Settimana corta di 4 giorni anche in Italia?

Avere un giorno libero in più: i benefici, le sfide per le aziende e i potenziali rischi della settimana lavorativa "corta"

Lavorare meno per lavorare meglio. È uno dei grandi temi del 2023 e sta dando vita a importanti sperimentazioni che riguardano soprattutto la riduzione della settimana lavorativa, che passerebbe da 5 a 4 giorni. Il tutto a parità di stipendio.

I primi test si sono appena conclusi in varie parti del mondo: dal Regno Unito al Portogallo, dal Giappone alla Nuova Zelanda. E i progetti pilota continuano a moltiplicarsi, perché i risultati sono incoraggianti: la produttività aumenta, così come il livello di benessere dei lavoratori. A dimostrarlo c’è il primo studio complessivo sul tema e chiamato appunto 4dayweek. Negli ultimi mesi se n’è iniziato a parlare anche in Italia. In questo articolo vogliamo raccontarti quali sono le opportunità e i benefici, senza tralasciare i potenziali rischi. Per aiutarti a valutare in modo imparziale questa nuova modalità.

Come funziona la settimana corta?

In molti casi la proposta consiste nell’ aggiungere mezz’ora o un’ora in più di lavoro al giorno, per guadagnare un intero giorno libero ogni settimana. Dalle prime sperimentazioni è emerso che le giornate più lunghe non vengono percepite come tali, anche perché capita spesso che le persone lavorino comunque oltre il proprio orario.
Inoltre, grazie alla diffusione delle modalità di lavoro ibrido innescate dalla pandemia (che abbiamo approfondito in questa serie di articoli) eviti la fatica degli spostamenti casa-ufficio e, nei fatti, risparmi tempo.

I vantaggi della settimana corta

Un articolo pubblicato sul Wall Street Journal ha raccolto le sperimentazioni in giro per il mondo e la sintesi è: le aziende che lo hanno adottato non vogliono tornare indietro. Ecco perché:

  • Lascia più tempo per le tue passioni. Così i livelli di stress diminuiscono e, di conseguenza, alcuni fenomeni tossici che si sono diffusi nell’ultimo periodo: la great resignation e il quiet quitting che abbiamo approfondito qui.
  • Non impatta sulla tua produttività e, in alcuni casi, la aumenta. Unilever è una delle aziende che sta sperimentando questa modalità e non ha misurato cali delle performance. Le persone sono invitate a ottimizzare il proprio tempo, a concentrarsi su ciò che conta e a evitare meeting inutili.
  • Favorisce le famiglie e l’uguaglianza di genere. Questo aspetto emerge da un articolo di Wired Italia, che fa notare come avere più tempo in più dia più spazio per i figli e, quindi, genera carriere più equilibrare. In una famiglia i due genitori potrebbero alternarsi a casa nella giornata libera, in modo da non compromettendo lo sviluppo professionale dell’altro.
  • È pensato per attrarre i giovani talenti. Molte ricerche sulle giovani generazioni mostrano il desiderio di conciliare meglio il tempo personale con quello lavorativo e che non sarebbero più attratte dalla cosiddetta hustle culture, ovvero il carrierismo. Quindi ridurre la settimana lavorativa si sta dimostrando un modo per avvicinare gli under 30 alle realtà che la stanno adottando.

Come cambia il lavoro?

La riduzione dei giorni lavorativi è anche una sfida per l’organizzazione delle attività quotidiane. L’articolo del Wall Street Journal che ti abbiamo citato sottolinea come – se si mantiene il mindset dei cinque giorni – rischierai di non portare a termine i tuoi compiti. Quindi servono culture aziendali mature, in grado di distribuire livelli di autonomia e responsabilità. Purtroppo, come sottolinea il Messaggero, questo è un punto dolente per il nostro Paese, con un tessuto industriale fatto di piccole e piccolissime imprese che, per natura, sono destrutturate. E, quindi, prepararsi a un cambiamento così importante non è semplice.

Esistono dei rischi?

Per quanto meravigliosa possa sembrare la settimana corta, ci sono alcune insidie a cui prestare attenzione. In alcuni contesti viene presentata come settimana corta quello che in realtà è un part-time camuffato, con una riduzione dello stipendio. In Francia questo rischio è stato parzialmente arginato, limitando il part-time a un minimo di 24 ore settimanali. In ogni caso ti suggeriamo di prestare attenzione alle nuove condizioni lavorative, affinché non compromettano la tua stabilità economica e il tuo desiderio di crescita.

È una lezione che abbiamo imparato da uno dei più antichi progetti pilota di settimana corta: quello in Svezia effettuato nel 2015, che ha dimostrato come fosse poco sostenibile economicamente se applicato su larga scala e nel lungo periodo. Nonostante ciò la filiale svedese della Toyota, visti i risultati positivi sul benessere dei dipendenti, ha deciso di non tornare indietro.

Cosa possiamo aspettarci in futuro, anche in Italia?

Come ti abbiamo accennato, per ora si tratta di sperimentazioni. E non ci si aspetta un modello imposto per legge. Luigi Sbarra, segretario della Cisl, ha proposto alle imprese un accordo quadro per coinvolgere su base volontaria 100 aziende di medie e grandi dimensioni. Inoltre possiamo aspettarci anche interpretazioni più flessibili della settimana corta: per esempio alternando settimane da 4 giorni lavorativi a quelle classiche da 5. In questo modo si potrebbe comunque beneficiare di più tempo libero, impattando in modo meno evidente sui modelli di lavoro. Dopotutto, negli ultimi tre anni, moltissime organizzazioni si sono adattate a formule ibride, alternando il lavoro da casa con quello in ufficio. E tutto ciò sarebbe stato inimmaginabile qualche anno fa.

E tu, cosa ne pensi della settimana corta? Qual è l’aspetto che ti convince di più, o di meno?

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