performance peggiore, e sottoesposte a quelle che hanno registrato le performance.
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