Tanti comprano, tantissimi offrono: dal 2010 in poi lo shopping elettronico nel nostro Paese è cresciuto del 17%. Tutto su come mettere su il proprio store online
L’ecommerce, un mercato in crescita. In Italia l’ecommerce vola alto. Dal 2010 in poi, infatti, il commercio elettronico nel nostro Paese è cresciuto del 17% l’anno, con un giro d’affari che, entro la fine del 2014, supererà i 13 miliardi di euro. Numeri enormi che presuppongono un esercito di acquirenti, passati in tre anni da 9 a 16 milioni, e migliaia di venditori (nel 2008 su eBay erano già 20 mila).
Due modi per vendere online. Esistono due modi per vendere online: sbarcare su una piattaforma che ospita annunci e veri negozi elettronici (Amazon, eBay, subito.it ecc.) oppure aprire un proprio eshop. Tra le due possibilità ci sono molte differenze.
Se si vuole vendere occasionalmente. eBay, Amazon, Subito.it sono i nomi più noti, ma le piattaforme che permettono di vendere i propri oggetti sono numerosissime. La procedura è quasi sempre la stessa: ci si iscrive, si organizza un’asta o si fissa un prezzo e si aspetta l’offerta dell’acquirente. Il sito trattiene una commissione, l’inserzione è gratuita e può restare online per un certo numero di giorni. Questa soluzione è adatta a vendite occasionali, per esempio per liberarsi di abiti che non si usano più o di vecchi libri. Su alcune di queste piattaforme è possibile anche creare il proprio negozio virtuale. In questo caso, però, si dovrà procedere con una diversa iscrizione (da “venditore professionale”) e pagare una tariffa mensile (su eBay, dai 19 euro in su).
Per aprire un negozio virtuale. Se l’intenzione è quella di aprire una vera e propria attività, aprendo un negozio per la vendita online, il discorso cambia, soprattutto dal punto di vista fiscale. Per avviare un’attività commerciale online, infatti, è richiesta l’apertura della partita Iva e l’iscrizione alla Camera di Commercio. Va anche data comunicazione dell’inizio dell’attività commerciale tramite la presentazione telematica delle pratiche SUAP (sportello unico per le attività produttive) presso la Camera di Commercio che le girerà, poi, all’ufficio commercio del Comune di residenza dell’attività intrapresa. Per espletare tutte le pratiche telematiche è necessario avere a disposizione la firma digitale (Pec). Il numero della Partita Iva dovrà essere obbligatoriamente indicato nell’home page del sito. Sul portale, inoltre, dovrà essere pubblicata anche la normativa sulla privacy per la gestione dei dati personali.
Sul web non si può vendere tutto. Sul web non si può vendere tutto, esattamente come accade nei negozi reali. eBay, per esempio, ha regole molto severe e vieta armi, droghe, farmaci vendibili soltanto attraverso la ricetta medica ecc. Se il negozio online ha a che fare con alimenti e bevande, poi, bisogna possedere ulteriori requisiti, proprio come accade nei locali reali (per esempio, idoneità presso la Camera di Commercio che si ottiene o frequentando un corso e superando un esame finale o avendo lavorato precedentemente in un’impresa di somministrazione prodotti alimentari): per avere informazioni più dettagliate sulla questione ci si può rivolgere alle sedi Confcommercio o Confesercenti della propria città.
Un sito per il proprio negozio. Per aprire un negozio online non avvalendosi delle piattaforme preesistenti è necessario creare il sito, commissionandolo a un’agenzia o realizzandolo da sé. Nel primo caso si dovrà mettere in conto di sostenere una spesa, nel secondo l’importo sarà inferiore. In rete ci sono molti siti che aiutano nella realizzazione del proprio portale (oneminutesite.it è uno di questi ma ci sono anche blomming.com e prestashop.com) a prezzi molto contenuti.
Anche chi vende deve proteggersi. Insieme a transazioni sicure e certificate, un sito di ecommerce deve offrire ai suoi clienti la possibilità di scegliere tra più tipi di pagamento (carta di credito, bonifico, PayPal, contrassegno ecc.) e condizioni di vendita il più possibile chiare e complete. Se, poi, da una parte le nuove regole stabilite in sede europea tutelano chi acquista, dall’altra anche chi vende deve proteggersi da eventuali raggiri. Sarà bene quindi controllare:
- Ordini che richiedono la spedizione a terze persone, diverse da quelle che hanno fatto l’ordine;
- Ordini effettuati da persone con nominativi differenti ma che richiedono la spedizione allo stesso indirizzo;
- Ordini per quantità multiple di uno stesso prodotto;
- Numerosi ordini effettuati da uno stesso cliente in un breve periodo di tempo;
- Richieste di consegna a servizi di casella postale.
Una buona pratica da adottare è impostare filtri di monitoraggio che tengano sotto controllo condizioni potenzialmente sospette.
Scegliere le compagnie di spedizione. Ottenute le necessarie autorizzazioni per essere in regola col proprio store virtuale, bisognerà scegliere una o più compagnie di consegna pacchi: più competitivo sarà il prezzo della spedizione, più alta sarà la probabilità che l’acquirente arrivi alla cassa col carrello (virtuale) pieno. Sarà quindi opportuno contattare più operatori del settore (bartolini.it, dhl.it, sda.it, tnt.it ecc.) e richiedere preventivi tenendo conto di tempi di consegna, modalità di fatturazione, servizio di assistenza clienti ecc.
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